Gerrard rischia 5 anni di carcere e la Nazionale

Meno di dieci secondi per rovinare irrimediabilmente una strepitosa carriera! E’ quello che potrebbe accadere a Steven Gerrard, dopo i fatti di un paio di notti fa, quando è rimasto coinvolto in una rissa, venendo poi accusato di aggressione e lesioni.

L’impressione è che qualcuno stia cercando di speculare sulla situazione, ma bisogna ammettere che il capitano del Liverpool era presente ai fatti e non si è certo tirato indietro al momento di alzare le mani. Ieri vi abbiamo dato la notizia così come ci era arrivata, senza dettagli né spiegazioni esaurienti sull’accaduto. Oggi arrivano le testimonianze dei presenti, che parlano di una lite scatenata dalla richiesta di Gerrard di cambiar musica. Al rifiuto del dj (Marcus McGee) sarebbero partiti i primi spintoni, seguiti poi da una gomitata inferta dal capitano all’uomo.

A quel punto sono intervenuti gli amici di Gerrard, spaccando una bottiglia sulla testa del dj, finito poi in ospedale con un dente rotto e quattro punti di sutura. Fin qui il racconto della rissa, durata, come detto, non più di 10 secondi. Ma ora per questa bravata, il capitano del Liverpool rischia cinque anni di carcere ed il posto in Nazionale (che per come stanno le cose, sarebbe il minore dei mali).

Il ritorno di Gascoigne: a Natale solo e ubriaco in un hotel

Tutto è bene quel che finisce bene. Bene per modo di dire, visto che di mezzo c’è Paul Gascoigne, il cui nome da anni è simbolo di guai a non finire. Quello che ci preme sottolineare, però, è che l’ex campione della nazionale inglese è tornato a farsi vivo, dopo aver fatto preoccupare amici e parenti per qualche giorno.

Ricordate la storia? Gazza era in un centro specializzato nella cura delle dipendenze, intenzionato ad uscir fuori dal tunnel di alcolismo nel quale si è infilato da diverso tempo. Per Natale gli era stato concesso di recarsi a casa della madre, ma sembrava aver perso la strada, non lasciando tracce dietro di sé.

Dove si era cacciato? A rivelarlo è lo stesso giocatore in una serie di telefonate ai familiari, nelle quali ha ammesso di essere rimasto scioccato dalle frasi pronunciate da suo figlio Regan e di aver per questo deciso di fermarsi in un albergo, per affogare i dispiaceri nell’alcol (e ti pareva!)

Beckham nel mirino dei kamikaze

Il terrorismo non lascia in pace nessuno, nemmeno i calciatori. David Beckham, simbolo sportivo della globalizzazione (è inglese, gioca in un club americano ed ha come sponsor personali le più

Gascoigne è sparito nel nulla

Ci risiamo. Pare che la parabola discendente di Paul Gascoigne non abbia mai fine ed ancora una volta siamo costretti a raccontarne il peggio. Per un po’ di tempo avevamo perso le tracce dell’ex campione inglese, dopo averne parlato e riparlato per mesi interi. Dove si era cacciato nel frattempo?

A sentire i tabloid inglesi, Gazza si era rifugiato in una clinica del Gloucestershire, convinto finalmente ad uscire dai problemi di alcol e depressione che lo affliggono da tempo. Convinto? Così dicono…

La terapia prevedeva l’isolamento dal mondo esterno e la cosiddetta “Equine Assisted Psycotherapy”, ovvero un programma di riabilitazione basato sul dialogo con i cavalli. E Gazza sembrava rispondere così bene alle cure, che i medici avevano deciso per tre giorni di licenza premio, permettendogli di trascorrere almeno il Natale in famiglia. Peccato però che non sia mai arrivato a casa, facendo perdere le proprie tracce…

Sor Carletto, ma che scherzi fai?

E’ uno dei personaggi più amati del calcio italiano, per quella sua capacità di parlar chiaro e di dire sempre  ciò che pensa, non nascondendosi dietro frasi di circostanza o falso perbenismo. In più ad aumentarne la simpatia c’è quel modo di esprimersi in dialetto romanesco, con tanto di frasi tipiche da tradurre per chi è geograficamente lontano dalla zona della capitale.

Naturalmente parliamo di Carlo Mazzone, per tutti il Sor Carletto, uno degli allenatori più apprezzati nel circuito nazionale. Stavolta a far parlare, però, non è una sua battuta al veleno o una simpatica uscita su questo o quel giocatore, ma i suoi guai fisici, che l’altra notte lo hanno costretto al ricovero in ospedale.

L’allarme è scattato intorno alle 4 del mattino, quando Mazzone è stato svegliato da forti dolori al torace, tali da costringerlo a rivolgersi al 118. All’arrivo dei sanitari, poi, l’allenatore è stato sottoposto ad elettrocardiagramma ed è stato deciso il ricovero in ospedale.

