Adriano fa di nuovo i capricci

“Il lupo perde il pelo ma non il vizio”: quante volte lo abbiamo sentito dire? Mai però come nel caso di Adriano il proverbio sembrò più azzeccato. Ed ora basta con le giustificazioni e le difese a spada tratta, perché l’ex fenomeno brasiliano ha veramente superato il limite.

L’ultima bravata in ordine di tempo risale ad un paio di giorni fa, quando si è presentato all’allenamento con mezz’ora di ritardo, per poi dirigersi direttamente verso il centro di riabilitazione del club, dimostrando poco rispetto per i compagni che stavano sudando sul campo e per l’allenatore che cercava di impartire lezioni di tattica.

Come se non bastasse, ha deciso di andar via prima dell’orario stabilito, senza chiedere autorizzazione alcuna, trovando poi il tempo di mettersi a litigare con un fotografo, che cercava di immortalarlo.

Bundesliga: solo 1-1 per il Bayern, ma è sufficiente per la volata

Se la classifica si potesse rovesciare, l’ultima giornata di Bundesliga avrebbe avuto più senso.
Caso più unico che raro a livello europeo, a parte i pareggi, ogni vittoria che c’è stata, è stata conquistata dalla squadra sfavorita, almeno guardando la classifica.
Questa occasione è vista bene dagli amanti del calcio che prediligono l’incertezza alla marcia solitaria di alcune squadre, e al momento il campionato tedesco dà questa opportunità.

Al primo posto, ovviamente troviamo il Bayern Monaco, che nonostante il suo attacco stellare non va oltre l’1-1 con l’Amburgo. Certo, gli avversari non erano di primo pelo, dato che sono in piena lotta per la Champions, ma da un attacco con Toni, Podolski e Klose ci si sarebbe aspettato di più, anche perchè a salvare la faccia a Klinsmann ci ha pensato Ze Roberto, un difensore.
Quando poi hai in squadra uno scriteriato come Van Bommel che si fa ammonire per aver applaudito ironicamente l’arbitro per avergli fischiato un fallo inesistente, e poi si becca la seconda ammonizione nonappena il direttore di gara si gira, per avergli fatto il gesto dell’ombrello, si capisce che forse tutta questa serenità in casa Bayern non c’è, e che forse la forza della rosa rimane solo sulla carta.

Ligue 1: il Bordeaux molla e il Lione prova a scappare

Riprende il tentativo di fuga del Lione. Dopo 6 anni di noia nel campionato francese, si rivede un pò di incertezza per la vittoria dello scudetto. A dir la verità questo distacco era già piuttosto preannunciato, dato che il -1 della scorsa settimana sembrava più un’utopia da mantenere, che realtà.

Il Lione svolge al meglio il suo “allenamento” in casa contro l’ultima in classifica Metz, che oramai alza bandiera bianca al campionato (18 punti dalla salvezza sono davvero tanti). E’ vero che affrontava la capolista, ma dati i numerosi impegni dell’Olympique Lyonnaise (Lille, Manchester in coppa e Bordeaux in una settimana), si poteva perlomeno tentare di fare il colpaccio, date le numerose assenze.
Ma per vincere la partita è bastato un frustrato Fred, alla sua terza partita da titolare, un pò poco per un nazionale verdeoro, che già dopo 10 minuti mette tutti a tacere. 2-0 il risultato finale, che non lascia capire se il Metz ha almeno provato a giocarsela, oppure è stato il Lione che non ha voluto infierire su un avversario evidentemente di categoria inferiore.

Da Pelè a Bobby Moore: la scaramanzia nel calcio (capitolo secondo)

Aruna Dindane non segna più? Colpa di un maleficio! Sembra una storia di altri tempi e invece stiamo parlando di un calciatore ivoriano, attualmente in forza al Lens, che dall’ 8 dicembre scorso non riesce più a buttarla dentro, nonostante faccia il bomber di professione. Per tentare di liberarlo dall’influenza malefica di qualche marabutto, sono state sacrificate due povere pecore ed un tacchino, ma sembra che non si sia ottenuto il risultato sperato.

Lo so, viene da sorridere, ma la superstizione fa parte da sempre del mondo del calcio, anche se pochi ammettono di avere dei riti propiziatori, per attirare la fortuna ed allontanare i guai.

