Chivu, Mido e il razzismo nel calcio

Una piaga difficile da debellare, perché, come diceva qualcuno, “la mamma dei cretini è sempre incinta” e lascia eredi in ogni nazione del mondo. Torniamo ancora una volta a parlare di razzismo nel calcio, prendendo spunto da un’intervista rilasciata da Christian Chivu sulle pagine di GQ:

In ogni stadio mi gridano ‘Zingaro, vai a fare il muratore’. Credi che mi dia fastidio? Là dietro i palazzoni dove sono cresciuto c’erano tanti ragazzi rom. Mi sono sempre trovato benissimo con loro, ‘Zingaro’ per me non è un’offesa.

E meno male che la prende così… Ma il romeno dell’Inter confessa di aver molto sofferto per un episodio avvenuto quando ancora giocava in maglia della Roma.

Gea: 6 anni per Moggi, 5 per il figlio

Per anni è stato il padrone indiscusso del calcio italiano, mettendo le mani dovunque ci fosse da guadagnare e usando la sua influenza per ottenere sempre il massimo dei risultati. Certo, non è l’unico colpevole in una storia dove è stato chiamato ad interpretare il ruolo di cattivo, ma non si può certo dire che sia del tutto innocente.

Stiamo parlando di Luciano Moggi e della vicenda tristemente nota con il nome di Calciopoli che tanto ha fatto discutere nel recente passato. Ora si comincia a far chiarezza ed arrivano dal tribunale le prime richieste di condanna, in particolare per la questione legata alla Gea, la società che gestiva le procure di diversi giocatori.

Dura la requisitoria del Pubblico Ministero di Roma, Luca Palamara, che alla fine del suo intervento ha chiesto sei anni di reclusione per Big Luciano e cinque per suo figlio Alessandro, implicato direttamente in quanto co-fondatore della società.

David Norris mima le manette e si becca una multa

Abbiamo trattato spesso di esultanze stravaganti su queste pagine e nuovi capitoli potrebbero ancora essere scritti, vista la fantasia senza limiti dei nostri beniamini del pallone, che ne hanno di tempo a disposizione per studiare nuove mosse.

Esultanze simpatiche, simboliche, irridenti, polemiche, a volte persino offensive come il dito medio di Capello o il gesto dell’ombrello di un Lord come Alex Ferguson, ma che restano comunque entro certi limiti di decenza. A volte però qualcuno esagera, forse involontariamente o forse perché non si aspetta che un suo gesto “innocente” possa scatenare la peggiore delle tempeste. E’ il caso di David Norris, in forza all’Ipswich, che qualche giorno fa si è reso protagonista di un episodio bollato come vergognoso da media e pubblico.

Un’esultanza particolare ci può stare dopo un gol che vale tre punti, ma non se si uniscono i polsi a mimare le manette, dedicando il gol ad un amico che sta scontando sette anni di carcere.

Balotelli risponde ai genitori naturali

E’ uno degli attaccanti più promettenti del nostro calcio, già punto fermo dell’Under 21 di Casiraghi e con un futuro quasi sicuro con la maglia della nazionale maggiore. Mario Balotelli è esploso lo scorso anno nell’Inter di Mancini e da allora ha avuto diverse occasioni per mettersi in luce e per dimostrare di essere un vero campione, nonostante i 18 anni di età.

Nei giorni scorsi il suo nome è finito sulle pagine di tutti i giornali per via delle dichiarazioni rilasciate dai suoi genitori naturali, arrivati Italia 20 anni fa e così poveri da non potersi permettere il lusso di mantenere Supermario. Affermazioni strappalacrime da parte dei signori Thomas e Rose Barwuah, che però l’attaccante dell’Inter si è sentito in dovere di smentire:

Si è scritto di due persone costrette, perché povere e senza lavoro, a ‘dare in adozione’ il figlio. Falso, perché non sono mai stato dato in adozione (ora sì che aspetto di essere adottato da quelli che considero i miei VERI genitori) e soprattutto nessuno li ha mai costretti ad abbandonarmi in ospedale quando ero neonato e a sparire negli anni successivi all’affido.

Gaucci, toh chi si rivede!

Ne avevamo perso le tracce più di due anni fa, quando per scappare alla giustizia, scelse l’esilio volontario. In realtà abbiamo sempre saputo dove si trovasse, visto che più e più volte ha riempito col suo faccione gli schermi delle tv, facendo capolino dal suo eremo in quel di Bavaro Beach a Santo Domingo.

Luciano Gaucci in realtà c’è sempre stato e periodicamente tornava a lanciare le sue invettive contro chi lo aveva costretto ad abbandonare la patria ed i figli, accusandolo di colpe che non aveva commesso (chissà perché dicono tutti così).

Bancarotta fraudolenta, evasione fiscale per 35 milioni di euro e diffamazione a mezzo stampa: questi i capi di accusa che pendevano sulla sua testa, allorché si apprestava a saltare su un aereo e a scappare come il peggiore dei ladri. Ma ora l’esilio è finito e a breve l’ex patron del Perugia potrà tornare in Italia, grazie alla sospensione degli arresti domiciliari.

