Frédéric Kanouté: Pallone d’Oro africano e campione nella vita!

Tra i due litiganti, il terzo gode, recita il proverbio, che mai come in questo caso sembra azzeccato. L’assegnazione del Pallone d’Oro africano pareva infatti una questione a due tra l’ivoriano Drogba ed il ghanese Essien, che tanto bene stanno facendo con la maglia del Chelsea.

Invece a sorpresa, ma non troppo, il riconoscimento è andato a Frédéric Kanouté, attaccante maliano con passaporto francese, attualmente in forza al Siviglia, che nel suo piccolo stabilisce un record, essendo il primo calciatore nato in Europa ad aggiudicarsi l’ambito trofeo.

E chissà se qualche anno fa, quando gli chiesero di scegliere per quale Nazionale giocare, si sarebbe mai aspettato di poter ricevere il premio più importante del calcio africano a livello individuale! Una scelta di vita, quella di giocare per il Paese dei sui genitori, che è stata ben ripagata, anche se c’è da ammettere che il ragazzo merita ampiamente tutti gli onori che gli vengono resi.

E’ l’ora di Sissoko

Nonostante i neoacquisti non stiano rendendo al massimo, vedi domenica scorsa, c’è ancora chi è deciso a schierare un calciatore che ancora avrà fatto si e no un paio di allenamenti con la sua nuova squadra. Anche se stavolta la scelta è obbligata data la squalifica di Cristiano Zanetti. E così domenica potremo ammirare l’ex Liverpool Mohamed Sissoko, sperando che non faccia la fine di Bianchi.
Per gli amanti del Fantacalcio potrebbe essere un affare, dato che il suo costo (sulla Gazzetta) è di solo 14 Fantamilioni. Probabilmente non sarà un centrocampista che segna tanto, dato il suo ruolo di interditore, ma con le qualità che ha, potrebbe garantire voti alti, e magari ogni tanto anche qualche gol.

Un occhio di riguardo si può dare anche a SuperMario Balotelli. Dopo la splendida prestazione in coppa contro la Juve, potrebbe trovare un pò di spazio in campionato. Il suo costo è di 2 Fantamilioni, e tenendo conto che un pò in tutte le squadre si tende a comprare almeno un attaccante da 1 giusto per raggiungere il numero, questo potrebbe essere un buon investimento.
Certo, davanti a lui ci sono stelle come Ibrahimovic, Cruz, Crespo e Suazo, ma tenendo conto che Crespo è molto spesso infortunato e Suazo non sta rientrando più nei piani di Mancini, il giovane 17enne potrebbe entrare a partita iniziata e magari segnare anche.

Buffon non recupera e mette nei guai Donadoni

C’era un tempo in cui l’Italia era considerata terra di portieri: anni d’oro che creavano ai selzionatori della Nazionale non pochi problemi di scelta, tanto era folta la schiera di pretendenti alla maglia numero uno.

Il dopo Zoff, leader indiscusso tra i pali, aveva consegnato ai vari ct di turno dei dualismi che garantivano, qualunque fosse la scelta, sicurezza e capacità. Erano i tempi di Zenga e Tacconi, con il primo a raccogliere applausi e lo juventino a sperare in qualche disavventura del collega, per poter indossare i guanti e scendere in campo. Eppure in molti ancora si chiedono che cosa sarebbe successo se nella partita con l’Argentina del ’90 ci fosse stato Tacconi a difendere la porta azzurra. Ma il passato non si può cambiare e questa è decisamente un’altra storia.

Venne poi l’epoca di Pagliuca e Marchegiani a dividersi la gloria e la maglia nei Mondiali americani del ’94, con Peruzzi, giovane promessa, alla finestra, nella speranza di poter indossare la maglia numero uno nel futuro prossimo. Tempi di vacche grasse per i vari Sacchi, Vicini, Zoff e Trapattoni il cui unico problema era l’imbarazzo della scelta.

Inzaghi, Sentimenti, Maradona: storie di calcio e di fratelli

Storie di fratelli calciatori e subito la mente va ai cinque Sentimenti che negli anni ’40-’50 facevano impazzire gli addetti ai lavori, costretti a “numerarli” per poterli riconoscere facilmente. E così Ennio divenne Sentimenti I, Arnaldo, Sentimenti II, Vittorio, detto Ciccio, Sentimenti III, Lucidio, detto Cochi, il più famoso di tutti, portiere indimenticato di Juventus e Lazio, Sentimenti IV, e Primo che a dispetto del suo nome divenne Sentimenti V.

Cinque fratelli, tutti calciatori e tutti di grande livello, un vero record per il calcio mondiale, seppure si faccia riferimento ad un’epoca in cui forse era più facile che il primo facesse da apripista per l’arrivo degli altri. Mai più si ripetè una favola simile, ma il calcio ci ha regalato negli anni altre coppie di fratelli arrivati a buoni livelli, a volte addirittura nella stessa squadra.

