La commissione disciplinare dell’ Uefa alla fine ha deciso di squalificare il tecnico dell’ Arsenal Wenger per le prossime due partite. Il tecnico francese salterà così il delicato ritorno di
Il debutto dell’Udinese nei preliminari della massima competizione europea non è stato dei più felici, sebbene la squadra abbia dimostrato di poter competere anche con una grande squadra come l’Arsenal. Il gol subito all’Emirates Stadium costringerà i bianconeri alla rimonta tra le pareti amiche, ma Guidolin è convinto di potersela giocare, anche se riconosce la superiorità degli avversari e la difficoltà della gara:
L’Arsenal è un top club di primissima fascia. I Gunners nei confronti diretti con le italiane hanno sempre avuto la meglio. Non dimentichiamolo mai. Al Friuli vedremo un altro tipo di partita. Sarà più difficile perché dovremo cercare di segnare mantenendo gli equilibri, sapendo di non poter lasciare campo aperto a un avversario che in velocità sa fare male. Dovremo fare tutto bene e ci servirà anche un pizzico di fortuna.
Non mancano le sorprese nei preliminari di Champions League, e dopo il Plzen di ieri, oggi è la volta dell’Odense di stupire. Probabilmente non riuscirà ad ottenere la qualificazione visto che il ritorno in Spagna sarà complicato, ma intanto ha raggiunto l’obiettivo di vincere in casa contro una big del calcio mondiale, il Villareal.
In Danimarca i padroni di casa non disputano una partita memorabile. Il Sottomarino Giallo può disporre di Giuseppe Rossi e Nilmar in attacco, ed una rosa davvero invidiabile, ma non riesce a segnare per tutta la partita. Quando ormai ci si stava avviando verso lo 0-0, a pochi minuti dal novantesimo uno svarione dell’ex Udinese Cristian Zapata regala il gol della vittoria ad Andreasen, che costringe gli spagnoli a vincere con più di un gol di scarto nel ritorno.
Una squadra completamente sconosciuta il cui nome, anche a chi come il sottoscritto si occupa di calcio da 20 anni, non dice nulla, potrebbe finire nella fase finale della Champions League. Si tratta del Viktoria Plzen, team della Repubblica Ceca che in tutta la sua storia conta soltanto una partecipazione in Coppa delle Coppe negli anni ’70 ed un eliminazione ai preliminari di Europa League lo scorso anno, la quale esce dal campo della sorpresa dello scorso anno, il Copenaghen, con una vittoria per 1-3.
I danesi partono bene e vanno in vantaggio nel primo tempo. Poi si afflosciano, forse a causa della bassa caratura degli avversari, ed a livello internazionale un errore del genere non va mai fatto. Nella ripresa infatti prendono 3 gol, e per passare il turno dovranno vincere nella gara di ritorno con almeno 3 gol di scarto, un’impresa quasi impossibile.
Un gol di Theo Walcott al minuto numero 4 della prima frazione di gioco consente all’Arsenal di aggiudicarsi l’andata dei preliminari di Champions League contro l’Udinese. Gli uomini di Guidolin
L’Udinese di Guidolin sperava in avvio migliore nei preliminari di Champions League, ma alla fine della fiera l’1-0 subito in casa dell’Arsenal non è un risultato proprio da buttare in vista del ritorno al Friuli. I bianconeri speravano di approfittare nel migliore dei modi della partenza di Fabregas e dell’assenza per squalifica di Van Persie, ma forse non avevano tenuto nella giusta considerazione quel furetto di Theo Walcott, che al minuto numero 4 deviava alle spalle di Handanovic un cross di Ramsey.
Di lì a poco i padroni di casa avrebbero avuto l’occasione per raddoppiare, ma l’opportunità più ghiotta capitava sui piedi di Di Natale, che al 12′ colpiva la traversa, facendo tremare l’Emirates Stadium. Ancora Udinese pericoloso con Armero, che però non riusciva a cogliere l’attimo per una conclusione pericolosa e contringeva i suoi ad andare al riposo in svantaggio di una rete.
