Delio Rossi non se ne va

C’è aria di tempesta in casa Lazio dopo le ultime sconfitte che hanno allontanato la squadra di Delio Rossi dai sogni di gloria lungamente cullati. Tutto ciò ha portato all’incrinatura dei rapporti con il tifo più acceso, fino alla contestazione civile, ma pur sempre decisa, in quel di Formello.

A finire sul patibolo il portiere Carrizo e Delio Rossi, reo di non aver indovinato qualche scelta determinante nelle gare clou dell’ultimo periodo. In un clima così infuocato è logico quindi che saltino fuori voci relative all’esonero del tecnico, sebbene lui continui a difendersi dicendo di non aver mai parlato di traguardi ambiziosi.

Da parte sua l’allenatore ha l’appoggio incondizionato della società, che ancora una volta ha ripetuto l’intenzione di andare avanti con la stessa guida tecnica. Rossi resta al suo posto, checché ne dica la curva, e non vuole nemmeno sentir parlare di ultimatum.

Fiducia a Robinho, in campo contro l’Italia

La vicenda ha fatto tremare il calcio inglese, finito ancora una volta in prima pagina per uno scandalo a sfondo sessuale. Bisognerà attendere la conclusione delle indagini per sapere se Robinho è implicato o meno nello stupro ad una diciottenne in una discoteca di Leeds, ma per ora il giocatore è tornato alla vita di tutti i giorni, contribuendo alla vittoria del City nella gara contro il Newcastle (assist a Shaun Wright-Phillips per il provvisorio 1-0).

Per ora dunque il brasiliano sembra godere della fiducia della società, che gli ha perdonato la fuga dal ritiro di Tenerife (dopo avergli comminato una multa salatissima) e che non crede che il ragazzo possa essersi macchiato di un reato tanto grave.

Si pone sulla stessa lunghezza d’onda anche Carlos Dunga, allenatore del Brasile, che lo ha convocato per la gara del prossimo 10 febbraio contro l’Italia, difendendolo a spada tratta da qualunque accusa.

Inter in testa tra mille polemiche

Gli anni passano, ma le polemiche restano. E se poi a lamentarsi è proprio la squadra che ha maggiormente beneficiato dei favori arbitrali in questi ultimi anni, allora la vicenda assume un aspetto quasi comico. Ma ognuno tira l’acqua al suo mulino e può capitare di vedere un Mourinho infuriato (forse non solo per la partita in sé) che si alza dalla panchina e si rivolge all’arbitro con termini non proprio da lord inglese.

Non che il portighese si sia esibito in chissà quale dissertazione scurrile, ma accusare un arbitro di aver paura è forse più grave che mandarlo a quel paese. E poi cosa doveva temere l’arbitro?

Secondo me ha sofferto di troppa pressione. Ci vogliono arbitri più esperti, soprattutto quando ci sono tutte queste polemiche. La Roma ha perso in Coppa Italia per un fuorigioco di dieci centimetri di Samuel che è stato vissuto come un dramma nazionale. Il gol di Mexes a Napoli era di venti centimetri irregolare.

Mourinho va a caccia di talpe e Balotelli resta ancora fuori

Io non parlo mai dei fatti avvenuti nello spogliatoio. Chi invece ha questa abitudine non può permettersi di far parte della squadra.

Così parlò Roberto Mancini il 7 aprile del 2006, dando sfogo a tutta la sua rabbia per le continue indiscrezioni uscite dallo spogliatoio nerazzurro. Fatto sta che, a quasi due anni di distanza, il Mancio non fa più parte della scuderia mentre la presunta talpa fa ancora il suo sporco lavoro, dando a noi scrivani la possibilità di fare il nostro.

Gli allenatori passano, ma a quanto pare certe abitudini non cambiano mai ed ora, a metà stagione conclusa, se n’è accorto anche mister Mourinho, che deve essere saltato sulla sedia nel leggere le sue parole sulle prime pagine dei giornali, neanche le avesse pronunciate di fronte ai microfoni del tg della sera.

Mourinho: l’Inter di Mancini ha vinto senza merito

Di ufficiale c’è poco o niente, ma la voce pare uscita dallo spogliatoio dell’Inter all’indomani della disfatta di Bergamo. Lo Special One si è accorto improvvisamente di avere a disposizione una squadra assolutamente normale, ben lontana dallo schicciasassi che dovrebbe fare un solo boccone di qualunque avversaria su qualunque campo. E allora via ad una strigliata come si deve, con tanto di colpevoli additati e fatti fuori e relativo ripescaggio degli assenti a Bergamo. Ma non basta. Mister Mourinho ha rigirato il dito nella piaga, ricordando ai suoi il recente passato:

Il primo scudetto ve lo hanno dato in segreteria, il secondo lo avete vinto perché non c’era nessuno. Il terzo all’ultimo minuto. Siete una squadra di…

Aggiungete voi il termine che vi sembra più adeguato alla circostanza e provate a dire che nelle parole attribuite al mister non c’è un attacco al lavoro del suo predecessore. Certo, l’intenzione era quella di scuotere la squadra, risvegliandone la fame di vittorie, ma la frase suona come “Mancini ha avuto vita facile, impossibile non vincere in quelle condizioni”.