Ne avevamo già parlato tempo fa, ma gli episodi sono tali e tanti, che forse vale la pena dedicare un secondo capitolo all’argomento. E non aspettatevi solo nomi semi-sconosciuti tra queste righe, perché la scaramanzia non ha risparmiato nemmeno giocatori come Pelè o Bobby Moore, che certo non avevano bisogno di talismani per dimostrare il proprio valore in campo.

Recupero Barça, da -9 a -2 in un mese

L’ultima giornata di Liga ha dell’incredibile. Il Real passa dal Paradiso all’Inferno nel giro di 60 secondi, giusto il tempo di vedersi annullare il gol che gli avrebbe fatto ipotecare lo scudetto, e contemporaneamente subirne uno nel modo più rocambolesco possibile.
Altro che fair play. Il Getafe si deve salvare, e le prova tutte per fare risultato al Bernabeu. Ci prova col catenaccio (evidentemente non solo italiano), con il gioco duro, ma ci riesce fregandosene della correttezza sportiva. Minuto 64: il Real è appena andato in gol con Robben, i giocatori vanno sotto la curva a festeggiare. Peccato che nella bolgia dei tifosi non si senta il fischio dell’arbitro che annulla il gol per fuorigioco. Belenguer non ci pensa su due volte, batte la punizione e in pochi secondi 4 calciatori del Getafe si trovano davanti a Casillas, così da trafiggerlo con Uche per il gol che vale i 3 punti.

E intanto il Barça ringrazia. Facile l’impegno per i blaugrana che ospitano il sempre più disperato Levante, e banchettano sulla sua carcassa con un 5-1 senza sconti, che li fa essere a soli due punti dalla vetta. Un mese fa Ronaldinho e compagni erano a -9 e le tensioni da spogliatoio tra i magnifici 4 erano più che palpabili, ma si sa, basta che arrivino i risultati che tutto si aggiusta.
Amici come prima e operazione sorpasso iniziata.

In Premier sorprende l’Everton

E’ stato un fine settimana piuttosto importante nella Premier League, con la finale di Fa Cup tra Chelsea e Tottenham (vinta dai londinesi) e per il quarto posto utile per l’ingresso ai preliminari di Champions.
Ma anche dall’altra parte della classifica non si scherza, visti i numerosi scontri diretti che si sono disputati sabato pomeriggio, anche se il Derby County è già ad un passo dalla retrocessione in prima divisione (la nostra serie B).

A prescindere dal brutto infortunio di Eduardo, del quale si è già parlato tanto, l’Arsenal non va oltre il 2-2, vuoi per lo shock dell’infortunio, o perchè la squadra dei Brummies ha voluto vendere cara la pelle. Fatto sta che non si è riuscito a gestire il vantaggio, annullato dalla rete al quarto minuto di recupero di James McFadden, e considerando che il Birmingham è ad un solo punto dalla retrocessione, questo potrebbe suonare come un campanello d’allarme per gli uomini di Wenger, soprattutto in vista del ritorno contro il Milan. A far sperare i Gunners c’è solo l’ottima prova di Theo Walcott, tornato a pieno regime dopo l’infortunio, che in cinque minuti superbi e manda in crisi da solo l’intera difesa dei biancazzurri e segna i due gol che fanno sperare nella vittoria. Adesso i Gunners sono tallonati dal Manchester, solo 3 punti sotto.

Alex Ferguson contro i procuratori

I giocatori di oggi permettono agli agenti di vivere nelle loro tasche. Wes è stato con noi da quando aveva dodici anni, ma questi personaggi vivono la vita per i calciatori e, se loro sono contenti di continuare così, avranno ciò che cercano.

E’ l’ultima invettiva di Sir Alex Ferguson, che di recente sembra essere più nervoso e scontroso del solito, lanciando le sue ire verso chiunque gli si pari di fronte. E così, dopo aver tuonato contro i calciatori per i noti fatti della festa a luci rosse e contro il pubblico, reo a suo avviso di aver trasformato ogni partita dei Red Devils in un funerale, stavolta se la prende con i procuratori e promette battaglia.

A provocare la rabbia del tecnico, il ritardo nel rinnovo del contratto di Wes Brown, che su consiglio del suo agente starebbe giocando al rialzo con i dirigenti del Manchester United, non accettando la già vantaggiosa offerta di 50 mila sterline a settimana. Una mossa scorretta a detta dell’allenatore, che ora ha intenzione di portare avanti una vera e propria crociata contro la figura dell’agente.

