“Clamoroso al Cibali”, direbbe Sandro Ciotti. Eppure è proprio così. Domenica prossima Catania-Inter avrà un sapore diverso e più dolce per i tifosi etnei: è una sfida Champions a tutti gli effetti. Con il successo esterno sul Parma, la squadra allenata da Maran è a soli due punti dall’Inter e vicinissima a quell’incredibile terzo posto che assicurerebbe le qualificazione ai prossimi preliminari di Champions League. Un traguardo a dir poco insperato, se si pensa che la sola Europa League sarebbe un risultato straordinario. Mai nella storia gli etnei erano entrati in Europa. I cugini del Palermo sono gli unici siciliani da essere riusciti a farlo, e anche più volte, seppur oggi si trovino ultimi in classifica con un piede e mezzo in B. Ora ci prova il Catania e sognare il colpo grosso è lecito.
CLAMOROSO AL CIBALI – Catania-Inter è una partita che è comunque già entrata nella storia. Era il 4 giugno 1961 quando l’urlo di Sandro Ciotti, indimenticabile cronista RAI, spezzò la tranquillità di un pomeriggio di inizio estate esclamando: “Clamoroso al Cibali!”. L’Inter di Herrera, all’inseguimento della Juve capolista, venne sconfitto dal piccolo Catania per 2-0 grazie ai gol di Castellazzi e Calvanese, che si vendicò così delle dichiarazioni del tecnico nerazzurro, il quale definì i rossoblu come una squadra di postelegrafonici visto il 5-0 dell’andata frutto di quattro autogol. Quell’anno, gli etnei ottennero peraltro l’ottavo posto, uno dei migliori piazzamenti di sempre nella storia della società.
STORIA CHE SI RIPETE – Ora il Catania ha l’irripetibile chance di rifare la storia e porsi come seria candidata alla lotta per l’ultimo posto che garantisce l’accesso alla prossima Champions League. Battere l’Inter sarebbe la definitiva prova di maturità, così da giocare le giornate che mancano con l’entusiasmo a mille. Non che manchi adesso, e proprio per questo è lecito credere nell’impresa. I nerazzurri del resto sono tutt’altro che in forma e fuori casa hanno dimostrato di farsi sorprendere troppo facilmente. Catania ci crede.
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