Ancelotti – Spalletti, tra passato e futuro

Archiviate le festività natalizie, siamo pronti a rituffarci nel clima del campionato, ansiosi di rivedere quel pallone che rotola sul rettangolo verde, dopo tre settimane di chiacchiere.

E la giornata di domani ci propone subito una sfida dal sapore particolare, sebbene entrambe le formazioni siano ben lontane dalla testa della classifica e, per ora, dalle ambizioni-scudetto.

Ma in Roma-Milan assisteremo anche ad una sfida nella sfida, ovvero Spalletti contro Ancelotti, due dei tecnici più apprezzati (e a volte discussi) del calcio italiano. Per l’allenatore del Milan sarà l’ennesimo ritorno al passato, visti i suoi trascorsi in maglia giallorossa, con un occhio particolare anche a quello che potrebbe essere il suo futuro prossimo. Carletto finirà sulla panchina della Roma? Non lo sappiamo, ma ultimamente si è divertito parecchio a stuzzicare il tecnico toscano, invitandolo a farsi da parte per lasciargli il posto.

Mourinho alza la voce

Lo so, rischiamo di diventare noiosi, tornando spesso sullo stesso argomento, ma non è certo colpa nostra se in questi giorni senza calcio giocato la vicenda che più tiene banco è quella legata al caso-Balotelli.

Giusto qualche ora fa ci eravamo occupati del giovane attaccante nerazzurro e del suo rifiuto ad entrare nella trattativa per arrivare a  Cassano. Il ragazzo conosce le proprie potenzialità e, se proprio trasferimento deve essere, che sia almeno verso una destinazione gradita (la Premier, ad esempio). Ma è lui a parlare o dietro il suo pensiero c’è la voce del fratello procuratore? E’ quello che si chiede mister Mourinho, che tanto per rimettere a posto la situazione e ricordare chi porta i pantaloni in casa, non lo ha convocato per la gara di domani contro il Cagliari:

Mario è un ragazzo fantastico, non mi piace non convocarlo. Ma non so se il fratello è d’accordo… Forse è lui che vuole farlo andar via? Non so. Di certo a me piacciono i giocatori che pensano con la proria testa, perchè se dipendiamo troppo dal pensiero degli altri, forse nel momento della responsabilità e delle pressioni non siamo preparati per rispondere.

Mihajlovic alla Lazio? Parte il toto-allenatori

Mihajlovic sulla panchina della Lazio al posto di Delio Rossi: un’ipotesi suggestiva quanto fantasiosa, sebbene sia necessario premettere che per il momento non è supportata da reali voci di mercato raccolte nell’ambiente. E allora da dove arriva?

Arriva, come spesso accade in questi casi, dall’Inghilterra, dove si è soliti scommettere su tutto ciò che riguarda il mondo del pallone e non solo. E allora perché non scommettere su come cambierà la geografia delle panchine italiane il prossimo anno?

Ed ecco spuntare il nome dell’ex giocatore biancazzurro, che potrebbe finire per allenare proprio la squadra che lo ha consacrato al calcio che conta, dopo le esperienze con le maglie di Roma e Sampdoria. Il serbo viene quotato a 6.25, per la gioia di quanti amano i grandi ritorni. E gli altri?

Ed ora Capello diventa “Il Padrino”

Accolto come il salvatore della patria al momento del suo insediamento, ha dovuto poi scontrarsi con la parte più ostile del popolo d’Inghilterra, poco abituato a riconoscere che uno straniero possa essere migliore, specie se italiano.

Ora lo chiamano “Il Padrino”, ma Fabio Capello ne ha dovuti mandar giù di bocconi amari, prima di riuscire a dimostrare di essere ancora quanto di meglio c’è sulla piazza a livello internazionale, il più vincente di tutti, l’unico che è riuscito nell’impresa di trionfare ovunque abbia messo piede.

Ma le prime uscite non proprio esaltanti dal punto di vista del gioco avevano riportato alla luce vecchie polemiche, come se ci si aspettasse di veder spuntare una bacchetta magica tra le mani del tecnico, capace di far girare testa e gambe dei giocatori. Ma lui è andato avanti per la sua strada, tra scelte scomode ed impopolari (vedi l’esclusione del beniamino Owen) e regole rigide, anche a rischio di diventare antipatico.