John Terry premiato da Capello, ma quante banane sul web!

Chiamatelo capitano, lui che capitano lo è già nella sua squadra di club, ma che stasera avrà l’onore di indossare la fascia anche in nazionale. John Terry se la merita tutta l’investitura, dopo la cocente delusione nella finale di Champions, ed anche un tipo duro ed apparentemente insensibile come Fabio Capello ha capito il momento critico del calciatore ed ha voluto premiarlo.

È una buona cosa per Terry. Quello che è successo mercoledì scorso non è stato simpatico per lui. Si è allenato molto bene e quando gli ho detto che sarebbe stato il capitano è stato molto molto felice. Il capitano deve essere un leader e Terry lo è.

Già, il buon John è il vero leader del suo Chelsea. Ha preso per mano la squadra e l’ha trascinata fino alla finale di Champions, ha evitato un gol praticamente fatto, attorcigliando il collo come un pupazzo di gomma su quel tiro a colpo sicuro di Giggs, si è caricato sulle spalle la responsabilità di tirare il quinto rigore, quello decisivo, quello che poteva significare il raggiungimento di un sogno.

La maledizione di Mourinho sul tiro di Terry

Lui giura che tifava per i Blues, per la squadra che ha condotto per tre anni, senza mai riuscire a respirare l’aria della finale di Champions League. Ma l’altra sera avremmo voluto essere al suo fianco e vivere accanto a lui le emozioni della partita, dal gol di Ronaldo all’errore del suo capitano, fino alla parata decisiva Van Der Saar che ha di fatto consegnato la Coppa nelle mani del Manchester United.

Lui è Josè Mourinho, tecnico portoghese che gode di grande considerzione in giro per l’Europa, rimasto un anno ai box, dopo il benservito di Roman Abramovich lo scorso autunno.

Al suo posto Avram Grant, un tecnico sconosciuto, israeliano di origine e antipatico a molti, non per una questione di carattere, ma perché spesso gli si è stata rimproverata scarsa personalità. Tutte chiacchiere visto il finale di stagione super della squadra londinese, che ha rischiato di portare a casa il successo più grande. Mourinho dice che tifava per lui, ma avremmo voluto sentire le sue imprecazioni sulla rincorsa interrotta da Cristiano Ronaldo, con la palla che finiva tra le mani protese di Cech.

Champions League al Manchester United!

Alla fine ha vinto chi ha sbagliato di meno, ma se ci fosse stata la possibilità di assegnare la Champions League ai punti, probabilmente la gara tra Manchester United e Chelsea sarebbe finita pari. Meglio i Red Devils nella prima frazione di gioco. Il Chelsea subisce l’iniziativa della squadra di Ferguson e non riesce a proporsi in avanti. Cristiano Ronaldo è defilato sulla fascia, a volte quasi estraneo alla manovra, ma al minuto 26 riesce a regalare la quarantaduesima perla di una stagione da incorniciare, dopo un’ottima azione di Scholes sulla fascia.

L’unico pericolo corso da Van Der Saar è su un colpo di testa di Rio Ferdinand, che pressato da Ballack rischia di infilare la propia porta. Ma è solo un lampo e sul rovesciamento di fronte Cech deve guadagnarsi la pagnotta due volte nel giro di pochi secondi, chiamato a respingere il colpo di testa di Tevez prima ed il tap-in di Carrick poi.

Dominio Manchester in questa fase dell’incontro, ma come nella migliore tradizione a gol sbagliato corrisponde un gol subito ed è Lampard ad infilare la porta dei Reds, quando ormai la fine del primo tempo è ad un passo. Destro comodo ed esultanza dedicata ancora una volta alla mamma scomparsa qualche giorno prima della semifinale.

Champions League: Chelsea in finale!

Aveva ragione Benitez ad essere scaramantico alla vigilia della doppia sfida con il Chelsea. Nelle due precedenti occasioni il Liverpool aveva avuto l’occasione di giocarsi il ritorno tra le mure amiche dell’Anfield Road, ma stavolta la sorte ha deciso per i campi invertiti ed è stato il Chelsea a festeggiare la qualificazione davanti ai propri tifosi.

