SuperMario regala la sesta coppa Carnevale all’Inter

Si dice che il bello del calcio è che non sia una scienza esatta. Ma delle volte pare proprio che lo sia. Quando si hanno i fuoriclasse in squadra, prima o poi si vince. E’ la regola che segue l’Inter da un paio di anni a questa parte, non solo in campionato, ma adesso anche al torneo di Viareggio.

E’ bastato un super Balotelli per aver ragione delle altre squadre di ragazzini talentuosi, ma non poi così eccellenti. Molti sono in odore di serie A, alcuni addirittura di nazionale di categoria, ma quando hai in squadra un giocatore che segna 7 gol in 5 partite, c’è poco da competere.

La serie A diluita e gli ultimi respiri del calcio

Ormai ci siamo! Il tanto annunciato test sulla serie A diluita vedrà la luce nel giro di un mese. Ovviamente per ora si tratta solo di un tentativo, per vedere le reazioni del pubblico sia negli stadi che dal salotto di casa, ma sembra che il futuro sia quello di un vero e proprio spezzettamento del campionato più bello del mondo.

Si comincia sabato prossimo con la scusa degli anticipi per le squadre impegnate la prossima settimana in Champions League: l’Inter alle 16:00, il Milan alle 18:00 e la Roma alle 20:30, per la gioia dei telespettatori che faranno un’abbuffata di pallone dal primo pomeriggio fino all’ora della nanna!

Il 26 febbraio poi avremo l’anticipo del turno infrasettimanale e in giorno insolito per noi, il martedì, potremo ammirare il derby della Mole. Ma la vera rivoluzione ci sarà in occasione del derby romano in programma il 19 marzo prossimo: fischio d’inizio alle 21:15, ben tre quarti d’ora dopo i soliti posticipi.

Il ginocchio di Ronie ha ceduto ancora

E’ successo di nuovo. Ancora quel maledetto tendine rotuleo, il sinistro stavolta, non il destro che si ruppe già all’Olimpico nel 2000, ha ceduto. ieri sera il Fenomeno è entrato in campo nella ripresa, quando al 15’ si accascia in area, l’arbitro fischia un rigore ai rossoneri per un fallo di mano di Vidigal, ma Ronaldo che era saltato per colpire di testa, si accascia per terra, urlando dal dolore e tenendo stretto il ginocchio sinistro. Una scena già vista, le lacrime di un campione che lascia il campo in barella, i visi preoccupati di compagni ed avversari, una diagnosi che non tarda ad arrivare: rottura totale del tendine rotuleo. Portato in ambulanza all’Ospedale Galeazzi di Milano, è arrivato l’esito, ma Ronie lo sapeva già, come confermato dal dirigente del Milan Leonardo, aveva già capito che era il rotuleo, ha sentito lo stesso dolore. Adesso si trova ancora in ospedale dove è stato raggiunto da alcuni compagni che non erano della partita, e si è tranquillizzato un po’, ma sa che duro calvario lo aspetta, oggi stesso sarà operato a Parigi dallo stesso chirurgo che l’operò nel 2000.

Rischio squalifica per Materazzi

Una volta c’era Calciopoli, Moggiopoli, o come vi piace chiamarlo. Retrocessa la Juventus, ecco l’ennesimo scandalo di casa nostra. Non bastavano i bilanci truccati, i rigori inesistenti o i fuorigioco non fischiati, ad aiutare la nuova Inter ci si mette anche il regolamento Fifa.

Per evitare che i calciatori (soprattutto per un vizio tutto italiano) saltassero le amichevoli delle nazionali, inventandosi malanni che poi si rivelavano falsi, l’organizzazione mondiale del football ha introdotto una norma (artt. 75-76 delle norme organizzative interne) da qualche anno, secondo cui se un calciatore viene convocato in nazionale, ma poi dimostra che per qualche guaio fisico non può giocare la partita, non potrà nemmeno scendere in campo nel match successivo di campionato con il proprio club.

Ultima chance per Guidolin ed il Palermo

Nella mattinata di ieri, il presidente del Palermo Maurizio Zamparini ha fatto visita alla squadra in allenamento. Ci si aspettava sgrida, rimproveri, toni forti, ma non è stato così, come ha confermato Francesco Guidolin durante la conferenza stampa tenutasi nel primo pomeriggio.

“È stato un incontro molto produttivo, ci voleva. È normale essere preoccupati, il nostro cammino in quest’ultimo periodo è stato altalenante e l’intervento del Presidente è stato doveroso e giusto. È stato molto sereno nell’esposizione delle proprie idee, ha parlato con me e con ciascuno dei ragazzi esortandoci di cercare a lavorare al meglio collaborando maggiormente tra noi e con lo staff. La sua presenza mi ha fatto sentire bene: quando lo incontro sento sempre la sua fiducia e lui mi ha rincuorato ma allo stesso tempo stimolato e pungolato”

Pato e Paloschi: il futuro del Milan

Il Milan pensa al futuro. Ancelotti ha deciso di puntare su Paloschi, definito da molti come “predestinato”, quasi come se il suo goal di Domenica segni il suo futuro di sicuro successo, come se un goal fosse un segno del destino. Il mister rossonero vorrebbe ancora portare Didier Drogba (o Amauri) a Milanello, per realizzare un progetto importante nel reparto offensivo: in attacco Pato e Drogba (Amauri), con Paloschi come prima scelta per la sostituzione, ed Inzaghi a fare da chioccia ai più giovani.

