Ci sono due modi per ricordare George Best: il primo vi causerà rabbia, rimorso, dolore per non aver visto questo immenso giocatore esprimere tutto il suo formidabile ed inarrivabile talento; la seconda vi porterà gioia, un’incredibile stato di estasi e la privilegiata opportunità di aver potuto ammirare uno dei più grandi artisti sportivi mai apparsi sul pianeta.
Chi lo ha visto giocare non ha dubbi: George Best è stato uno dei più forti calciatori della sua epoca, forse il più grande mai apparso sui prati verdi del Regno Unito, capace di incantare le folle e di strappare applausi. Genio nel calcio e sregolatezza nella vita, esempio da seguire solo per le imprese sportive e morto prematuramente proprio per i danni provocati dagli eccessi di alcol.
Iniziò a giocare sui campetti sterrati del suo quartiere a Belfast, nell’Irlanda del Nord, ma già a 15 anni si aprirono per lui le porte del calcio che conta. Il Manchester vide in quel ragazzino penalizzato da un fisico esile, un talento da apprezzare e far crescere.
Debuttò appena diciassettenne nella FA Cup, andando a segno contro il West Bromwich e da quel giono la maglia rossa dei Red Devils diventerà la sua seconda pelle. Due campionati inglesi, una Coppa d’Inghilterra, una Coppa dei Campioni ed un Pallone d’Oro: questi i trofei sulla bacheca di George Best, prima del triste declino. Ma chi lo ha visto giocare ama ricordare i suoi dribbling spettacolari, la velocità con cui lasciava gli avversari senza fiato, il poderoso stacco di testa ed l’infinità di volte che il suo nome è finito sul tabellino dei marcatori.
La sua storia d’amore col Manchester si concluse nel 1974, quando ormai vinto dagli eccessi, non riusciva più a controllare la sua vita sportiva, tra ritardi in allenamento e litigare con il mister. Si trasferì a negli Usa, dove continuò la sua carriera nel soccer con i Los Angeles Aztecs, osannato dalle folle poco abituate a veder giocare talenti di quel calibro.
Tutto quello che avverrà dopo il ritiro fa parte del mito negativo di Best, vinto dall’alcol e finito nei guai per guida in stato di ubriachezza e resistenza a pubblico ufficiale. Arrestato e processato, venne condannato a quattro mesi di carcere. Nel 2002 subì il trapianto del fegato, ormai consumato dal vizio, ma l’esperienza negativa non lo convinse a smettere di bere. Morì al Cromwell Hospital di Londra il 25 novembre 2005 a soli 59 anni, per l’ennesima infezione epatica.
Ho speso un sacco di soldi per alcol, donne e macchine veloci… Tutti gli altri li ho sperperati.
Questo era George Best, uno che in campo vinceva da solo contro tutti, ma che nella vita si è lasciato vincere da quell’imperdonalbile vizio.
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