Ci aspettavamo il solito calciomercato invernale, infarcito di grossi nomi sparati qua e là, tanto per scaldare le varie piazze, per poi constatare a febbraio che nulla può cambiare in un mondo del pallone, dove regna sovrana la crisi.
Poi sono arrivati gli arabi e le nostre convinzioni sono andate a farsi benedire, lasciando il posto alla consapevolezza che tutto si può comprare, anche qualcuno che fino al giorno prima era stato definito incedibile. Inutile ripercorrere le varie tappe della vicenda-Kakà, visto che da giorni l’argomento ha monopolizzato i discorsi di tutti gli amanti del pallone, facendo passare in secondo piano qualunque altra vicenda.
Meglio guardare al futuro per cercare di intuire sotto quale cielo giocherà il brasiliano nei prossimi anni, ammesso che su quel contratto da numerosi zeri non ci sia già la firma in calce, come annunciato ieri dal sito Arabian Business. Kakà ha firmato per il City, si era detto, salvo poi veder sparire la notizia in un battibaleno, quasi a non voler disturbare una trattativa che sta valutando gli ultimi dettagli.
Stasera Kakà sarà a San Siro, convocato come nulla fosse da Ancelotti. Per questo fine settimana quindi non aspettiamoci novità di rilievo, ma poi? Alla fine il brasiliano si convincerà ad accettare le proposte del City per il suo bene e per il bene della società. Si, offrire 105 milioni di euro per avere un calciatore è fuori logica (come direbbe Cobolli Gigli) o è folle (come direbbe Ferguson), ma sarebbe ancor più folle tentennare di fronte all’offerta e rinunciare.
Ed i tifosi devo guardare la situazione proprio in questa ottica, nonostante i numerosi sondaggi apparsi sul web chiedano a gran voce che Kakà resti. Il calcio non è sentimento, non è attaccamento alla maglia. Non più, che ci piaccia o no.