Cos’hanno in comune Ronaldinho e Balotelli? Poco, quasi niente, forse solo il fatto di giocare nella stessa città, seppur con maglie diverse. Per il resto, ci sono ben pochi elementi per azzardare un paragone: l’uno ha vinto tutto quello che c’era da vincere, dimostrando ad ogni latitudine il proprio talento, mentre l’altro è rimasto prigioniero dei complimenti ricevuti dopo le prime prove convincenti, neanche avesse raggiunto i livelli del suo illustre collega.
Entrambi si sono ritrovati ai margine della squadra nell’ultimo periodo, ma mentre il campione consacrato ha fatto buon viso a cattiva sorte, accettando la panchina, il ragazzino ha puntato i piedi, arrivando allo scontro diretto con un certo Mourinho, che in quanto a fermezza non ha nulla da invidiare a nessuno.
Oggi i due dovrebbero avere la possibilità di riscattarsi dall’ultimo periodo infelice, dimostrando sul campo di poter essere ancora utili alla causa delle rispettive squadre.
Il condizionale è d’obbligo, specie per quanto riguarda Balotelli, convocato per la trasferta di Lecce, ma non ancora sicuro della maglia di titolare. Ieri Mourinho ne ha lodato l’impegno sul campo di allenamento, sottolineando però che il processo di crescita è ancora lungo e faticoso.
Discorso diverso per Ronaldinho, fatto fuori da Ancelotti all’indomani dell’arrivo di Beckham (giorno più giorno meno). L’inglese ha dimostrato di poter offrire maggiori garanzie, relegando il Gaucho ad un ruolo di panchinaro di lusso, pronto semmai ad entrare a partita in corso. E’ così da metà gennaio (l’ultima partita da titolare l’ha giocata contro la Roma alla ripresa del campionato) e sarà così fino alla partenza dello Spice Boy (sempre ammesso che il biondino se ne torni a Los Angeles).
Ma oggi è il suo giorno e, nonostante non giochi nel suo ruolo preferito, avrà l’occasione di dimostrare di non essere solo una figurina scolorita.