E così dopo aver perso la semifinale nel 2005 e nel 2007, quando sulla panchina sedeva Josè Mourinho, i Blues sono riusciti finalmente a conquistare la finale di Champions League, la prima della loro storia.

La partita è stata fortemente condizionata dalla pioggia scesa copiosa sull’impianto londinese e lo spettacolo ne ha risentito più di quanto dicano i cinque gol finali.

Champions League: Manchester in finale

Il Barcellona ci ha provato a spezzare l’egemonia inglese in Champions League, ma al termine della prima semifinale si ha già la certezza che a Mosca il prossimo 21 maggio ci sarà un’invasione di tifosi britannici.

Non era mai successo nella storia della manifestazione che due squadre del Regno Unito si giocassero la finalissima, a conferma del fatto che quest’anno hanno dominato in lungo ed in largo sulla scena del calcio continentale.

E’ stata ancora sfida tra Ronaldo e Messi ieri sera, ma alla fine è spuntato il piedino felice di Scholes a risolvere la questione e la partita e a regalare agli uomini di Ferguson una finale che mancava dal successo contro il Bayern di nove anni fa.

Barcellona-Chelsea 0-0: dominio blaugrana, ma quanta paura!

La partita che non ti aspetti o forse la più scontata delle partite. Di certo quella tra il Barcellona ed il Manchester United è stata una gara che i padroni di casa avrebbero potuto vincere sul velluto, rischiando al tempo stesso di capitolare con la più ghiotta delle occasioni capitata sui piedi degli ospiti.

Pronti via ed il Camp Nou viene gelato dal fischio di Busacca, che senza imbarazzi assegna un calcio di rigore sacrosanto ai Red Devils. Palla sul dischetto e, manco a dirlo, il tiro viene affidato al piedino magico di Cristiano Ronaldo che già pregusta il sapore del 39° gol stagionale.

Ma è troppo bello per essere vero e forse un regalo così non se lo aspettava nemmeno lui. Ed eccolo qui il grande campione, colui che ha trascinato il Manchester fino alla semifinale di Champions, colui che sta contribuendo a suon di gol alla conquista dell’ennesimo titolo in Premier League. Eccolo qui il matador criticato dagli animalisti per il suo spot con un toro, rivelatosi poi un giochino simpatico realizzato al computer. Ora si che avrebbe la possibilità di matare il toro. Vai Cristiano, matalo!

Liverpool-Chelsea 1-1: che beffa per i Reds!

Cominciamo dalla fine. E’ il 94esimo minuto di una gara tiratissima, la squadra di casa conduce per un gol a zero e la curva sta già intonando l’inno di vittoria. Un cross in area, palla tua, palla mia, tuffo di un difensore nel tentativo di antipare gli avversari e autogol beffa che fa 1-1!

Non si tratta della classica partita tra scapoli e ammogliati, ma del primo atto della semifinale di Champions League tra Liverpool e Chelsea al loro terzo scontro fraticida negli ultimi quattro anni. I precedenti dicono Reds, ma stavolta nell’aria c’è qualcosa di nuovo. Intanto sulla panchina del Chelsea non siede più Josè Mourinho, che sarà pure il migliore di tutti, ma non è mai riuscito a guidare la squadra in finale, poi c’è un fattore scaramantico non trascurabile nel mondo del calcio, ovvero il “vantaggio” per il Liverpool di giocarsi in ritorno in casa nelle precedenti edizioni.

Quest’anno la sorte ha assegnato ai Blues la possibilità di giocarsi il biglietto per la finale allo Stamford Brigde e, considerando che gli uomini di Grant non perdono in casa da 100 partite, è lecito per loro pensare di aver messo un piede e mezzo sull’aereo che conduce a Mosca.