Marco Van Basten e Johan Cruijff insieme per l’Ajax

Mettete insieme Johan Cruijff e Marco Van Basten nella stessa squadra ed avrete una delle accoppiate più forti del secolo. Purtroppo i due hanno appeso da tempo gli scarpini al chiodo e potremo vedere la magica coppia solo fuori dal campo, in giacca e cravatta o al massimo in tenuta ginnica.

Sarà comunque un bel vedere e, se riusciranno ad ottenere almeno la metà del successo che ebbero come calciatori, vorrà dire che avranno fatto grandi cose per la causa dell’Ajax.

Uniti da un destino comune, sono stati due tra i più grandi calciatori che il calcio olandese abbia mai sfornato. Johan viene messo spesso alla pari dei più grandi del secolo e quando si nominano Maradona e Pelè, c’è sempre qualcuno che tira fuori il suo nome. Un vero genio in mezzo al campo, interprete dell’ormai celeberrimo “calcio totale”, talento puro difficile da definire sul piano tattico. Giocò nell’Ajax dal ’65 al ’73, per farvi poi ritorno nel 1981, dopo aver raccolto successi in giro per l’Europa e negli States. In carriera ha vinto tutto con la maglia dei lancieri, mentre in Nazionale non è riuscito a raccogliere i successi che avrebbe meritato.

Paul Gascoigne come George Best? Forse peggio!

George Best era un mio amico ed era anche il mio eroe. La notizia della sua morte mi ha distrutto: ma io non sono come lui: mi curo, vado da uno psicologo e tengo sotto controllo i miei problemi con l’alcol.

Parola di Paul Gascoigne nel dicembre 2005. Sono trascorsi poco più di due anni e lo ritroviamo ricoverato forzatamente al Middleton St. George Hospital di Darlington, in condizioni pietose, soprattutto dal punto di vista psichico. La causa? Proprio quei problemi che lui credeva di poter tenere sotto controllo e che evidentemente gli sono sfuggiti di mano, portandolo a dare di matto in due diversi alberghi inglesi. La prima volta era arrivata sua sorella ad evitare che Gazza si cacciasse in guai più grossi, la seconda è dovuta intervenire la polizia, caricandolo su un van, destinazione clinica.

I fatti sono noti, la stampa inglese gli ha dedicato pagine e pagine e la notizia ha fatto velocemente il giro delle tv di mezzo mondo: Paul era ospite dell’escusivo hotel Malmaison a Gateshead, suo paese natale, e già da qualche giorno era solito mostrarsi nudo a chiunque si presentasse davanti la porta della sua stanza, esibendo la scritta mad (pazzo) sulla fronte.

Cristiano Ronaldo ultima vittima del raggio laser!

L’ennesimo episodio per ribadire che la madre dei cretini è sempre incinta. E ne partorisce a centinaia, a migliaia, tanto da poterli disseminare qua e là nel mondo, visto che la stupidità umana viaggia tranquillamente senza passaporto.

L’ultimo figlio della signora, risiede presumibilmente in Francia -anche se molti suoi fratelli ultimamente sono stati avvistati in diversi Paesi europei- e l’altra sera si trovava all’interno dello stadio Gerland di Lione ed era pericolosamente armato.

No, non stiamo parlando di un coltello o di una rivoltella sfuggita ai tradizionali controlli all’ingresso, ma di un laser pointer, un puntatore laser, ultima tecnica adottata dai tifosi di mezza Europa per disturbare gli avversari, impedendogli di giocare come sanno. L’altra sera ne ha fatto le spese Cristiano Ronaldo, asso del Manchester United, che è stato letteralmente preso di mira da un cretino, che lo ha disturbato sin dal riscaldamento prepartita.

Peter Shilton, il recordman del calcio!

Dura la vita del portiere, lì in mezzo ai pali, a sopportare i rigori invernali (nel senso del freddo) e il solleone che picchia. Sempre solo, destinato a guardare gli altri mentre si divertono e a raccogliere la palla in fondo alla rete. Pochi applausi, molte critiche, in un ruolo in cui è impossibile non sbagliare almeno una volta e quella volta che diventa una macchia sul curriculum, una papera difficile da cancellare, sottolineata più dell’errore di qualunque altro calciatore.