E’ il caso dei gemelli Filippini, Emanuele ed Antonio, che tanto bene hanno fatto giocando per anni soprattutto con la maglia del Brescia, ma anche dei gemelli Zenoni, frutto del vivaio dell’Atalanta.

Premesse della 21esima di Serie A

La seconda giornata del girone di ritorno, inizia Sabato alle 18:00, con l’anticipo tra Palermo e Livorno, due squadre in difficoltà che cercano punti preziosi, la prima per raggiungere in fretta la zona Europa, la seconda per arrivare alla salvezza al più presto possibile. Ma sembra molto difficile che i rosanero possano farsi sfuggire 3 punti che sembrano facili facili, specialmente in un periodo nel quale questi sarebbero dei punti d’oro. Il secondo anticipo che si giocherà sempre Sabato ma alle 20:30, sarà quello al San Paolo tra Napoli e Udinese. I partenopei cercano riscatto dopo la sconfitta – beffa di Cagliari, mentre i friulani proveranno a recuparare terreno e punti dopo la caduta casalinga contro l’Inter.

Maracanà: il tempio del calcio

Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di Mario Filho! Eppure, nonostante i più lo ignorino, a lui è intitolato lo stadio più grande del mondo, il tempio assoluto del calcio.

Il nome del famoso giornalista brasiliano campeggia ancora in una scritta sull’ingresso principale, ma sin dalla sua costruzione venne ribattezzato, usando il nome di una specie di coloratissimi pappagalli molto diffusi in quella zona ed è stato consegnato alla memoria dei secoli semplicemente come Maracanà.

Si tratta di un impianto sportivo immenso, che potrebbe contenere due, forse tre San Siro, con i suoi 304.284 metri quadrati di estensione. L’architetto Paulo Pinheiro Guedes volle fare le cose in grande quando gli assegnarono il compito di progettare lo stadio, che avrebbe dovuto ospitare i primi mondiali del dopoguerra nel 1950, e rispose presentando un’idea innovativa, ben lontana dagli stereotipi classici.

Ancora problemi finanziari per la Roma

Tempi duri per la Roma. I guai finanziari sembrano non finire mai. Dopo lo scandalo del 2003 delle fidejussioni false, che portò la società capitolina al rischio fallimento, la famiglia Sensi riuscì, con uno sforzo molto personale, a salvare il salvabile, privandosi di beni di famiglia per coprire i debiti.

Due anni dopo i debiti passarono da 72,8 a solo 1,6 milioni di euro, ma con un monte ingaggi da pagare di 25,4 milioni di euro, era a rischio la licenza Uefa.
Con le cessioni dell’hotel Cicerone, della tenuta di Leprignana, del palazzo WFP e del Corriere Adriatico, oltre che quella del calciatore Antonio Cassano, la società giallorossa sembrava aver risolto i problemi economici.

A distanza di due anni la società sembrava in salute, dato che riusciva finalmente a fare utili grazie alle entrate di Mediaset, Sky e della Champions, ma la sfortuna sembra non voler abbandonare i Sensi.
Le cessioni degli scorsi anni hanno portato la holding di famiglia ad indebitarsi per 343 milioni di euro, che diventano 370 nel complesso, compresi interessi e affini. La Italpretroli (di cui Franco Sensi è l’azionista di maggioranza) è in forte perdita, e la Unicredit gli ha dato 3 mesi per presentare un nuovo dettagliato piano di risanamento.

Bob Malcolm senza patente: colpa dell’arbitro!

Ci può stare che uno alzi un po’ il gomito per festeggiare una vittoria o dimenticare una sconfitta, ci sta un po’ meno che lo stesso decida di mettersi al volante, pur sapendo di non essere in grado di arrivare a casa. Quello che proprio non ci sta è che tenti di giustificare il suo stato, dando la colpa ad un arbitro, che ha fischiato un gol a tempo scaduto a favore della squadra avversaria!

E’ quello che ha fatto Bob Malcolm, centrocampista del Queens Park Rangers, che lo scorso 27 dicembre non ha trovato di meglio da fare che parcheggiare la sua Range Rover in mezzo alla carreggiata, per poi addormentarsi ubriaco all’interno della macchina. Polizia giunta sul posto, classico test alcolico e ritiro immediato della patente. La colpa?

ero molto arrabbiato e deluso per il pessimo arbitraggio che avevamo avuto contro il Plymouth.

Fifa 08, più chiacchiere che calcio

La differenza tra un appassionato di calcio e uno che ne è proprio malato (come me) sta nell’occuparsi di squadre, tattiche e mercato non solo la domenica o il sabato pomeriggio, ma 365 giorni all’anno. E il modo migliore per farlo è acquistare uno dei tanti videogiochi dedicati al gioco più bello del mondo.

Da oggi cominceremo una rubrica settimanale in cui analizzeremo insieme, con i vostri commenti, i vari giochi che i Playstation, Xbox, Nintendo ecc. ci mettono a disposizione.
Cominciamo con il capostipite: Fifa 2008.

