Guardiola vicino al rinnovo, si complicano i piani dell’Inter

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Pep Guardiola, è l’allenatore che tutti vorrebbero avere. Vince tutto e lo fa giocando un calcio meraviglioso. Bisognerebbe anche aggiungere che vive in una realtà difficilmente replicabile da altre parti. Il Barcellona sembra un posto da fiaba, dove tutti fin da bambini imparano a fare qualsiasi cosa con il pallone. E così capita la squadra B del Barça riesca a strapazzare in Champions League gli ex-campioni russi del Rubin Kazan.

Massimo Moratti ha sempre dimostrato di apprezzare molto il tecnico spagnolo, e ha cercato più volte di vedere se c’era possibilità di portarlo a Milano il prossimo luglio – nonostante la concorrenza agguerrita di molte squadre tra cui spicca il Chelsea. Un sogno o un obiettivo che rischia di infrangersi contro la realtà. Secondo il quotidiano catalano Mundo Deportivo, Guardiola ed il Barcellona sarebbero vicini a firmare un rinnovo. L’intesa potrebbe arrivare già a gennaio.

Rafa Benitez appeso a un filo

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Come si può considerare la netta sconfitta di ieri contro il Werder Brema? C’è chi ricorda che il campo del Werder ha sempre rappresentato un ostacolo insormontabile per le squadre italiane – in quindici gare nessun club tricolore è riuscito ad espugnarlo, e che l’Inter ormai aveva già la testa nel mondiale per club, visto anche che aveva già conquistato l’accesso agli ottavi di finale.

Parole che scompaiono dietro i numeri di questo inizio di stagione: ieri l’Inter ha perso per la settima volta su 23 uscite. L’anno scorso i nerazzurri avevano perso sette partite in tutto l’anno – e l’ultima sconfitta era stata l’1-0 contro il Barcellona, un ko che aveva garantito l’accesso alla finale di Champions League.

Brescia: Iachini esonerato, arriva Beretta?

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La notizia circolava da un po’, ma solo ora arriva l’ufficialità: Beppe Iachini da oggi non è più l’allenatore del Brescia per decisione della società, che comunque si sente in dovere di ringraziarlo per il lavoro svolto e per la promozione in Serie A. L’esonero arriva forse nel momento meno indicato, considerando che l’ultima sconfitta del Brescia ha preso corpo lo scorso sabato contro il Milan, squadra che lascia ben pochi punti per strada.

Del resto la posizione di classifica suggeriva un intervento immediato, se non si vuole perdere il treno salvezza ancor prima della sosta natalizia. Il Brescia in realtà aveva cominciato nel migliore dei modi la stagione, riscattando la sconfitta dell’esordio con ben tre vittorie di fila (contro Palermo, Chievo e Roma).

Mourinho: “la mia squalifica è come una medaglia”

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Diciamolo pure. Senza lo Special One per i mass media sarebbe molto più difficile riempire i loro spazi. Anche se a volte finisce per essere un po’ ripetitivo. Come in questa occasione, in cui si impegna in suo classico, la lotta tra José Mourinho e il resto del mondo – per commentare le due giornate di squalifica che l’UEFA gli ha rifilato dopo i rossi pilotati nella partita di Champions contro l’Ajax.

Si parte da lontano:

Mia nonna è morta molti anni fa, ma ricordo tante cose che mi diceva quand’ero piccolo: una era che se la gente ti invidia devi essere felice e non preoccupato. A me succede esattamente questo.

Delneri vuole lo scudetto

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La partenza deludente della Vecchia Signora (sconfitta con il Bari e pareggio interno contro la “sua” Samp) gli aveva consigliato di volare basso, tanto che il ritornello in quelle settimane era sempre lo stesso:

Siamo una squadra giovane, completamente rinnovata. Voglio tempo, chiedo pazienza.

Ma Gigi Delneri oggi non si nasconde più, visti gli ultimi confortanti risultati e – soprattutto – la capacità di concludere le gare senza prendere caterve di gol come ad inizio stagione (solo 4 reti al passivo nelle ultime otto gare). Dove può arrivare questa Juve. Il tecnico non si pone limiti e dà voce alle speranze del popolo bianconero:

La parola scudetto non deve farci paura. Siamo pronti a combattere per un risultato importante, ma allo stesso tempo siamo consapevoli che la strada è molto lunga e difficile.

