Stephen Appiah: niente Coppa d’Africa e carriera a rischio

Domenica alle 18:00 prende ufficialmente il via la Coppa d’Africa, con la partita inaugurale che vede i padroni di casa del Ghana opposti alla Guinea.

Molti i campioni che hanno lasciato le proprie squadre di club in Europa per arricchire questa 26esima edizione di un torneo, che diventa di anno in anno sempre più ricco di nuovi talenti da lanciare. Grande attesa quindi per l’evento, soprattutto da parte di quei giocatori che vestono maglie di squadre europee e che scendono nel “continente nero” forti dell’esperienza maturata lontano da casa.

Ma c’è anche chi, tra questi, dovrà accontentarsi di seguire l’evento dalla tv a causa di un problema che potrebbe tenerlo per sempre lontano dai campi di calcio.
Stiamo parlando della stella del Ghana, Stephen Appiah, in forza al Fenerbahce, da qualche tempo fermo per un problema al ginocchio. Pensava di recuperare in tempo per scendere in campo con la maglia della nazionale e ci teneva a far bella figura davanti al pubblico di casa.

Havant&Waterloville: dalla sesta serie alla gara con il Liverpool

Non c’è spazio per le favole in un mondo in cui non basta la buona volontà e il tifo del pubblico per andare avanti. Nel calcio vince chi spende. E’ una regola che vale da anni e le squadre che non possono permettersi l’acquisto di grandi campioni restano sempre a guardare.

Sempre? Quasi sempre. Ogni tanto spunta l’isola felice, l’outsider che fa simpatia e per cui viene quasi naturale tifare, sperando che continui nella marcia trionfale verso un insperato successo.

L’ultima favola in ordine di tempo si chiama Havant&Waterlooville, nome improponibile e impronunciabile di un club nato nel 1998 dalla fusione dell’Havant Town FC e del Waterloville FC e soprannominato per comodità e buona pace di tutti Hawks. Gioca nella South Conference inglese, nella sesta serie (più o meno la nostra Eccellenza) in uno stadio che può contenere non più di 5000 tifosi e che non ha mai registrato il tutto esaurito (il record di spettatori al West Leigh Park la scorsa estate per l’amichevole contro il Porthsmouts con 3573 paganti).

Michel Platini ce l’ha fatta: addio al G14

Forti interessi economici comuni avevano portato nel 2000 i più grandi club europei ad unirsi per fronteggiare lo strapotere dell’Uefa alle cui decisioni tutti dovevano sottostare.

L’idea era quella di una Superlega che avrebbe dovuto riunire tutti quei club che avevano abbastanza soldi da mettere a disposizione del progetto, a prescindere dalle coppe vinte e dall’importanza a livello internazionale. Ma nel calcio il più delle volte vittoria equivale a soldi e fini che le iscrizioni furono limitate solo ai club di maggior blasone.

Quattordici i club coinvolti nell’iniziativa: Manchester, Liverpool, Juventus, Milan, Inter, Marsiglia, Paris Saint Germain, Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Ajax, Psv Eindhoven, Porto, Barcellona e Real Madrid. Il primo obiettivo dell’associazione fu quello di chiedere un indennizzo per i giocatori convocati in Nazionale che, in caso di infortunio avrebbe fatto perdere fior di milioni ai presidenti dei club.

Fabio Capello tra scelte e indagini

Questa proprio non ci voleva! Nemmeno il tempo di ambientarsi nella nuova realtà che già si ritrova coinvolto in un fattaccio che rischia di mettere a dura prova la sua professionalità.

Fabio Capello non si aspettava certo di cominciare così in salita la sua nuova avventura alla guida della nazionale inglese ed ora, oltre a rispondere alla procura di Torino, dovrà dar conto della situazione anche alla FA, che su di lui ha puntato molto. L’accusa è di evasione fiscale e rischia di mettere a repentaglio la sua posizione di tecnico, visto lo spirito inglese poco propenso al perdono in merito a vicende di carattere giudiziario.

