Che fine ha fatto Benny Carbone?

Nella nostra rubrica del Che fine ha fatto non poteva certo mancare quel furetto di Benito Carbone, meno di un metro e settanta di classe pura, mai completamente messa in mostra sul campo di calcio.

A farlo esordire in Serie A fu il Torino nel lontano 1989, quando Benny non aveva ancora compiuto i 18 anni. In quell’anno i granata retrocessero, ma il giovane talento calabrese non riuscì a trovare lo spazio sperato neppure tra i cadetti, tanto che alla fine si decise di cederlo in prestito. Reggina, Casertana, Ascoli e ancora Torino nelle stagioni successive, finché i grandi club cominciarono a mettere gli occhi su quel campione tascabile.

Lo acquistò la Roma, ma dovette subito liberarsene per ottenere Fonseca dal Napoli, cedendolo proprio ai partenopei. E qui comincia il periodo di gloria di Benny Carbone, diventato in breve tempo un vero idolo per la curva azzurra. Il feeling durò solo un anno a causa dei guai finanziari del club campano, che fu costretto a cedere il fantasista all’Inter. Seguirà una stagione non proprio esaltante in maglia nerazzurra e poi l’addio al calcio italiano. Che fine ha fatto da quel momento in poi?

Che fine ha fatto Thomas Berthold?

Continua il nostro viaggio alla ricerca di giocatori più o meno conosciuti dei quali si sono perse le tracce da tempo. Oggi cercheremo di scoprire che fine abbia fatto Thomas Berthold, difensore tedesco esploso nei Mondiali del 1986, nonostante la sconfitta contro l’Argentina nella finale messicana.

La Germania ebbe poi modo di rifarsi quattro anni dopo, quando conquistò il trofeo più ambito a Italia ’90 proprio contro Maradona & Co. Berthold all’epoca giocava con la Roma e per lui si trattò di una doppia soddisfazione, visto che la finale si giocava allo Stadio Olimpico davanti al suo pubblico.

Il tedesco restò in maglia giallorossa fino al 1991, facendo appena in tempo a sollevare una Coppa Italia. Ma poi che fine ha fatto?

Che fine ha fatto Taribo West?

Ricordate Taribo West, il nigeriano dalle treccine multicolore che vestì le maglie di Inter e Milan alla fine degli anni novanta? Sicuramente i tifosi delle squadre milanesi non lo hanno dimenticato, come crediamo si ricordi bene di lui il centrocampista russo Andrej Kanchelskis, che a causa di una sua entrata a forbice ha rischiato seriamente di chiudere con largo anticipo la carriera da professionista.

Era arrivato in maglia nerazzurra dopo l’esperienza francese nell’Auxerre e durante la permanenza in Italia si è messo in luce più per le acconciature strambe e per gli atteggiamenti al limite del consentito che per il contributo offerto alla causa del proprio club. Nell’Inter fece in tempo a conquistare una Coppa Uefa nella stagione ’97-’98, prima di passare al Milan, dove però ebbe ben poca fortuna, giocando la miseria di quattro partite.

Correva l’anno 2000 ed il 26enne nigeriano si preparava a diventare un vero giramondo del pallone. Che fine ha fatto dopo l’avventura italiana?

Che fine ha fatto George Weah?

Diavolo Nero, Il Re Leone, Big George, King George, Giorgio, La Pantera: sono alcuni dei soprannomi che hanno accompagnato la lunga carriera di George Weah, noto in questo angolo del mondo per aver vestito la maglia del Milan sul finire degli anni novanta.

Nel recensire la sua biografia non si può non ricordare la conquista del Pallone d’Oro nel 1995, primo in assoluto consegnato nelle mani di un calciatore non europeo ed unico ad oggi a finire nella bacheca di un africano. Di lui i tifosi rossoneri ricordano la straordinaria forza fisica, l’elganza nei movimenti e quella capacità di render semplici anche le giocate più complicate, come quando, in una gara contro il Verona, percorse 90 metri e scartò almeno sette avversari prima di infilare la porta avversaria.

Con il Milan ha giocato fino al gennaio del 2000, contribuendo alla conquista di due scudetti, ma poi che fine ha fatto George Weah?

Che fina ha fatto Ruben Sosa?

Quando arrivò in Italia nel lontano 1988 in molti pensarono all’ennesimo bidone giunto sulla sponda biancazzurra del Tevere, in una Lazio che in quel periodo non lottava certo per le prime posizioni della classifica. La fama era quella del goleador, viste le precedenti esperienze con le maglie di Danubio e Real Saragozza, ma ci vollero ben 10 giornate prima che Ruben Sosa si sbloccasse e cominciasse a dimostrare la sua classe pura.

