Federazione serba: incidenti Genova? Colpa dell’Italia

Foto: AP/LaPresse

Continua a tenere banco il pietoso spettacolo andato in scena lo scorso martedì in quel di Genova, quando Italia-Serbia è stata prima ritardata, poi sospesa, infine annullata per colpa di un gruppetto di “bravi ragazzi” che non sapevano in quale altro modo trascorrere una tranquilla serata d’autunno, se non mettendo a ferro e fuoco la città e lo stadio.

Di parole ne sono state spese tante, forse anche troppe, ed il volto dei colpevoli (primo fra tutti l’ormai celeberrimo Ivan Bogdanov) è finito in prima pagina per diversi giorni. Ora però è il momento di stabilire di chi è la responsabilità dell’accaduto, prima ancora che gli organi sportivi internazionali si esprimano in proposito.

Ivan Bogdanov chiede scusa all’Italia

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Per tre giorni il suo volto ha riempito le prime pagine di giornali e telegiornali, da quando – incappucciato – ha animato una tranquilla serata di calcio internazionale, incitando i propri connazionali e facendo di fatto interrompere una gara valida per le qualificazioni ad Euro 2012.

Pensava di farla franca Ivan Bogdanov, nascondendosi nel bagagliaio di un pullman di tifosi serbi pronti a tornare in patria, dopo la gara non giocata contro l’Italia. Pensava di poter varcare impunemente i confini e di rientrare indisturbato in Serbia, ma l’efficienza della polizia italiana gli ha impedito di mettere in atto il suo piano.

E ora eccolo qui, all’interno di un carcere genovese, assistito da un avvocato d’ufficio (a quanto pare anche le bestie hanno diritto ad una difesa), chiedere scusa e cercare di spiegare le sue ragioni.

Italia-Serbia: i rischi per le due nazionali

Italia-Serbia non è ancora finita. Se dal punto di vista sportivo la partita è durata soltanto 6 minuti, da quello giudiziario dura tre settimane. La Uefa non ha ancora ratificato il 3-0 a tavolino, anche se ormai non sembra in discussione perché non è stata presa nemmeno in considerazione l’ipotesi di rigiocare la partita, ma i rischi sono tanti, e valgono anche per gli azzurri nonostante sembrino le vittime di questa situazione.

Secondo la Uefa è responsabile la federazione che organizza l’evento, quindi quella italiana, e se gli scontri sono potuti accadere, e soprattutto se è stato concesso ad Ivan e compagni di far entrare armamenti da guerra sugli spalti, la colpa è solo dell’Italia. I pericoli non dovrebbero essere penalizzazioni di punti, ma vanno dalla squalifica del campo alla multa, fino all’esclusione della città di Genova da partite a rischio a causa della vicinanza dello stadio al centro cittadino che metterebbe in pericolo l’incolumità dei cittadini e degli esercizi commerciali.

Italia-Serbia diventa un caso politico

All’indomani del vergognoso spettacolo passato davanti agli occhi degli italiani (e non solo) in diretta tv, si sprecano le chiacchiere sulle varie responsabilità, i commenti su cosa si poteva fare per evitare il fattaccio, i botta e risposta tra Italia e Serbia sul comportamento delle rispettive forze di polizia.

Sta di fatto che Italia-Serbia, valevole per le qualificazioni ad Euro 2012, non si è giocata per colpa di un manipolo di bestie (ci perdonino gli animalisti), partite da Belgrado con la ferma intenzione di creare scompiglio sia all’esterno che all’interno dello stadio Ferraris di Genova.

A chi dare la colpa? Chi ha aperto le gabbie, permettendo a 100-200 imbecilli di varcare la frontiera per mettere a fuoco e fiamme la città di Genova?

Italia-Serbia, arrestato capo ultras “incappucciato”

Sono durati fino alle 3 di stanotte gli scontri al di fuori dello stadio di Marassi tra la polizia e i presunti tifosi serbi. Tifosi si fa per dire, dato che si trattava di un gruppo di estremisti che hanno scelto la gara di qualificazione all’Europeo contro l’Italia come vetrina per le loro manifestazioni.

Se la situazione all’interno dello stadio era molto preoccupante, fuori è stata anche peggio, con gli ultras che hanno distrutto tutto ciò che potevano distruggere al di là dei cancelli, e sono venuti allo scontro con la polizia. Ad un certo punto si è temuto anche il peggio, quando cioè degli ultras della Sampdoria e del Genoa si sono uniti per fronteggiare quelli serbi come se fosse una vera e propria guerra, ma per fortuna la polizia è intervenuta in tempo e ha fatto allontanare gli italiani.

Italia-Serbia e la morte del calcio

Mi pagano per scrivere di calcio, la mia passione da quando avevo un paio d’anni e restavo affascinata da quella palla che rotola sul terreno, dalla gioia stampata sul volto di chi segna, dalla voglia di rivincita di chi invece è costretto ad incassare una sconfitta. Perdonate l’amarcord personale, ma di fronte allo spettacolo visto questa sera, la voglia di scrivere di calcio è davvero poca. E di calcio in realtà c’è ben poco da scrivere.