Il Milan di Sacchi? In panchina!

C’era una volta il calcio del libero e dei terzini, dei marcatori e del contropiede, del campione indiscusso per cui si muoveva tutta la squadra e degli allenamenti, che puntavano a migliorare la tecnica individuale.

Poi arrivò Arrigo Sacchi e fu la luce e nulla di quel calcio restò, se non nelle pagine di sbiaditi annuari. Il calcio totale, quello tanto caro all’Olanda di Crujff, quello che non prevede dei ruoli specifici e definiti, ma si gioca a tutto campo, con i campioni che non hanno privilegi solo per il nome che portano, ma che si sacrificano e lottano per aiutare i compagni.

Pressing e ripartenze, gioco a zona e schemi precisi da provare e riprovare, da mandare a memoria, perché bisogna imporre il proprio gioco e non limitarsi ad accettare quello degli avversari. Movimento senza palla e gioco spettacolo, perché è questo che la gente vuole, oltre a veder vincere la propria squadra. E quel Milan vinceva, eccome se vinceva! E non si fermava mai, nemmeno quando il risultato era ormai acquisito da tempo.

Gianfranco Zola: la fantasia al potere

Grande, grandissimo, nonostante l’altezza dica il contrario. Un numero 10 puro, di quelli che una volta venivano definiti fantasisti e che oggi si preferisce chiamare rifinitori. Ma Gianfranco Zola fantasista lo era davvero, figlio di quella generazione che tanti ce ne ha fatti vedere, ma pochi come lui.

Piedi buoni e classe da vendere, dribbling ubriacanti e punizioni da manuale del calcio, accellerazioni palla al piede da far arrancare qualunque difensore: è questo il ritratto di un uomo che ha dato molto al calcio, più di quanto abbia ricevuto in cambio.

Comincia a giocare nella sua Sardegna, prima nella Nuorese poi nella Sassari Torres, dove viene scoperto da Moggi e portato al Napoli. Tempi d’oro quelli per la squadra partenopea, i migliori in assoluto della sua storia, quando poteva permettersi di schierare gente come Maradona e Careca, Alemao e Ferrara. Zola arrivava all’ombra del Vesuvio con la sua valigia piena di sogni e speranze, prima fra tutte quella di poter indossare un giorno la mitica “numero 10”, seppure con il timore di dover sopportare il paragone continuo con il mito.

L’uomo mercato dell’estate: Carvalho de Olivera Amauri

Carvalho de Olivera Amauri è ormai un campione indiscutibile, ha tecnica, velocità, potenza fisica e fa spesso goal. E’ uno dei giocatori più richiesti del mercato, tutta l’Europa lo vuole, Barcellona, Milan, Juve, Real, Inter e Chelsea sono pronte a follie per lui. Un attaccante completo, moderno, che può far fare un salto di qualità a qualsiasi squadra, e che ora vuole un club prestigioso nel quale alzare qualche trofeo.

Resoconto 22esima di Serie A

La prima partita della giornata è stata quella giocata Sabato pomeriggio tra Atalanta e Fiorentina, ed è proprio la squadra di Prandelli ha sbloccare il risultato al 29’ del primo tempo, con Pazzini su assist di Montolivo. Ma il vantaggio dura poco, dopo un solo minuto è Muslimovic a pareggiare sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Al 60’ della ripresa di nuovo i viola in vantaggio con Semioli che riesce ad insaccare di testa ma è ancora Muslimovic a fermare sul pari la Fiorentina al 90’.

Nel posticipo serale la Roma ha battuto una Reggina che si è giocata la propria partita, grazie alle reti di Panucci che segna di testa da posizione angolatissima, quasi impossibile, e Mancini che segna dopo una travolgente azione di Giuly.

Il Milan è riuscito a superare il Siena non senza polemiche, grazie al goal di Alberto Paloschi che segna con un gran diagonale dopo soltanto 18’’ dal suo ingresso. Ma il Siena ha giocato una gran partita ed il Milan deve ringraziare prima Orsato che annulla un goal regolare di Locatelli, poi il palo sul tiro di Frick, ed infine Kalac che si rende protagonista con una serie di grandi parate.

Pavel Nedved: il Giappone chiama, ma lui vuole la Champions!