E di classe l’uruguaiano ne aveva da vendere, se è vero che nei quattro anni in maglia biancazzurra riuscì a collezionare 47 reti in 140 presenze, tra campionato e Coppa Italia, in una squadra che poteva vantare ben pochi nomi di valore. Ma Ruben riuscì ad entrare nei cuori della curva, tanto che ancora oggi gli vengono dedicati dei cori.

Dopo l’esperienza nella Capitale, Sosa passò all’Inter, dove segnò la bellezza di 50 reti in 104 gare, vincendo anche la Coppa Italia nella stagione 1993-’94. Ricordato per l’agilità e la potenza e per quel piede sinistro che difficilmente lasciava scampo al malcapitato portiere di turno, si è poi allontanato dai palcoscenici internazionali. Ma che fine ha fatto Ruben Sosa?

Che fine ha fatto Antonio Cabrini?

Cambio di penna alla stesura del Che fine ha fatto, la rubrica di Calciopro finora curata dal collega Marco Mancini ed ora passata nelle mani dela sottoscritta per motivi non imputabili alla volontà dei redattori e dei responsabili del blog. Da parte mia c’è la speranza che tale rubrica continui ad essere seguita da un gran numero di appassionati con interventi e commenti che ci facciano sentire viva la vostra partecipazione.

E dopo la premessa necessaria, passiamo ad occuparci di un grande campione del passato, uno di quelli difficili da dimenticare persino per chi non lo ha visto giocare. Parliamo di Antonio Cabrini, terzino sinistro della Juventus e della nazionale italiana, noto anche al pubblico femminile per il piacevole aspetto fisico che lo consegnò alla storia come il Bell’Antonio.

Con la maglia bianconera vinse praticamente tutto: 6 scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Uefa, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Supercoppa Europea. Un palmares davvero eccezionale per il ragazzo venuto da Cremona, arricchito poi dalla conquista della Coppa del Mondo nel 1982. La sua permanenza a Torino durò fino al 1989, ma poi che fine ha fatto Antonio Cabrini?

Che fine ha fatto Francesco Coco?

Sicuramente si tratta di uno dei più grandi misteri del calcio. Per un certo periodo, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000, Francesco Coco era considerato anche un buon calciatore. Poi però gli infortuni, ma soprattutto le donne, gli hanno tolto quella verve, quella voglia e quella stabilità mentale per scendere in campo e correre dietro ad un pallone, tanto da far passare la sua carriera da calciatore in secondo piano.

Di certo facendo il nome di Coco, subito parte l’associazione mentale con Manuela Arcuri. Ma anche con la De Grenet, tantissime altre donne dello spettacolo e non, fino ai recenti fatti di cronaca, con due donne che sono arrivate a lottare (letteralmente) per lui. Insomma, la carriera da calciatore di Francesco Coco si può riassumere in 5-6 stagioni, ma poi più nulla.

Che fine ha fatto la coppia Salas-Zamorano?

Facciamo un piccolo strappo alla regola, e nel ricordare due grandi calciatori, Marcelo Salas ed Ivan Zamorano, non potevamo considerarli separati. Uniti nel calcio italiano, anche se non hanno mai vestito la stessa maglia, hanno fatto la storia del calcio cileno, avendo fatto raggiungere al loro Paese, grazie ai loro gol, i risultati migliori della sua storia.

E’ un bel po’ che non si sentono, il più vecchio, Zamorano, da quando ha lasciato l’Inter nel 2001, il più giovane, Salas, da quando due anni dopo andò via dalla Juventus. Si credeva che per entrambi potesse esserci un futuro in Italia. Soprattutto per Zamorano che ha lasciato il suo segno nella storia nerazzurra. Ma come capita spesso ai calciatori sudamericani, per quanto possa essere stata gloriosa la loro carriera, dopo un po’ svaniscono nel nulla.

Che fine ha fatto Fabien Barthez?

Fabien Barthez, il miglior portiere della storia del calcio francese. Sarà che delle volte ha fatto qualche intervento discutibile, ha preso qualche gollonzo (capita a tutti i portieri) o per il suo carattere un po’ particolare, ma questo titolo non trova d’accordo tutti gli esperti di calcio. Certo che però, andando a rivangare la storia calcistica d’oltralpe, difficilmente troveremo un portiere in grado di vincere un mondiale, un europeo, ed arrivare secondo all’ultimo della sua carriera. Senza contare Confederations Cup, scudetti in Inghilterra e Francia, una Champions League e tanti altri trofei.

Di lui ci si ricorda il famoso bacio che Blanc gli dava sulla testa pelata prima di ogni gara della Francia, e le uscite non proprio consone ad un calciatore, con modelle del calibro di Linda Evangelista. Di lui però ci si ricorda soprattutto per quello che ha fatto con la maglia della nazionale francese, e un po’ meno con quelle di Manchester United, Monaco ed Olympique Marsiglia. Dopo il mondiale 2006 però è letteralmente scomparso.

