Zenit campione d’Europa grazie alla mafia russa

Ne abbiamo decantato le lodi per settimane intere durante la scorsa stagione, indicandola come squadra rivelazione dell’anno. Un club venuto dal nulla e arrivato sul tetto d’Europa con la conquista della Coppa Uefa. La vittoria dello Zenit St. Pietroburgo ci aveva regalato una bella pagina di sport, strappando a squadroni più blasonati la leadership a livello continentale.

Ma ora il sogno sembra infrangersi di fronte ai sospetti avanzati da un’inchiesta partita dalla Spagna, dalla quale risulta che lo Zenit avrebbe beneficiato di qualche aiuto dall’esterno per raggiungere l’obiettivo. E che aiuto ragazzi!

Non stiamo parlando di arbitri corrotti o degli imbrogli tanto cari anche al nostro calcio, ma di un intervento della mafia russa nella persona di Guenadis Petrov, uno dei massimi esponenti della Tambobskaya.

La polizia boccia le celle negli stadi

Per l’ordine pubblico negli stadi le hanno provate tutte. Dalle leggi a tolleranza zero alla moltiplicazione delle forze armate, fino a tornelli elettronici e telecamere all’avanguardia. Addirittura il Presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese ci aveva provato con la forza, chiedendo le celle negli stadi, ma stavolta questa misura di sicurezza è risultata un pò eccessiva.

A dirlo è il capo della polizia Antonio Manganelli ai microfoni di Sky Tg24, che ricorda che le celle in Italia ci sono eccome (anche se non tante ndr), e lui si augura di non doverle usare. Purtroppo però molto spesso andrebbero riempite eccome, ma si finisce sempre per risolverla all’italiana, con un nulla di fatto.

Lorenzo Sanz arrestato e rilasciato

La notizia del suo arresto era arrivata all’improvviso nella serata di ieri, cogliendo di sorpresa quanti hanno sempre visto in lui un uomo di sport più che rispettabile. Parliamo di Lorenzo Sanz, conosciuto da chi mangia pane e calcio per essere stato per anni il Presidente del Real Madrid, che durante la sua gestione ha fatto incetta di trofei sia i campo nazionale che internazionale.

Difficile quindi immaginarlo dietro le sbarre di una prigione, impelagato in una squallida storia di truffa in campo immobiliare, nella quale risultavano coinvolte altre due persone.

Ma proprio un paio di ore fa l’edizione online del quotidiano As ha battuto la notizia della sua liberazione, avvenuta nella tarda serata di ieri, dopo sette ore di interrogatorio. Al momento non risultano esserci accuse a carico di Lorenzo Sanz, che uscendo da Campo Madre de Dios a Cordoba, ha dichiarato alla stampa di voler solo tornare a casa.

Da Cristiano Ronaldo a Guti: le curiosità della settimana

Eccoci tornati con la rubrica dedicata alle curiosità della settimana calcistica, anche se stavolta troverete ben poche occasioni per sorridere rispetto al nostro esordio. Si parte con una storia che fa tristezza, ma che al tempo stesso si sta trasformando in una specie di farsa, essendo il suo protagonista un tale che risponde al nome di Paul Gascoigne.

Qualche giorno fa vi avevamo riportato le sue ultime bravate, con tanto di arresto e telefonate al Papa ed al Presidente degli Stati Uniti (almeno così sosteneva l’interessato), paventando la possibilità di arrivare a scrivere la parola fine su questa storia. Evidentemente qualcuno ci ha ascoltati ed ha voluto tirarci un brutto scherzo, diffondendo la notizia della morte di Gazza. Per tutta la giornata di ieri i tabloid inglesi sono stati sommersi di telefonate che chiedevano informazioni al riguardo. Tranquilli ragazzi, non è ancora arrivata la sua ora. Gascoigne è vivo e sta relativamente bene, considerando le vicissitudini dell’ultimo anno.

Da uno stravagante all’altro. Joey Barton, fresco di squalifica per l’aggressione al compagno di squadra Dabo, ai tempi del Manchester City, sta scontando una condanna a 200 ore di lavori sociali in una comunità di recupero. Servirà a fargli mettere finalmente la testa a posto? Abbiamo i nostri dubbi in proposito, ma almeno il recupero sarà utile a tenergli occupate le mani, impedendogli di aggredire qualcun altro.

Non c’è giustizia per il calcio italiano

Due brutti episodi di giustizia-ingiustizia hanno caratterizzato la giornata odierna. Il primo risale a questa mattina, quando tutti aspettavano l’inizio del processo all’agente Luigi Spaccarotella, reo di aver ucciso (accidentalmente)

Ancora un intervento killer. E Possebon ci rimette una gamba

Era il 24 settembre 1983, quando al San Mames di Bilbao risuonava l’urlo di dolore di uno dei più grandi talenti del calcio internazionale di tutti i tempi, aggredito brutalmente (perché di aggressione si trattò) da quello che poi venne ricordato come il macellaio di Bilbao, Andoni Goicoechea (o Goikoetxea, come preferite).  A finire in barella Diego Armando Maradona, la cui carriera rischiò di interrompersi bruscamente a causa di un intervento, che definire assassino è poco.

