Olimpiadi 2008: medaglia d’oro all’Argentina

di Redazione Commenta

Come da pronostico, l’Argentina ha conquistato la medaglia d’oro all’Olimpiade di Pechino, bissando così il successo ottenuto quattro anni fa all’ombra del Partenone. Stesso risultato di Atene 2004, il minimo indispensabile per portare a casa la medaglia di maggior prestigio.

Determinante ancora una volta è stato il contributo offerto da Leo Messi, che si gode ora il suo titolo olimpico alla faccia di chi nemmeno voleva mandarlo a Pechino. La Pulce ha ispirato, Di Maria ha infilato nel migliore dei modi, con un sinistro imprendibile per il portiere della Nigeria, Riquelme ha garantito il solito gioco di classe e di sostanza ed alla fine i ragazzini terribili dell’Argentina si sono guadagnati un posto in cima all’Olimpo.

E se lo sono meritati fino in fondo, visto che davanti avevano una formazione tra le più ostiche del torneo, favorita, tra l’altro, dal giocare in un orario proibitivo per chiunque. Scusate il tono polemico, ma come si fa a giocare una finale olimpica a mezzogiorno con una temperatura media di 35-38 gradi (anche 42 in alcuni momenti), solo per soddisfare le esigenze televisive occidentali?


E’ chiaro che la gara è stata notevolmente condizionata dal caldo e dalla forte cappa di umidità presente a Pechino ed anche i nigeriani, più avvezzi a simili condizioni ambientali, hanno fatto non poca fatica a reggere il ritmo. Figuriamoci poi l’Argentina. E meno male che il medico della Fifa, Jiri Dvorak, ha consentito all’arbitro di interrompere per due volte la gara, per concedere ai giocatori in campo di bere e rinfrescarsi. Due brevissimi time out che creano un precedente nel calcio, ma che sono destinati a ripetersi fin quando si continuerà a favorire il business rispetto alle esigenze degli atleti in campo. Fine della polemica.

Alla fine ha prevalso la classe dei sudamericani sulla fisicità dei nigeriani, che pure hanno provato a farsi avanti, sfruttando le corsie esterne. Ma contro il talento di Messi, Riquelme & Co, è difficile proporre un gioco all’altezza ed è bastato un guizzo della Pulce ed un tocco magico di Di Maria per ristabilire le gerarchie in campo. L’Argentina è campione olimpica per la seconda volta consecutiva e c’è già chi guarda a Londra 2012, aspettando un’altra sfornata di giovani talenti.

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