Dino Zoff: il numero 1 assoluto!

Mito: termine usato spesso a sproposito nel mondo del calcio per definire questo o quel calciatore che ci sa fare un po’ più degli altri con il pallone tra i piedi. Ma il titolo di mito bisogna guadagnarselo sul campo e nessuno come lui è riuscito così bene nell’intento di restare stampato nalla memoria dei tifosi.

Dino Zoff, classe 1942, interprete di un calcio in continua evoluzione, attraversato da decenni di gloriosa carriera. In pochi avrebbero scommesso su di lui, su quel ragazzino esile, che per mantenersi faceva il meccanico e giocava per puro diletto. Lo scartarono Juventus ed Inter, giunte fino in Friuli per osservare questo portierino in azione, ma l’occasione di riscatto gliela offrì l’Udinese, facendolo esordire giovanissimo in serie A.

Inizio in salita per lui, con 5 gol beccati all’esordio contro la Fiorentina ed un pubblico ostile pronto a sottolineare qualunque suo errore. Poi il Mantova per 4 anni e finalmente Napoli, città rumorosa, aperta, molto lontana da quel suo carattere chiuso e serioso. Eppure fu amore a prima vista e Dino diventò in fretta uno degli idoli di quella squadra che pure vantava la presenza di campioni come Sivori e Altafini, Canè e Bianchi.

Ci credereste? Gli infortuni stupidi nel mondo del calcio

Beh, a raccontarle fanno veramente ridere: meglio delle barzellette di Totti o dello “Strunz” ripetuto all’infinito da Mr Trapattoni ai tempi del Bayern Monaco! Parliamo delle disavventure dei calciatori, degli incidenti più o meno gravi, non su un campo di calcio, ma nella vita quotidiana. Il Daily Star lo scorso anno li raccolse addirittura in una classifica, dove venivano elencati i più bizzarri, per una lettura che provocava ilarità dall’inizio alla fine.

Eh si, perché se è assolutamente normale per un calciatore rompersi una tibia, per l’intervento assassino di un avversario o stirarsi un quadricipite nel tentativo di raggiungere un pallone, risulta abbastanza grottesco pensare ad uno stop forzato a causa di un incidente domestico.

Certo i protagonisti ridono un po’ meno, ma immaginate Darren Barnard che cammina tranquillamente nella sua cucina e scivola sulla pipì del suo cane, procurandosi una frattura che lo ha tenuto fuori dai campi per 5 mesi! State già ridendo? Aspettate almeno di sentire il resto.

Nakata alla scoperta del mondo

Chi l’ha detto che la vita dei calciatori è segnata e, una volta appesi gli scarpini al chiodo, entrano come dirigenti nelle società?
Sono in molti a fare gli allenatori, gli osservatori, o altre figure dirigenziali, ma tanti altri si buttano nel sociale e decidono di restituire un pò di quel calore che hanno ricevuto dalla gente nell’arco della propria carriera.

Il primo a intraprendere la strada della solidarietà è stato Gianni Rivera, stella del Milan degli anni ’60 e ’70, e primo italiano a vincere il pallone d’oro.
Alla fine della sua carriera decise di iscriversi alla Democrazia Cristiana, di cui ne divenne esponente in Parlamento nel 1994, e di cui ancora fa parte (ma sotto il nome di Margherita) presso il Parlamento Europeo.

Stessa strada l’ha scelta un’altra stella del Milan, il liberiano George Weah. Uno dei pochi calciatori africani a preferire la propria nazionale a quella più prestigiosa della Francia. Ha confermato l’amore per la sua terra entrando in politica al suo ritiro, e partecipando alle ultime elezioni per il presidente della Liberia, perse contro l’economista Ellen Johnson-Serleaf.

Pasquale Bruno: “O animale” contro il calcio moderno

O animale: tanto basta per descrivere Pasquale Bruno, roccioso difensore vecchio stile, che tanti attaccanti ha fatto piangere, nel corso della lunga carriera.

Esordio nel calcio che conta con la maglia del Lecce in serie B, dove giocherà per quattro anni prima di essere acquistato dal Como, con cui conquisterà una promozione nel massimo campionato. L’occasione di giocare in una grande squadra gliela offre la Juventus nel 1987, consentendogli di inserire nel suo palmares una Coppa Italia ed una Coppa Uefa. Tre anni con la maglia bianconera, prima del passaggio dalla parte degli odiati cugini. Poi la Fiorentina e ancora il Lecce, prima di concludere la carriera in Scozia, nell’Hearts, dove gioca per due stagioni.

Ha lasciato il segno in ogni club in cui ha militato, a causa del suo carattere duro e schietto, che spesso gli ha procurato antipatie e critiche. Ma i segni più forti li ha lasciati nelle gambe dei poveri attaccanti che nulla potevano contro il suo furore agonistico.