C’è voluto uno come Adriano, ma anche le solite ed immancabili polemiche, per far tornare lo scudetto sulla bacheca del Flamengo, uno dei club storici del Brasile, dopo 17 anni di assenza. Ma il sesto titolo nazionale non è venuto tanto grazie al capocannoniere, nonché uomo simbolo della squadra, e cioè l’ex interista, ma esclusivamente grazie agli avversari.
Il Flamengo infatti affrontava il Gremio, club che non aveva nulla da chiedere al campionato, e che aveva l’occasione di fare uno scherzetto agli acerrimi rivali dell’Internacional, secondo in classifica. Ed infatti le premesse c’erano tutte, con il Flamengo che scende in campo con la formazione tipo, ed il Gremio che schiera quasi tutte riserve, a parte tre soli titolari.
Ma sembrava di assistere ad un 5 maggio bis: i rossoneri giocano male, non corrono, hanno paura, e nonostante il Gremio faccia di tutto per far segnare gli avversari, è proprio lui ad andare in vantaggio. Dopo un minuto segna anche l’Internacional (che alla fine vincerà 4-1), ed in quel momento è proprio il club di Porto Alegre a passare in testa alla classifica.
Alla mezz’ora un inconsistente Adriano commette un fallo non visto dall’arbitro, recupera palla e la spedisce sui piedi del difensore David che pareggia i conti. Il Flamengo prende coraggio, ma trova la rete del 2-1 solo a metà ripresa. A quel punto, sul 2-1 praticamente non si gioca più, e al novantesimo può esplodere la gioia del Maracanà: il Flamengo è campione del Brasile.