Allegri: Ibra è come Van Basten

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Si è conquistato sul campo la sua grande occasione ed ora che l’ha avuta non ci sta proprio a porsi dei limiti. Lui è Massimiliano Allegri, sulla panchina del Milan dalla scorsa estate e già nel cuore dei tifosi, che sognano di rivivere gli antichi fasti, dopo qualche anno di appannamento. La piazza gli chiede successi, specie dopo aver visto trionfare per anni i cugini nerazzurri e lui non si tira indietro e giura di non voler rinunciare a nessuno degli obiettivi:

Nella mia filosofia e in quella del Milan ci sono tre obiettivi: campionato, Champions League e Coppa Italia. Fino al 22 febbraio possiamo pensare a campionato e alla partita di Coppa Italia del 12 gennaio, quando riprenderà la Champions cercheremo di correre sui tre fronti e ottenere il massimo. La rosa è ampia e la squadra ha trovato il giusto equilibrio.

Mourinho e il mercato di gennaio del Real Madrid

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Il Real Madrid è un club particolare. Anche se è stata eletta miglior squadra del secolo scorso, con le sue nove Coppe dei Campioni vinte, è da anni che non ricopre più un ruolo da protagonista sul palcoscenico della Champions League, visto che finisce la sua corsa sempre negli ottavi di finale. Quest’anno, con l’arrivo di José Mourinho, l’attesa è – se possibile – ancora più grande.

L’arrivo dello Special One ha permesso alla Casa Blanca di ritrovare il rigore tattico perso negli ultimi anni. E i risultati si vedono. Prima nel girone di Champions League e leader della Liga. E ora si avvicina il mercato di gennaio.

Moratti: sceglierei di nuovo Benitez

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C’è chi parla di fiducia illimitata e chi invece vede nella gara di mercoledì contro il Twente il crocevia dell’esperienza di Benitez sulla panca dell’Inter. Non sappiamo quale sarà il futuro del tecnico spagnolo di qui alla fine della stagione, ma quel che è certo è che Moratti non è affatto pentito della scelta fatta la scorsa estate, quando strappò mister Rafa dal Liverpool per portarlo a Milano:

Se sceglierei di nuovo Benitez? Le cose si fanno nel momento in cui si pensa sia giusto farle. Lui è una persona seria, ha le spalle forti, ci credo, avanti così.

Ancelotti si sfoga: non sono come Ferguson

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C’è malumore in quel di Londra, sponda Chelsea, dove il nostro Carletto Ancelotti sta vivendo il primo momento di difficoltà da quando ha scelto di approdare alla corte di Abramovič. Le due sconfitte consecutive rimediate nelle ultime giornate non contribuiscono a rasserenare un ambiente scosso dalle ultime indiscrezioni di radiomercato che vorrebbero il tecnico italiano sulla via dell’abbandono alla panca sin dalla prossima estate.

Ancelotti ha voluto mettere subito i puntini sulle “i” in questo senso, rassicurando la piazza sul suo futuro, ma è evidente che qualcosa si è rotto e l’ingranaggio non gira più come dovrebbe:

Tutto quanto riportato dai giornali inglesi è falso. Ho un contratto fino al 2012 e intendo onorarlo. Sto bene al Chelsea, mi trovo bene con la società e con i giocatori.

Sir Alex Ferguson non lascia ma raddoppia

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Sir Alex Ferguson. Uno come lui non c’è. Non fosse che per la sua longevità su una delle panchine più ambite al mondo: dal 1986 è alla guida del Manchester United. Ma non c’è solo quello. Trovatemi un altro uomo di calcio che abbia vinto 57 trofei nella sua carriera.

Adesso può sembrare persino strano, ma c’è stato un momento in cui la guida dello United aveva pensato di dire addio: era il 2002 ma i tifosi gli fecero cambiare idea. E così ha portato i Red Devils a vincere un’altra Champions League.
Ora non pensa più di andarsene. Come ha spiegato – scherzandoci sopra – in un’intervista concessa alla BBC:

Per quanto tempo resterò qua? Non lo so ma io non posso certamente andare in pensione adesso.

Ranieri: “Ho sbagliato anch’io ma non sono bollito”

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Dopo aver raddrizzato la barca giallorossa, Claudio Ranieri ha concesso una lunga intervista al mensile Rivista Romanista – in edicola dal 19 novembre -, che è diventata l’occasione per rispondere punto su punto a chi l’aveva criticato.

Ammette le sue colpe:

Ho sbagliato anche io

visto che all’inizio della stagione – com’era sotto gli occhi di tutti – qualcosa non andava. In questi casi l’allenatore

deve lavorare di più sulle teste dei suoi giocatori, io evidentemente non l’ho fatto abbastanza.

Ma l’autocritica si ferma qui

Hanno detto che ero bollito, ma avevo ragione io. Ho cercato di sistemare la squadra sugli avversari perché vedevo che le cose non funzionavano come l’anno scorso. Ora va meglio e si vede.