Più volte su queste pagine abbiamo parlato di calcio e fede, due argomenti che hanno ben poco da spartire, ma che talvolta finiscono per essere accomunati per il credo religioso di questo o quel calciatore.
Stavolta parliamo di colui che forse più di ogni altro ha messo in piazza le sue convinzioni riguardo al sacro, rivelando anche particolari sulla sua vita privata, che non hanno mancato di procurare qualche sorriso. Ci riferiamo a Kakà ed alla sua fede nella dottrina evangelica, che lo ha portato, ad esempio, ad arrivare vergine al matrimonio.
Ma questa è storia vecchia. Ciò che fa notizia al momento è l’arresto dei fondatori della setta Renascer em Cristo, della quale Kakà è membro da diversi anni. L’accusa è quella di riciclaggio di denaro sporco e di contrabbando di valuta. Ma cosa c’entra il talento brasiliano in tutto questo?
Nulla, ci mancherebbe. Resta il fatto però che il buon Kakà ha finanziato per anni le attività della sua chiesa, cntribuendo periodicamente con versamenti anche piuttosto consistenti (si parla anche di uno da 200 mila euro). Una notizia confermata da lui stesso in un’intervista al quotidiano brasiliano Estato de S. Paulo:
Non si tratta di versamenti mensili, ma di donazioni che faccio quando posso. Non sono in grado di farne la stima mese per mese e non sarei capace di calcolare un totale, neppure approssimativo, di quanto ho donato alla setta da quando ne sono membro, ovvero da quando avevo 12 anni. Ritengo che i miei soldi, come tutte le donazioni che riceve la Renascer vadano alle spese relative alla gestione e all’organizzazione della nostra Chiesa e alle iniziative di beneficenza, o perlomeno spero che siano usate per tali fini, ma non so nulla delle modalità concrete di come sono usati, né mi hanno mai fornito un rendiconto.
E come potevano, visti gli impicci che c’erano dietro? Occhio Kakà: un conto è essere buoni, un altro è passare da fessi…