I fatti risalirebbero al periodo 2004-2006, quando Capello allenava la Juventus, e riguarderebbero alcuni proventi mai dichiarati al fisco e spostati su società estere. Non si esclude che le indagini possano allargarsi anche al periodo precedente (Milan e Roma) e a quello più recente in cui il tecnico allenava il Real Madrid, tirando fuori scheletri molto scomodi per un personaggio che si è sempre dichiarato pulito.

Non lo pagano, e Checa vive nello spogliatoio

Quando si dice essere attaccati alla maglia. Carlos Checa, omonimo del grande campione di motociclismo, è il difensore del Nueva Mirador, squadra di C1 spagnola, che ha deciso di andare a vivere addirittura….dentro il suo stadio. Ma qui in realtà non c’è vero attaccamento alla maglia, ma si tratta solo di una forma di protesta verso la sua società che non gli paga lo stipendio da mesi.

Adriano : finalmente l’esordio nel Campionato Paulista

Grande attesa oggi per l’inizio del Campionato Paulista, solitamente poco seguito da questa parte del mondo, ma più che mai interessante in questo inverno, per l’esordio di una nostra vecchia conoscenza, scesa in Brasile per curare il corpo e lo spirito e rimasto poi in patria a titolo di prestito.

Stiamo parlando di Adriano che stasera scenderà in campo con la maglia numero 10 del San Paolo -impegnato in trasferta sul campo del Guaratinguetà– per dimostrare di non essere un bidone e di meritare ancora il titolo di Imperatore.
Se lo augura la dirigenza del club, che ha puntato molto sul suo arrivo, costruendogli intorno una squadra solida, rafforzata dagli arrivi di Juninho (difensore goleador, arrivato dal Botafogo) e di Joilson, laterale molto apprezzato in Brasile.

Certo sarà dura contrastare squadre come il Palmeiras, il Corinthias, il Sao Caetano e soprattutto il Santos, vincitore degli ultimi due tornei, in un campionato, quello Paulista appunto, che è il più equilibrato tra quelli statali.

Un’orgia romana per Cristiano Ronaldo

Anno nuovo vita vecchia per il Manchester United, che si ritrova a dover affrontare l’ennesimo scandaletto sexy.

Stavolta la pietra dello scandalo risponde al nome di Cristiano Ronaldo, non nuovo a far parlare di sé per vicende che lo coinvolgono in storie di sesso. Nel 2005 una prostituta lo denunciò per violenza sessuale, dopo una notte passata in una camera del Sanderson Hotel di Londra. Le accuse caddero, ma la macchia rimase sul nome del portoghese, che con i suoi atteggiamenti non contribuisce certo a riabilitare la sua immagine di ragazzo per bene. Quattro mesi fa è salito all’onore della cronaca rosa per aver pagato 5 prostitute con cui divertirsi in una serata di sesso sfrenato in compagnia di altri due calciatori.

Si salvò dallo scandalo del party natalizio del Manchester solo perché quella sera era in Svizzera a ritirare un premio, ma a quanto pare si è voluto rifare alla grande dei piaceri persi.
La vicenda risalirebbe alla scorsa settimana e le solite voci ben informate riferiscono che Cristiano, subito dopo la vittoria in FA Cup contro l’Aston Villa, abbia pensato bene di prendere un aereo, destinazione Roma, per dar sfogo ai suoi desideri più proibiti.

Zinedine Zidane e la voglia di tornare

L’ultima immagine che abbiamo di lui è quella che lo ritrae mentre passa vicino alla Coppa del Mondo, in quel di Berlino. Zidane china la testa e passa oltre, quasi a salutare un sogno cullato a lungo. Materazzi a terra dolorante, l’arbitro accerchiato dai giocatori, il pubblico che fischia e che non riesce a spiegarsi come mai quel campione possa essersi macchiato di una colpa così grande.