Era l’estate del 1996 quando lo vidi per la prima volta furoreggiare su un campo di calcio, su e giù a macinar chilometri, senza sosta per novanta minuti. Forse perché la sua capigliatura bionda lo faceva notare più di altri o forse perché realmente la sua presenza si faceva sentire rispetto ai compagni, ma sembrava che in quell’edizione degli Europei fosse il protagonista indiscusso della sua nazionale e non solo.

Troppo facile prevedere un futuro ad altissimi livelli, per uno come lui che di nome fa Pavel Nedved e di professione fa il jolly di centrocampo con licenza di offendere e già lo vedevo con la casacca di qualche grande club italiano, pronto a stendere un tappeto rosso davanti ai suoi preziosissimi piedi.

Finì alla Lazio di Cragnotti, che cercava in quegli anni di affermarsi tra le regine del calcio nostrano e che non badava a spese, pur di assicurarsi le prestazioni dei nomi più in vista nel panorama internazionale. E Nedved, Campionato Europeo a parte, non era tra le stelle del firmamento calcistico o almeno non ancora, ma di lì a poco sarebbe diventato uno tra i campioni più richiesti a livello europeo.

Da Beckham a Lavezzi: la tatoo-mania dei calciatori

Sono lontani i tempi in cui il tatuaggio era simbolo di trasgressione o, peggio, di vita da galeotti. Oggi rappresenta una moda ormai consolidata sia tra i vip che tra la gente comune, tanto che non si tende più a nasconderlo, ma anzi si mostra con orgoglio.

E volete che i calciatori si sottraggano a questa tendenza e non approfittino del mestiere che fanno, per esibire i disegni di cui sono ricoperti? Sono veramente pochi gli scampati all’arte del tatoo, forse solo quelli che hanno il terrore degli aghi o che, in controtendenza, preferiscono tenere il proprio corpo “pulito”, ma per i più ogni occasione è buona per ricorrere al tatooist: dalla nascita di un figlio ad un’importante vittoria sul campo.

Il periodo d’oro in questo senso per gli artisti del tatuaggio è stato quello successivo alla vittoria dell’Italia nel Campionato del Mondo, quando praticamente tutta la squadra volle farsi imprimere sul corpo un ricordo di quella notte magica. IX-VII-MMVI il più gettonato, ma anche carte geografiche della Germania, bandiere, dadi e frecce, tutto rigorosamente tricolore!

Carletto Mazzone: mai detto che vado in pensione!

E’ uno di quelli che quando non c’è, ne senti la mancanza, anche se non fai il tifo per la sua squadra, anche se sei lontanto anni luce da quel suo modo di concepire il calcio e la vita stessa.

Romano de Roma, non ha mai nascosto le sue simpatie, anzi, la sua fede per i colori giallorossi, a costo di attirarsi le antipatie di molti. Ma Carlo Mazzone è così, senza peli sulla lingua, uno di cui solitamente si dice “o si ama o si odia”. Ammirato dai più, almeno da quelli che amano la verità e la trasparenza, perché, se c’è un pregio che gli si deve riconoscere, è proprio quello di non mandarle a dire, di mettere il prossimo di fronte alla verità, qualunque essa sia.

Un uomo schietto, di cui il calcio sente la mancanza da quando non lo si vede più agitarsi la domenica su una panchina, urlare contro gli arbitri, che spesso lo mandavano negli spogliatoi prima del previsto, o prendersela con la curva avversaria che lo insultava a gran voce dal primo all’ultimo minuto.

Deferiti Inter e Milan per plusvalenze false

Ormai è destino, il calcio si gioca più negli uffici che sul campo. Dopo lo scandalo scommesse, calciopoli, fidejussioni false, e adesso errori arbitrali a senso unico, si aggiunge un nuovo capitolo alle inchieste giudiziarie del calcio di casa nostra.
La settimana scorsa Galliani e Moratti furono prosciolti dall’accusa di aver falsificato i bilanci delle stagioni 2003 e 2004 (senza i quali non potevano nemmeno iscriversi al campionato), perchè il fatto non costituisce più reato.

A distanza di una settimana, quando ancora non sono finiti i festeggiamenti, ecco notificare una nuova accusa ai dirigenti delle milanesi: deferimento per le plusvalenze.
I fatti si riferiscono ai bilanci che andavano dal giugno 2003 al marzo 2005 “per aver sottoscritto alcuni contratti di cessioni dei diritti alle prestazioni sportive di alcuni calciatori, con abnorme e strumentale valutazione delle medesime prestazioni sportive” si legge sulla motivazione. Le plusvalenze sono state considerate “fittizie” dal procuratore della Federcalcio Stefano Palazzi, che minaccia forti ammende e diffide per i diretti interessati, e cioè Adriano Galliani per la violazione dell’articolo 1 sulla lealtà sportiva, il Milan e l’Inter, per responsabilità diretta, e altri quattro dirigenti o ex dirigenti nerazzurri (tra cui anche Lele Oriali).