Fino a qualche mese fa tutti erano convinti che a lasciare la Pinetina a gennaio sarebbero stati Cruz e Crespo. Oggi pare che proprio loro siano destinati a rimanerci, lasciando partire due possibili fuoriclasse che a Milano non riescono proprio a sbocciare: Adriano e Balotelli.
Il grosso problema dell’attaccante da affiancare ad Ibrahimovic pare essere momentaneamente risolto dal ritorno a livelli accettabili di Crespo (almeno fino all’arrivo di una punta da prima fascia), mentre non è bastata la rete dell’Imperatore per convincere i dirigenti nerazzurri a trattenerlo. Davanti alla proposta del Tottenham, anticipata nei giorni scorsi, anziché prendere tempo o rifiutare, i nerazzurri hanno rilanciato. Per cedere Adriano agli inglesi pare abbiano chiesto in cambio Roman Pavlyuchenko, ex dello Zenit, ora chiuso dalla concorrenza. Inoltre il russo potrebbe anche essere schierato in Champions League, particolare da non sottovalutare nella scelta del suo acquisto.
Lo scambio servirebbe a Mourinho per prendere tempo fino a giugno, quando uno tra Drogba, Aguero, Milito e Tevez dovrebbe arrivare sicuramente. Eppure qualche possibilità di far arrivare qualcuno di questi grandi giocatori da subito c’è, e si chiama Mario Balotelli. A lui è molto interessato il Chelsea, che vorrebbe proporre uno scambio, con probabile conguaglio da parte dell’Inter, tra lui e Drogba, in maniera tale da risolvere l’imbarazzo di Scolari che non vuol proprio far pace con l’ivoriano, e quello di Mourinho che così risolverebbe il problema di Supermario.
L’altra soluzione sarebbe prendere Tevez sin da subito. La società iraniana detentrice del cartellino del calciatore ha posto come prezzo per la sua vendita 32 milioni di euro. Il suo attuale club, il Manchester United, pare non essere intenzionato a riscattarlo. Se non dovesse farlo, Moratti potrebbe come sempre aprire il portafoglio e sborsare lui tale cifra, in maniera tale da averlo in rosa sin da subito. Anche in questo caso però Balotelli dovrebbe lasciare la squadra, dato che non troverebbe ancora posto. Ammesso che il presidente lo lasci andare.