L’Italia alzerà la sua Coppa nella notte dell’Olympiastadion , mentre molti ancora oggi si chiedono che cosa sarebbe cambiato se Zizou non avesse lasciato anzitempo il terreno di gioco. Fantacalcio, discorsi privi di logica, perché la storia non si fa con i “ma” e con i “se”, ma certo lui avrebbe sperato di concludere in modo diverso la sua carriera di calciatore.

Una vita sui campi ad incantare il pubblico con mirabolanti giochi di prestigio, dagli esordi nel Bordeaux alle grandi vetrine internazionali che gli offrirono prima la Juventus e poi il Real. Palmares ricco per il trasalpino che può vantare la conquista di tre campionati (due in Italia ed uno in Spagna), due Supercoppe Spagnole ed una Supercppa Italiana, un Campionato del Mondo, un Campionato d’Europa e due Confederation Cup, oltre ai riconoscimenti a livello individuale (tre Fifa World Player ed un Pallone d’Oro).

Gli italiani all’estero e la nostalgia di casa

Per anni il campionato italiano è stato considerato il più bello del mondo, tanto che, per capire se un giocatore era forte o meno, bisognava testarlo sui nostri verdi campi. Di italiani all’estero nemmeno l’ombra, se si esclude qualche rara apparizione di calciatori a fine carriera, attirati dagli ingaggi stratosferici (vedi Chinaglia e Bettega negli anni ’80).

Poi il mercato cominciò ad allargarsi ed era sempre più facile vedere i nostri eroi vestire maglie di squadre straniere: da Vialli a Zola, da Panucci a Vieri, da Ravanelli a Carboni, la lista di italiani emigrati all’estero è infinitamente lunga. Evidentemente la nostalgia di casa si sente meno quando il portafogli è colmo e le squadre straniere sono molto più disposte ad investire per assicurarsi i campioni nostrani.

Nel 2006 la Spagna riuscì a sottrarci persino due campioni del mondo del calibro di Cannavaro e Zambrotta, per niente allettati dall’idea di scendere in B con la Juventus. Esperienze più o meno fortunate nelle squadre (Real e Barcellona) più blasonate della penisola iberica, ma nel cuore sempre il Bel Paese e la voglia di tornare, dimostrata con continue dichiarazione d’amore verso il nostro campionato.

Thierry Henry tra rivelazioni e dichiarazioni d’amore

Mai calciatore fu rimpianto quanto lui nella Torino di fede bianconera: 11 milioni di sterline incassati con la certezza di chi sta facendo l’affare del secolo, mandando via un giocatore sovrastimato.
Era il 1999 e la Juventus si apprestava a cedere Thierry Henry all’Arsenal, solo pochi mesi dopo il suo arrivo a Torino. Qualche apparizione nella Juve di Ancelotti, dove era utilizzato prevantemente sulla fascia, ruolo che non predilige e in cui non si esprime al meglio.

L’offerta dell’Arsenal arrivò come una manna dal cielo per la società convinta di aver preso un grosso abbaglio in fase di acquisto. E il buon Henry preparò la sua valigia e partì, intenzionato a dimostrare altrove il suo talento calcistico. Questo almeno è ciò che trapelò all’epoca dei fatti.

Ora le rivelazioni del francese fanno luce su quel capitolo rimasto tristemente aperto nel cuore di chi lo ha visto giocare e vincere con altre casacche.
La Juve voleva tenerlo e lui sarebbe stato felice di restare se l’allora direttore generale della società, Luciano Moggi, non lo avesse di fatto costretto ad andar via. Non entra nei particolari Henry, ma spiega che Luciano gli mancò di rispetto e lui chiese di essere ceduto.

L’india nel pallone: speranza nel futuro

Incredibile come una tradizione calcistica radicata possa trasformarsi in poco poco più di un hobby nel giro di un secolo. Curioso poi che in un paese con un miliardo di abitanti ci siano solo dieci squadre di calcio che riducono le gare a poco più di un’esibizione in un campionato che dura cinque mesi.