L’Italia si ritrova in testa al proprio girone con dieci punti (eh sì, perché immaginiamo che la vittoria a tavolino non ce la possa togliere nessuno), ma l’Italia non ha vinto, lo sport non ha vinto, la parte buona del tifo non ha vinto. A vincere, come sempre accade in certe situazioni, sono quei quattro imbecilli che sembrano godere nel veder distrutto il giocattolo, che mischiano la politica con il calcio, che sperano di risolvere sugli spalti i propri problemi personali o nazionali.

Collina lo disse Bergamo non Facchetti

Udienza abbastanza interlocutoria al processo su Calciopoli. Di tutto quello che è successo è emersa sui mass media soprattutto l’integrazione della perizia fonica di Roberto Porto, il perito che deve trascrivere le intercettazioni chiamate in causa dalla difesa di Luciano Moggi.

Il perito ha accertato che il nome di Collina viene fatto dall’ex-designatore Bergamo e non da Facchetti. Non c’era bisogno di un perito per capire che nella “madre di tutte le intercettazioni” si sente Facchetti pronunciare le parole “Metti dentro”, mentre la parola “Collina” viene detta da Bergamo.

Italia-Serbia è sospesa

Doveva essere una festa dello sport, ma anche un modo per onorare i quattro militari italiani uccisi in Afghanistan. L’Italia con la morte nel cuore e con il lutto al braccio cercava contro la Serbia altri tre punti per la corsa alla qualificazione agli Europei del 2012. Ma festa non è stata, a causa – come spesso accade – di quattro imbecilli, che hanno deciso di trasformare una partita di calcio in una vera e propria guerra.

Stavolta gli imbecilli sono i serbi, non le decine di migliaia che sono arrivate a Genova per godersi la partita, ma quel centinaio che ha messo le ragioni politiche davanti a quelle dello sport, animando le ore precedenti alla gara con lanci di fumogeni e petardi, sia all’esterno dello stadio che all’interno del Ferraris. Il pullman che doveva portare Stankovic e compagni allo stadio è stato assalito ed il portiere titolare minacciato o colpito. Ma la situazione è degenerata a pochi minuti dall’inizio della gara, quando un tifoso serbo ha tranciato le reti di recinzione, incitando i propri connazionali alla violenza.

L’inizio della gara ovviamente è stato ritardato, mentre la polizia si schierava nei pressi del settore degli ospiti. Alla fine sembravano aver vinto le ragioni dello sport, con le due formazioni che entravano in campo, ascoltavano gli inni ed applaudivano al momento di silenzio per i caduti italiani.

L’auto di Totti presa a sassate

Chi può avercela così tanto con Francesco Totti da fracassargli il parabrezza del Suv con una sassata? L’episodio è avvenuto la scorsa notte, nei pressi dell’abitazione del capitano della Roma,

L’agente di Mancini smentisce la lite con Tevez

C’è aria di tempesta in casa Manchester City, dove la scorsa domenica si è sfiorato il contatto fisico tra mister Mancini e Carlitos Tevez. Un confronto diretto che doveva restare tra le mura dello spogliatoio e che invece questa mattina è arrivato dritto dritto sulle pagine del Sun, con tanto di dettagli sfiziosi.

Il motivo dell’incontro ravvicinato tra l’allenatore e l’attaccante argentino? Pare che il tecnico italiano non fosse soddisfatto dall’atteggiamento della squadra contro il Newcastle ed abbia quindi redarguito i suoi alla fine del primo tempo. Ma Tevez non è il tipo che si fa mettere i piedi in testa e per tutta risposta avrebbe accusato il Mancio di adottare una tattica troppo difensivista.

Uno scambio di opinioni che ci può stare nel chiuso dello spogliatoio, ma i toni devono essersi alzati parecchio, se Mancini ad un certo punto ha mandato a farsi benedire Tevez e sua madre (“Go fuck your mother”).

Balotelli finisce nel carcere femminile

Pensavamo che il trasferimento in Inghilterra lo tenesse lontano dalle pagine di gossip (e di cronaca), ma evidentemente Mario Balotelli è come il lupo che perde il pelo ma non il vizio, ed ogni tanto sente il bisogno di combinarne una delle sue, tanto per non farsi dimenticare in questo angolo di mondo. E stavolta l’ha combinata davvero grossa, entrando con la sua auto nel cortile del carcere femminile di Brescia, senza sapere che serviva un’autorizzazione. A raccontare l’episodio è una delle guardie dell’istituto di pena:

Erano le 16, quando abbiamo visto una Mercedes cabrio di grossa cilindrata varcare il cancello. A bordo c’erano due ragazzi. Dopo qualche minuto ci siamo accorti che uno dei due era Balotelli. Il riconoscimento fisico tuttavia non poteva bastare e così abbiamo proceduto a quello ufficiale tanto suo quanto della persona in sua compagnia (il fratello naturale, Enock Barwah, ndr).

Calciopoli, ripreso il processo

E’ ripartito poco più di un’ora fa il processo per Calciopoli che vede come principale imputato Luciano Moggi. La principale novità della giornata è che la difesa ha chiesto l’utilizzo