Pessotto racconta il suo dramma

Era il 27 giugno 2006. L’Italia era incollata alla tv per seguire le sorti della Nazionale Italiana, impegnata nel Mondiale tedesco alla ricerca del suo quarto titolo. Ma quel giorno un’altra notizia “sportiva” fece rapidamente il giro dei palinsenti, occupando persino le pagine di cronaca: Gianluca Pessotto, ex giocatore della Juventus, era volato giù dal tetto della sede della società bianconera, tentando di togliersi la vita.

Un gesto insiegabile che gettò nello sconforto il mondo del pallone, specie chi con con lui aveva condiviso gioie e dolori all’interno dello spogliatoio nei tanti anni di militanza in maglia bianconera. Tra questi, Fabio Cannavaro, capitano della Nazionale di Lippi, che appena ricevuta la notizia abbandonò incredulo la conferenza stampa. Poi tante manifestazioni d’affetto nei confronti del difensore bianconero, tanti striscioni che lo invitavano a non mollare, tante e tante visite all’ospedale torinese che lo ospitava. E poi ancora il lento recupero ed il “nuovo esordio” nel mondo del calcio, nelle vesti di team manager della Juventus.

Da quel triste giorno sono passati più di due anni ed ora che tutto è alle spalle, Gianluca è pronto ad affrontare l’argomento-suicidio, raccontandosi davanti alle telecamere di “La storia siamo noi”, in onda questa sera su Rai2.

Vucinic denunciato per atti osceni

Questa proprio ci mancava! Che si possa venir puniti per comportamento scorretto o offensivo ci può stare, così come è ammissibile che uno spettatore possa sentirsi offeso da taluni atteggiamenti assunti dai protagonisti in campo, ma qui forse si sta perdendo il senso della misura.

Non tifo Roma né ho particolarmente apprezzato lo striptease di Mirko Vucinic dopo la rete segnata contro il Cagliari, ma se fossi stata presente all’Olimpico domenica scorsa, mai mi sarebbe venuto in mente di arrivare a tanto. E invece Flavio Tucci ha voluto rendersi protagonista, arrivando addirittura ad una denuncia in piena regola ai danni del montenegrino per “atti osceni in luogo pubblico”.

Ma chi è costui? Potremmo capire se si trattasse di un tifoso rossoblu, deluso per la sconfitta all’ultimo minuto e deciso a vendicarsi per “il torto” subito. Il fatto è che il signore in questione è un tifoso giallorosso, col cuore che batte da sempre per i colori della “magica”. E allora che senso ha?

Basta maglie di Samp e Genoa al cimitero!

Ci sono più magliette della Samp e del Genoa che simboli religiosi.

A parlare è Monsignor Giuseppe Lanfranconi, facendo riferimento al cimitero di Genova, dove pare ormai consolidata l’abitudine di ricordare i defunti con i simboli della propria squadra del cuore. Parla del capoluogo ligure, ma immaginiamo che la stessa “lamentela” possa espandersi alla gran parte dei cimiteri italiani, vista la tendenza degli ultimi anni.

Basti pensare al ragazzo morto nel crollo della scuola di Rivoli, il cui feretro è stato completamente ricoperto da sciarpe della Juventus e dalla maglia di Legrottaglie. Una storia balzata sulle prime pagine dei giornali, come quella che ha visto protagonista suo malgrado il piccolo Nicolò, ucciso dalla caduta di un albero in quel di Roma la sera del trionfo dei giallorossi contro il Chelsea. Ad accompagnarlo nell’ultimo viaggio, la maglia di Totti, il suo idolo.

La difesa di Moggi

Nel processo alla Gea è arrivato il momento delle tesi difensive: reggetevi forte, perché qualcuna delle vostre certezze potrebbe traballare pericolosamente. Finora avevamo avuto l’immagine di un Moggi protagonista e padrone assoluto del calcio italiano, capace con la sua influenza di mettere le mani su tutto, al punto da condizionare risultati di partite e campionati.

Per le sue malefatte molti hanno pagato, in particolare la Juventus, il club che si serviva delle sue “prestazioni”, giudicate troppo spesso discutibili.

Ed ora è il momento dei suoi avvocati difensori, che si prendono la scena per quattro ore filate e ci descrivono un Moggi completamente diverso da come lo immaginavamo, non un santo, ma nemmeno un “Belzebù”. Leggete alcuni passi della difesa e fatevi la vostra idea, sebbene sia difficile a questo punto della vicenda cambiare opinione su un personaggio che è stato fatto a pezzi (giustamente?) sulle pagine dei giornali e nelle dichiarazioni degli addetti ai lavori.