Che fine ha fatto Adriano?

No ragazzi, non si tratta dell’ennesima puntata della nostra consueta rubrica dedicata agli assi del pallone spariti dalla scena internazionale dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Stavolta parliamo di un giocatore in attività che ha fatto perdere le proprie tracce da qualche giorno a questa parte.

Negli ultimi giorni ci siamo più volte occupati della vicenda Adriano, prima per il party a base di alcol e sesso, poi per il mancato ritorno a Milano per quella che sembrava l’ultima malefatta di un campione capriccioso. Ma oggi è arrivata la mezza spiegazione di Mourinho, che ha parlato di “situazione grave”, lasciando intendere di essere al corrente di quanto sta accadendo nel lontano Brasile.

Beato lui che ha capito tutto, perché noi non riusciamo a venirne a capo e non ci resta che lanciarsi in improbabili ipotesi. Insomma, si può sapere che fine ha fatto Adriano?

Che fine ha fatto Youri Djorkaeff?

Gli interisti se lo ricorderanno per le tre annate con la maglia nerazzurra tra le più importanti tra quelle passate alla storia del club milanese. Gli appassionati di calcio invece se lo ricorderanno per quel magnifico gol che fece in campionato contro la Roma, con una mezza rovesciata che andò a finire sotto l’incrocio dei pali della porta avversaria. Ma sicuramente Youri Djorkaeff è uno dei maggiori talenti che hanno mai calcato i campi italiani.

Stranamente però la sua carriera, durata per oltre 20 anni, è costellata di tanti successi concentrati in soli 4 anni, dal ’96 al 2000 grazie proprio all’Inter, ma anche al Psg e alla sua nazionale con cui vinse un mondiale ed un campionato europeo, ma poi di lui se ne sono perse le tracce appena dopo il 2000.

Che fine ha fatto Byron Moreno?

Per una volta nella nostra rubrica del “che fine ha fatto” non ci occupiamo di un calciatore, ma di una personalità che ha oscurato non solo tanti giocatori, ma un intero mondiale di calcio. Stiamo parlando del famosissimo Byron Moreno, arbitro ecuadoriano tristemente famoso perché, durante il mondiale nippo-coreano del 2002 fu accusato di aver buttato l’Italia fuori dal torneo prendendo decisioni di parte, proprio in favore dei padroni di casa della Corea del Sud.

Sicuramente, dopo aver ricevuto migliaia di improperi, lettere di protesta, ed essere stata la persona più odiata d’Italia, pian piano è diventato un personaggio simpatico, viste le tante caricature e videogiochi dedicati a lui su internet, e viste le partecipazioni televisive, volontarie o meno, tra Striscia la notizia e Stupido Hotel. Sappiamo di lui cosa ha combinato al Mondiale, ma niente di cosa è successo dopo.

Che fine ha fatto Maurizio Ganz?

A Milano lo chiamavano (scusate se non è scritto perfettamente) “El segna semper lu“, in dialetto milanese “il segna sempre lui”, perché c’è stato un periodo, tra il ’95 ed il 2000, in cui con le maglie di Inter e Milan segnò tantissimo, e soprattutto tanti gol decisivi. Considerato uno dei migliori attaccanti italiani però, stranamente non conosce mai la nazionale, e viene velocemente dimenticato quando nello scenario italiano compaiono fenomeni come Ronaldo e Zamorano nell’Inter e Bierhoff, Leonardo e Shevchenko nel Milan.

Forse questo essere messo in secondo piano dietro questi grandi calciatori l’ha un po’ limitato, ma non si può certo dire che Ganz abbia avuto una carriera minore. Nonostante abbia cambiato 14 volte maglia in 20 anni di carriera, ci si ricorda soltanto di quelle delle milanesi, e della promozione ottenuta con l’Ancona. Ma poi è scomparso dai nostri campi e dalla mente dei tifosi.

Che fine ha fatto Dejan Savicevic?

Per tutti lui era “il Genio“. Sicuramente è stato il primo calciatore del nascente Stato del Montenegro a lasciare il proprio segno nel calcio internazionale. Probabilmente è dovuto a lui, come modello per tutti i calciatori del suo Paese, che oggi la nazionale montenegrina, anche senza una storia alle spalle, si può annoverare tra le 50 nazionali migliori del mondo. Da lui hanno preso esempio molti calciatori come Vucinic e Jovetic di cui, ancora oggi, alle mai dimenticate tv italiane continua a tessere le lodi.

Di lui ci si ricorda sicuramente delle grandi annate nel Milan e nella nazionale prima della Jugoslavia e poi della Serbia-Montenegro. Ma da quando, nel 1999, lasciò i rossoneri, se ne sono un pò perse le tracce. Ogni tanto rilascia qualche intervista, ma di lui non se ne sa più cosa fa.