Ma non è stato sempre così, anzi il calcio indiano ha radici nel diciannovesimo secolo, quando fu fondato il primo club (il Mohun Bagan) nel 1889, molto prima di blasonatissimi club europei.

Nei primi anni del secolo scorso, le squadre indiane battevano regolarmente quelle inglesi, pur giocando a piedi nudi e riuscivano ad imporsi a livello asiatico, proponendo squadre che difficilmente si lasciavano battere nelle varie coppe d’Asia. A livello di nazionale l’India può vantare persino una seminale alle Olimpiadi del 1956, quando fu battuta dall’allora Jugoslavia negli ultimi 20 minuti (chiaro, gli indiani erano abituati a giocare solo per 70 minuti!).

Diego Armando Maradona derubato!

Dopo essere stato per anni sul banco degli imputati, specie per vicende extracalcistiche, Diego Armando Maradona veste i panni di pubblico accusatore, puntando il dito contro chi gli avrebbe sottratto tutti i suoi trofei.

Ma andiamo per ordine, partendo dal primo ottobre 2003, data in cui fu inaguarato a Buenos Aires il museo itinerante a lui dedicato, con lo scopo di portare in giro per il mondo tutta una serie di cimeli calcistici di proprietà del “Pibe de Oro”.

Le tappe prefissate avrebbero dovuto essere varie città di Messico, Argentina, Germania e naturalmente Italia, dove l’esposizione è avvenuta nel gennaio del 2005 in quel di Napoli.
Pezzi pregiati all’interno della collezione, tra cui il Pallone d’Oro vinto dopo i Mondiali del 1986, la Scarpa d’Oro vinta in Europa, gli Olimpia d’oro e d’argento assegnatigli sempre nell’anno del trionfo mondiale con l’Argentina ed una serie di magliette storiche del numero 10, tra cui quella del Mondiale di Messico ’86 e quelle con cui vinse due scudetti ed una Coppa Uefa con il Napoli.

Rafael Benitez rischia l’esonero

Quello dell’allenatore non deve essere il mestiere più semplice del mondo. Certo, a giudicare dai conti in banca dei vari ct più o meno quotati, si potrebbe pensare che, in fondo, il gioco vale la candela, ma quanto è dura la vita su quella panchina!

Lo sa bene Rafael Benitez allenatore del Liverpool che potrebbe essere esonerato a causa delle magre figure rimediate in Premier League in questo inizio di stagione. Attualmente la squadra è quinta in campionato con 38 punti, a dodici lunghezze dalla capolista Arsenal e con poche speranze di recuperare il terreno perduto.

Per il futuro del tecnico sulla panchina dei Reds saranno decisive le prossime partite in Premier, a cominciare da sabato prossimo quando il Liverpool sarà ospite del Boro. A seguire due impegni in casa e poi la gara con l’Aston Villa, preceduta dal match di ritorno in FA Cup con il Luton.

Ever Banega protagonista di un video hard

Accidenti che velocità! Nemmeno il tempo di scendere dall’aereo, che già Ever Banega fa parlare di sé la Spagna intera (e non solo!). Desiderato da mezza Europa, è stato acquistato dal Valencia per 18 milioni euro e si dice pronto a confermare quanto di buono fatto con il Boca Junior.

Per ora ha dimostrato ben altro il gioiellino argentino, beccato in un video amatoriale in cui mostra il lato migliore (?) di sé e non a livello calcistico.

Maliziosi! Scommetto che state pensando ad un video sexy o qualcosa del genere. Ebbene si, stavolta avete ragione: stiamo parlando esattamente di un sex tape di 5 minuti fatto girare in rete, in cui Ever è impegnato in atti di “sesso virtuale” di fronte ad una webcam. Bel modo di presentarsi alla nuova squadra: “Piacere sono Banega. Per saperne di più visitate il sito subiteya.com“.