Sono passati 25 anni esatti da quel giorno maledetto, ma pare che sui campi di calcio non sia cambiato un granché e che il talento dei giocatori sia scarsamente tutelato. Stavolta a farne le spese è il giovane brasiliano del Manchester United, Rodrigo Possebon, rimasto vittima di un’entrataccia da parte di Pogatetz, difensore austriaco in forza al Middlesbrough.

Fortunatamente il talento dei Red Devils non ha riportato fratture, ma non vengono esclusi danni ai legamenti e per ora dovrà restare in osservazione. Pensate che il dolore è stato tale, da obbligare i medici a ricorrere all’uso dell’ossigeno, durante il trasferimento in ospedale.

Calciopoli ora parla bulgaro

Un tempo era Moggiopoli e l’Italia si trasformava da terra di poeti, santi e navigatori in zimbello dell’Europa intera. Poi ne seguirono le orme l’Inghilterra (chissà poi che fine ha

Tra i guai di Ronaldinho anche il narcotraffico

Se gli chiedessero di cancellare un anno dalla sue 28 primavere, opterebbe senza esitazioni per quello in corso. E dire che il suo arrivo al Milan aveva fatto gridare alla rinascita, all’inizio di una nuova era per un talento che ha dimostrato sul campo di essere tra i più forti del panorama internazionale. Stiamo parlando di Ronaldinho e dei tanti, troppi guai che lo accompagnano ormai da mesi sia in campo che fuori dal rettangolo di gioco.

Riuscirà mai a trovar pace e a tornare quello di un tempo, quando riempiva le pagine dei giornali per le sue prodezze? Per ora ci tocca parlare di lui in negativo, riportando l’ennesima disavventura extra-calcistica, che non ne mette (ancora) in discussione l’integrità morale, ma che rischia di rallentare ulteriormente il suo ritorno a grandi livelli.

Stavolta la storia è seria. Non si tratta di feste fino all’alba o di serate a provare nuove evoluzioni in dolce compagnia, ma di un’inchiesta sul narcotraffico, che ha portato all’arresto di un certo Richard Alex da Silva Martins, detto Gigi. E che c’entra con il Gaucho?

Tragedia in Congo per un rito feticista!

Da questa parte del mondo siamo abituati a vivere il calcio dei grandi palcoscenici, quello dei miliardi, dei contratti da nababbi, dei capricci dei giocatori divenuti sempre più star. Ma esistono anche altre realtà, in cui il mondo del pallone viene vissuto in maniera completamente diversa ed il più delle volte non rappresenta altro che un semplice divertimento.

Ma nemmeno queste isole felici sono immuni dal problema della violenza negli stadi, anche se scatenata da motivi ben lontani dalla nostra immaginazione.

Quella di oggi è una delle tante storie che si potrebbero raccontare, l’ultima in ordine cronologico, balzata all’onore delle cronache per il gran numero di spettatori rimasti vittime di una gigantesca rissa. E’ accaduto nella Repubblica Democratica del Congo, quella zona di terra che un tempo si chiamava Zaire, dove una gara amichevole è finita in tragedia a causa di un rito feticista.

Gascoigne collassa ancora e adesso chiede di morire

“Lasciatemi morire”. E’ questo l’urlo disperato di Paul Gascoigne di avantieri sera, poco prima di subire l’ennesimo collasso a causa dell’alcool, il veleno che lo sta uccidendo, volontariamente o no. Stavolta non si tratta di una arresto (e già questa sarebbe una notizia), ma di qualcosa di anche peggiore: il rifiuto dell’aiuto anche da parte dei familiari.

L’appello a tentare di salvare sè stesso, rientrando nella clinica per disintossicarsi che aveva abbandonato qualche mese fa, arriva direttamente dall’ex moglie Sheryl, la figlia Bianca, il figlio Regan e il figliastro Mason, tutti riuniti in un albergo portoghese per tentare di stare vicino all’uomo che adesso è solo l’ombra di sè stesso.

Ultras Napoli: l’altra versione dei fatti.

L’argomento ha monopolizzato le prime pagine dei giornali negli ultimi 10 giorni, riportando l’attenzione su un tema spesso affrontato e mai risolto del calcio italiano, ovvero quello della violenza dentro e fuori lo stadio.

Su queste pagine ne abbiamo ampiamente trattato, riferendo via via di tutte le misure adottate dal ministro Maroni per arginare il problema ed evitare che si ripetano episodi come quello di Roma nella prima di campionato.

Inutile star qui a ricordare i disordini allo stadio, con lancio di petardi e ferimento di diverse persone, o le devastazione sugli autobus della capitale o ancora i 500.000 euro di danni provocati sul treno Roma-Napoli. Le immagini di quella lunga giornata sono ancora sotto gli occhi di tutti, ma c’è una voce fuori dal coro e noi abbiamo l’obbligo di darne conto. Si tratta di un giornalista austriaco, tale Reinhard Krennhuber, redattore capo della rivista >Ballesterer fm, che ha accompagnato gli ultras partenopei nel viaggio verso la Capitale e, una volta tornato in patria, ha fornito una versione completamente diversa da quella dei media italiani.