L’Udinese accarezza un sogno, ma l’impresa è ardua, titanica e l’avversario dei preliminari di Champions League è uno dei più tosti che potesse uscire dalle urne del sorteggio. Superare l’Arsenal nel doppio confronto ed accedere alla fase successiva della massima competizione europea non sarà un gioco da ragazzi, ma capitan Di Natale sogna ad occhi aperti, sebbene non riesca a nascondere l’emozione per la gara di domani:
Penso che questa sia la partita più importante di tutta l’esistenza dell’Udinese. Mi viene in mente solo la gara con l’Ajax del 1997, ma si giocava in Coppa Uefa, mentre qui siamo in Champions. Anche per me che non sono più ragazzino è un’emozione incredibile giocare in questo stadio. A livello di club è la sfida più importante della mia carriera. E’ una soddisfazione paragonabile solo all’esordio in Nazionale, ma qui mi trovo a guidare una squadra di ventenni da capitano.
Si sono appena conclusi i sorteggi per i preliminari di Champions League. All’Udinese è toccato l’Arsenal, forse il club più temibile tra quelli che le potevano capitare.
I friulani partivano comunque svantaggiati perché, finiti nel girone delle piazzate (quarte e terze di ogni campionato), potevano affrontare una tra Bayern Monaco, Arsenal, Villareal, Benfica e Lione, di certo non un girone semplice. Dopo il salto i sorteggi completi.
Due Champions League in tre anni ed entrambe conquistate contro il Manchester United. Da Roma a Londra, dallo Stadio Olimpico a Wembley la musica non cambia ed è sempre il Barcellona a salire sul tetto d’Europa ed a dimostrare di essere la squadra da battere.
Pedro, Messi e Villa hanno messo scritto il proprio nome sulla conquista della coppa dalle grandi orecchie, ma quella di ieri sera è la vittoria di tutti, di una squadra che gioca sempre per vincere, che non arretra di un metro per difendere il vantaggio e che vive per regalare spettacolo ai propri tifosi. Ed i supporters blaugrana hanno di che essere soddisfatti, perché il Barça ammirato ieri sera è davvero la squadra da battere, la compagine più forte della scena internazionale, come ha ammesso il Manchester in coro alla termine della finale.
Eric Abidal aveva commosso il mondo due mesi e mezzo fa, quando si scoprì che un tumore stava compromettendo la salute del suo fegato. Ha nuovamente commosso il mondo ieri
E’ calato il sipario sulla Champions League 2010-’11 con il Barcellona che solleva ancora una volta la coppa in faccia al Manchester United, al termine di una gara quasi a senso unico. I Red Devils sono partiti a testa bassa, quasi volessero spaventare i blaugrana che – sornioni – attendevano il momento giusto per colpire.
Dopo il vantaggio firmato dalla coppia Xavi-Pedro i rossi di Ferguson sembravano rientrare in partita con la rete di Rooney, ma per chi guardava la partita in tv era palese la superiorità degli uomini di Guardiola per gran parte della gara. Una superiorità netta, riconosciuta dal Manchester tutto, a cominciare dal condottiero Ferguson:
Mi sarei aspettato di meglio dalla mia squadra, ma alla fine dei conti dobbiamo ammettere di essere stati battuti da una squadra più forte. Il Barcellona è la squadra più forte che abbiamo mai affrontato. Se perdi con il Barcellona non ti devi vergognare. Abbiamo dimostrato di essere una buona squadra a livello europeo. Ma prima o poi si trova sempre qualcuno che è migliore di te. È quello che ci è accaduto stasera. Quando fanno possesso palla non capisci più niente.
