Campione d’Europa e mondiale in carica, e al centro dell’attacco della squadra più forte del pianeta – il Barcellona. In una parola David Villa. Alla sua seconda stagione tra i blaugrana è stato in qualche caso eclissato da qualche altro talento, ma El Guaje vive piuttosto bene la situazione.
Così come ha vissuto positivamente la fase dell’adattamento al gioco catalano:
è una questione di concetti: sapere quando pressare, quando difendere… Queste regolazioni, questi movimenti che, quando capisci al tuo ritmo, divengono naturali e meno faticosi
– ha spiegato a El Pais.
Ha spiegato poi di aver preso spunto da Pedro per adattarsi:
Pedro mi aveva aiutato molto. Nel dubbio, lo guardavo. Quando mi sentivo un po’ perso sul prato, guardavo quello che faceva Pedro dall’altra parte e mi riprendevo – ha ammesso.
Tutto perché Lionel Messi possa dare il meglio di sé: E’ un giocatore che esige molto da quelli che sono attorno a lui, perché bisogna essere sempre attenti. A volte, ti dici che è impossibile che possa aver visto, e lui ti fa l’assist. Bisogna essere preparati all’impossibile, perché oltre a quello che fa, fa fare delle belle cose agli altri. Onestamente, giocare vicino a lui mi ha fatto progredire.
Ormai pienamente integrato nella macchina da guerra blaugrana, come mostrano le statistiche – 23 gol la stagione scorsa, 6 reti in undici presenze complessive nell’inizio di questa -, l’ex attaccante del Valencia dimostra soprattutto a che punto Zlatan Ibrahimovic è stato un errore di scelta di Pep Guardiola.
Il suo ego di proporzioni gigantesche non poteva accettare di lavorare difensivamente e pure di mettersi al servizio di un altro giocatore o, ancora peggio, di prendere esempio da un giovane – com’è ancora oggi Pedro.
David Villa invece l’ha capito. Il Barça è més que un club e quindi nessuno può pensare di essere al di sopra degli altri. E del resto l’attaccante degli spagnoli ha sempre il prossimo europeo per finire direttamente sotto i riflettori.
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