Milan-Kakà: dopo il divorzio, un matrimonio destinato a ricomporsi? Difficile sia a dirsi che a farsi, perché gli ostacoli sono tanti, i dubbi troppi e quello che potrebbe essere il colpo di dei rossoneri decimati da questa sessione estiva di calciomercato che ha visto partire, a parte i giocatori in scadenza, Ibrahimovic e Thiago Silva, rischia di diventare un secondo flop stile Shevchenko. Questa sera, l’amministratore delegato Adriano Galliani incontrerà a New York il presidente dei blancos, Florentino Perez. La trattativa potrebbe sbloccarsi o tramontare definitivamente.
SITUAZIONE – Domani Real Madrid e Milan si affronteranno in un’amichevole estiva di extra-lusso ma la vera partita si giocherà tra i due esecutivi. Sono sostanzialmente due gli ostacoli che frenano il ritorno del brasiliano a Milanello: prima di tutto la società madrilena. I rossoneri non hanno affatto intenzione di fare investimenti onerosi dopo la nuova linea dettata da Silvio Berlusconi. Kakà, è chiaro, non rientra esattamente nei piani di Mourinho e i dirigenti del Real Madrid non si strapperanno i capelli per la sua cessione. Una cosa tuttavia è ottenere anche un minimo rientro economico, un’altra lasciarlo partire praticamente “gratis”. L’intento di Galliani è quello di ottenere un prestito, a cui termine si potranno valutare con calma tutte le opzioni disponibili. In ogni caso, convincere il Real Madrid sarà certamente il problema minore.
INGAGGIO – Il secondo ostacolo e quello più complicato da saltare è l’ingaggio del giocatore. Attualmente Kakà guadagna una cifra a stagione che il Milan non può e non vuole permettersi, sempre a proposito di quella linea adottata dopo le cessioni di Ibra e Thiago Silva. La scelta spetta dunque tutta al brasiliano: tra due anni si giocano i Mondiali, proprio in Brasile, e per il trentenne tornare a Milano potrebbe essere l’unica vera chance per ottenere una convocazione. Dovrà scegliere: ridursi l’ingaggio e tentare di riconquistare il Milan e la nazionale o restare a Madrid senza rinunciare ai soldi con il rischio però di fare tanta panchina e dire addio ai Mondiali. Molti dubbi, tante cose da valutare. Ma se son rose, (ri)fioriranno.
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