Si comincia a giocare in porta perché si hanno i piedi scarsi e poca attitudine al gol, poi si può crescere e migliorare, dimostrando di poter trasformare in professione, quella che all’inizio era una forzatura. E si può diventare campioni, grandi campioni, in grado di raggiungere record invidiabili, soprattutto nel numero di presenze, perché il portiere, si sa, può allungare la carriera fino alla maturità.

Chiedete a Peter Shilton, per esempio, vero recordman del calcio internazionale e detentore di un primato difficilmente raggiungibile: 1390 partite giocate, dicono le statistiche! Fate due conti, considerando quante gare si possono giocare in anno, e vi renderete conto che il suo nome resterà stampato sul libro dei Guinness per l’eternità.

Avram Grant come Beckham e Collina: minacce di morte!

E basta, rivoglio il mio giocattolo! Ridatemi il calcio che ho amato da bambina, il profumo della domenica, i 22 in campo che si giocano i tre punti e solo quelli! Riprendetevi gli scandali, i sospetti, calciopoli, le tv e gli interessi. Lasciatemi solo il pallone, l’unica cosa che conta e per cui vale la pena di guardare una partita.

Una volta il calcio finiva in prima pagina solo per avvenimenti eccezionali (la vittoria di un mondiale per esempio), oggi campeggia sempre più spesso accanto alla cronaca, diventando, nella maggior parte dei casi, cronaca lui stesso.

L’ultimo episodio in ordine di tempo riguarda l’allenatore del Chelsea, Avram Grant, destinatario di una lettera contenente minacce di morte ed una polvere misteriosa. Il messaggio contenuto nelle poche righe era di chiaro stampo antisemita (vi risparmio il testo) e si concludeva con “quando aprirai questa lettera, morirai di una morte molto lenta e dolorosa”. Insulti e minacce anche all’indirizzo della moglie Tzofit, personaggio molto noto in Israele.

Adriano: niente maxisqualifica grazie a Zidane!

Quanto ci sei mancato! Era ora che tornassi a far parlare di te per qualche atteggiamento, che non riguarda strettamente il pallone che rotola e che gonfia la rete! Ora si che ti riconosciamo e non solo nei gol che avevi ricominciato a segnare, dimostrando di aver ritrovato il sorriso ed una discreta forma fisca.

Naturalmente sto scherzando. Ho ammirato l’Adriano dei tempi migliori, quando segnava gol a grappoli e veniva definito a furor di popolo “Imperatore” e mai gli augurerei di mettersi in mostra solo per i suoi comportamenti poco consoni alla vita di un campione.

Fatto sta, però, che il brasiliano ha fatto veramente poco negli ultimi anni per scrollarsi di dosso l’etichetta di ex vincente ed il ritorno in prestito al San Paolo sarebbe dovuto servire proprio per recuperarlo, soprattutto sotto il profilo umano.

Ouaddou: mi chiami negro? E io ti denuncio!

Fischi, cori e “buu” razzisti fanno parte della quotidianità sui campi di calcio. Non è bello, ma è così. Su qualunque campo, qualunque sia la maglia indossata dal giocatore di turno. C’è chi ormai si è abituato o fa finta di non sentire e c’è chi si stanca e si ribella, arrivando a gesti inconsueti per una partita di pallone.

Ne sa qualcosa Abdeslam Ouaddou, difensore marocchino del Valenciennes, che nella gara con il Metz è stato fatto oggetto per tutto il primo tempo di insulti e fischi, dovuti al colore della sua pelle. Ma lui non ci sta e, mentre si affanna nei recuperi, pensa a come zittire i tifosi avversari una volta per tutte. Il massimo della soddisfazione sarebbe segnare un gol, ma lui gioca indietro e quello non è il suo mestiere.

Finisce il primo tempo e tutti rientrano negli spogliatoi, per godersi il meritato the caldo. Tutti? Non proprio, perché Abdeslam prende la via degli spalti e decide di risolvere personalmente la questione in un faccia a faccia con un tifoso, che lo aveva infastidito particolarmente. Poi torna in campo accompagnato dagli steawrd e viene ammonito dall’arbitro, per aver lasciato il terreno di gioco, e invitato a raggiungere i compagni. Oltre al danno, la beffa!