Complotto contro il Brasile

Fermare il Brasile dei Fenomeni è il sogno di gran parte delle squadre del globo. Qualcuna ci riesce, altre sarebbero disposte a tutto pur di potersi vantare di aver strappato punti all’armata verdeoro. Ma fino a che punto si è disposti ad arrivare?

La domanda è lecita, dopo aver ascoltato del dichiarazioni di Dunga e di alcuni giocatori brasiliani che parlano della trasferta in Venezuela come del peggiore degli incubi, arrivando persino a pronunciare la parola “complotto”:

In questo paese non funziona niente. Abbiamo sempre mostrato rispetto per tutte le squadre e chiediamo di essere rispettati.

I guai finanziari di Beckham e Abramovich

Ci siamo già occupati della crisi economica che sta sconvolgendo l’intero pianeta, paventando la possibiità di veri e propri crolli per alcune società sportive. Le storie che vi racconteremo oggi non sono destinate a finire con dei crack finanaziari, vista l’abbondanza di denaro che scorre nelle tasche degli interessati, ma fa comunque un certo effetto vedere i nomi di Roman Abramovich e di David Beckham accostati a problemi finanziari.

Comiciamo dal magnate russo, proprietario del Chelsea e colpito da “shopping convulsivo”, tanto da acquistare qualunque cosa abbia un costo di almeno sei zeri.

Ebbene le casse di Abramovich hanno subito un duro colpo nei giorni scorsi a causa del crollo dei listini di due sue proprietà (le acciaierie Evraz e la compagnia mineraria Highland Gold). E non stiamo parlando di qualche migliaia di euro, ma di una perdita stimata in 12 miliardi di sterline, che al cambio fanno più di 15 miliardi di euro!

La crisi dei mutui travolge il calcio

Lo scorso anno è riuscito a portare due squadre nella finale più prestigiosa a livello continentale e tutti noi lì ad applaudire la bellezza e lo strapotere del calcio inglese. Ma a guardare bene tra le pieghe nascoste delle casse delle varie società, si scopre che non è tutto oro quel che luccica e che a tanto potere corrispondono altrettanti guai finanziari.

A lanciare l’allarme sullo stato di salute del calcio d’oltremanica è il presidente della Federcalcio inglese, Lord Triesman, che parla di un buco economico pari a 3 miliardi di sterline (quasi 4 miliardi di euro) riguardanti per lo più la Premier League. Verrebbe da chiedersi come sia possibile, visto che in terra inglese arrivano continuamente soldi freschi da investitori stranieri. E infatti è così, ma è anche vero che insieme ai soldi arrivano montagne di debiti difficili da risanare, specie se si considerano gli ingaggi in continua ascesa dei calciatori.

Il club più colpito da questa situazione è il West Ham di proprietà dell’islandese Bjorgolfur Gudmundsson, travolto insieme alla sua banca dalla crisi dei mutui che sta investendo il pianeta. Peccato per il nostro Zola, arrivato con l’obiettivo di portare gli Hammers in alto e costretto a limitare i danni già dal prossimo mercato invernale.

Tutti in campo per Borgonovo, festa di sport e di umanità

Roberto Baggio, Ronaldinho, Ruud Gullit, ma soprattutto lui, Stefano Borgonovo, per una volta stella della serata, capace di offuscare tre palloni d’oro. Si è tenuta ieri la serata di beneficienza a lui dedicata, organizzata dalle società di Milan e Fiorentina (i due club in cui ha disputato i suoi anni migliori nel calcio professionistico), il cui incasso sarà devoluto alla ricerca contro la malattia che l’ha colpito già dal 2005: la Sclerosi Laterale Amiotrofica, nota ormai con il nome di Sla.

L’annuncio ufficiale della sua malattia Borgonovo l’aveva dato solo un mese fa, ma già da 3 anni si era ritirato dal mondo del calcio (allenava la Primavera del Como) per problemi di salute. Al suo annuncio si erano mossi numerosi dirigenti e campioni del calcio per fare qualcosa per lui, fino alla partita di beneficienza che ha visto “affrontarsi” Milan e Fiorentina.

Magia nera per avere una maglia

Ancora una storia che ha dell’incredibile sulle pagine di Calciopro, per chi come noi è abituato a trattare di talento e milioni, di Champions League e grandi stadi. Ma, come detto in altre circostanze, esiste anche un altro tipo di calcio, quello sconosciuto ai più, quello di cui si parla solo quando accadono fatti che poco dovrebbero avere a che fare con un pallone che rotola.

E’ una storia di nazionale e di magia nera, di convocazioni mancate e di stregoni. Stavolta non viene dall’Africa, ma dagli Emirati Arabi, dove certe situazioni non sono poi così frequenti come nel Continente Nero.

Protagonisti della vicenda sono due stelle del posto, Faisal Khalil e Subait Khater, non convocati dal francese Dominique Bathenay, neo ct della nazionale. Cose che possono succedere in qualunque parte del mondo, basti pensare a Cassano o al povero Trezeguet, escluso non per scelta tecnica, ma per “colpa” del suo segno zodiacale. Ma mentre i “nostri” sopportano e sorridono (più o meno), Khalil e Khater hanno pensato di rivolgersi a due stegoni per avere quanto a loro avviso gli spettava di diritto.