La Roma perde scudetto, Totti e… americani!

Un sabato così a Roma, sponda giallorossa, se lo ricorderanno per molto tempo. Tutto tremendamente storto in una giornata che poteva significare l’ennesimo -1 dall’Inter, in attesa della gara di stasera, ed alimentare ancora una volta le speranze scudetto.

Ma le disgrazie non arrivano mai da sole ed allora ecco servito l’infortunio a Totti, serio come previsto sin dall’inizio, e già si parla di stop dai 4 ai 6 mesi. Una tegola che non ci voleva proprio a questo punto della stagione ed ora appare tutto più difficile.

Finiti qui i guai della Roma? Già così sarebbe abbastanza, ma nella Capitale stamattina non si sente parlare del pareggio casalingo né dei guai fisici del capitano. L’argomento principe è lo stop della trattativa con gli americani e c’è già chi accusa i Sensi di tradimento. Nel suo sabato nero, la Roma potrebbe aver perso scudetto, capitano e americani! Ma andiamo per ordine.

Benitez&Grant: così vincenti, così a rischio!

Mestiere difficile quello dell’allenatore! Per carità, chiunque di noi vorrebbe star seduto su una panchina invece di sudare quotidianamente per la pagnotta, ma in ambito calcistico quella del tecnico è di gran lunga la figura più controversa. Se la squadra vince, il merito è quasi sempre dei calciatori che vanno in campo e meritano i successi ottenuti; se la squadra perde il primo a saltare è l’allenatore, colpevole di aver messo in campo la formazione sbagliata o di non aver scelto la tattica giusta.

E’ così da sempre e nessuno è immune da questa regola: da Sacchi a Capello, da Lippi ad Ancelotti, ognuno ha avuto nel corso della carriera la sua buona dose di critiche.

E non vengono risparmiati nemmeno tecnici stranieri come Rafa Benitez e Avram Grant, che a questo punto della stagione dovrebbero invece essere solo ringraziati per il lavoro svolto. Dello spagnolo si parlava già lo scorso inverno, quando il suo Liverpool stentava in Premier, pur essendo lanciatissimo in Europa, dove peraltro ha conquistato due finali in tre anni (vincendone una nella rocambolesca gara di Istanbul).

Festa in casa Chelsea!

Incredibili questi inglesi, ogni occasione è buona per organizzare un party. Fosse per loro andrebbero a festeggiare anche dopo aver vinto una partitella in allenamento!

Scherzi a parte. Stavolta il motivo per alzare i calici c’era davvero ed una qualificazione in semifinale di Champions League val bene una sbronza, anche se l’avversario era piuttosto abbordabile ed il risultato pressoché scontato.

Stiamo parlando del Chelsea di Avram Grant, che subito dopo la vittoria sul Fenerbahce si è dato alla pazza gioia in un noto locale londinese, il Funky Buddha, tra karaoke, belle donne e gli immancabili fiumi di alcol.

Champions League: egemonia inglese

Quattro squadre su otto ai quarti, tre su quattro in semifinale: la Champions League parla sempre più inglese. La Roma non ce l’ha fatta a fermare il Manchester né il Fenerbahce è riuscito a frenare le ambizioni di gloria del Chelsea e così toccherà al solo Barcellona rappresentare il calcio “al di qua della Manica” contro lo strapotere delle compagini inglesi.

Situazione ampiamente prevedibile in fase di sorteggio, quando l’urna aveva stabilito gli accoppiamenti, anche se nel calcio abbiamo imparato da tempo che non è tutto così scontato. Ma oggi, alla luce dei risultati, possiamo dire che sembrava un copione già scritto.

Certo, se De Rossi avesse messo a segno quel rigore, forse staremmo qui a parlare di un’altra storia, anche se bisogna ammettere che la qualificazione della Roma è stata fortemente compromessa nella gara di andata e ieri i giallorossi ben poco potevano fare per fermare l’armata Manchester, seppur orfana di Ronaldo e Rooney.