Ha vinto la squadra più forte, ha vinto la squadra che ha giocato meglio, ha vinto la squadra che ha dimostrato di aver ancora fame di vittorie, nonostante l’indigestione di trofei degli ultimi anni. Il Barcellona è sul tetto d’Europa per la quarta volta nella sua storia, la seconda in tre anni, confermandosi la migliore squadra in questo periodo storico. Il Manchester United se ne torna a casa sconfitto, per la seconda volta in tre anni e sempre con il medesimo scarto di reti.
A Roma nel 2009 fu un secco 2-0, ma allora la squadra di Ferguson sembrava poter contrastare l’avversario. Sotto il cielo di Wembley finisce invece 3-1 e stavolta i Red Devilds si sono arresi ancor prima di scendere in campo, di fronte ad una compagine dimostratasi superiore per quasi tutta la gara.
Video Barcellona – Manchester United 3-1 Pedro, Messi e Villa regalano la Champions League al Barcellona. Il momentaneo pareggio di Rooney non basta ai Red Devils, costretti ad arrendersi alla
Finale della Uefa Champions League edizione 2010/2011
Stadio Wembley, Londra: Barcellona-Manchester United 3-1
Reti: 27′ pt Pedro (B), 34′ pt Rooney (M), 9′ st Messi (B), 24′ st Villa (B)
Formazioni di partenza Barcellona (4-3-3): Valdes, Dani Alves, Mascherano, Piqué, Abidal, Xavi, Busquets, Iniesta, Pedro, Messi, Villa. All. Guardiola. Manchester United (4-4-2): Van der Sar, Fabio, Ferdinand, Vidic, Evra, Valencia, Carrick, Giggs, Park, Rooney, Hernandez. All. Ferguson.
Vincitore della Champions League 2010/2011: BARCELLONA
Barcellona – Manchester United 3-1
Gli occhi del mondo sono una miriade di pupille che, in ogni angolo del pianeta, mettono a fuoco le immagini proiettate dallo schermo. I fortunati, tifosissimi di Barcellona e Manchester United ma anche amanti dello sport, hanno certo avuto il piacere di seguire le gesta delle due migliori squadre europee della stagione che sta per volgere al termine osservando i ventidue in diretta. Stadio Wembley, oltre 90 mila spettatori hanno invaso Londra per dare il là a una festa colorata di rosso, bianco e blu. I colori che contraddistinguono blaugrana e Red Devils. Il viaggio degli spagnoli, evidentemente più lungo se è vero che la tratta Manchester-Londra la si copre in una manciata di tempo, non poteva non richiamare alla memoria l’esodo in massa che, lo scorso anno, vide protagonisti i supporters interisti in procinto di raggiungere Madrid. Avrebbero, nella circostanza, trovato gloria indelebile. A distanza di un anno, il calcio italiano è rimasto a guardare per evidenti demeriti che il campo ha palesato in tutta la sua oggettività. Non c’è il tricolore, nella finale di Champions, con l’auspicio che la pausa coincida con un momento di purgatorio da archiviare al più presto.
Non ci sono Totti e Del Piero, mancano Milan e Inter ma quella tra Barcellona e Manchester United è una partita che sa incantare a prescindere. Perchè mette uno di fronte all’altro i due tecnici – Guardiola da una parte e Ferguson dall’altra – in grado di scrivere la storia più e meno recente del calcio come nessun altro collega; perchè pone – uno di qua e l’altro di là – nelle rispettive aree di competenza due baby fenomeni che sono baby solo per l’anagrafica ma hanno saputo già essere fenomeni come pochi altri. Leo Messi e Wayne Rooney, in carriera, hanno già vinto tutto: li differenzia il palmares individuale, visto che solo l’argentino a finora vinto il Pallone d’Oro – due di fila – e pare destinato, nel corso degli anni, a fare incetta di trofei; li accomuna, oltre alla qualità tecnica, la circostanza particolare per cui ancora nessuno tra i due ha potuto trionfare con la rispettiva nazionale di calcio. Essenso giovani e belli, come gli eroi di Guccini, hanno evidentemente tempo a disposizione per riuscire anche in quell’opera.
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