Era il 27 giugno 2006. L’Italia era incollata alla tv per seguire le sorti della Nazionale Italiana, impegnata nel Mondiale tedesco alla ricerca del suo quarto titolo. Ma quel giorno un’altra notizia “sportiva” fece rapidamente il giro dei palinsenti, occupando persino le pagine di cronaca: Gianluca Pessotto, ex giocatore della Juventus, era volato giù dal tetto della sede della società bianconera, tentando di togliersi la vita.
Un gesto insiegabile che gettò nello sconforto il mondo del pallone, specie chi con con lui aveva condiviso gioie e dolori all’interno dello spogliatoio nei tanti anni di militanza in maglia bianconera. Tra questi, Fabio Cannavaro, capitano della Nazionale di Lippi, che appena ricevuta la notizia abbandonò incredulo la conferenza stampa. Poi tante manifestazioni d’affetto nei confronti del difensore bianconero, tanti striscioni che lo invitavano a non mollare, tante e tante visite all’ospedale torinese che lo ospitava. E poi ancora il lento recupero ed il “nuovo esordio” nel mondo del calcio, nelle vesti di team manager della Juventus.
Da quel triste giorno sono passati più di due anni ed ora che tutto è alle spalle, Gianluca è pronto ad affrontare l’argomento-suicidio, raccontandosi davanti alle telecamere di “La storia siamo noi”, in onda questa sera su Rai2.
Mi identificavo troppo con il Gianluca calciatore, tutto ciò che facevo era dovuto al fatto che mi consideravo un giocatore. Nel momento in cui sono venuti a mancare questi requisiti, perché ormai giocavo meno e pensavo a cosa avrei fatto dopo, è venuta meno anche la fiducia in me stesso e nell’amore degli altri.
Ma come può un uomo che ha avuto tutto dalla vita sprofondare in un baratro così buio? E’ facile per chi sta fuori giudicare, rifiutarsi di capire, ma tante altre storie ci dimostrano che anche un campione dello sport può lasciarsi andare alla depressione. Basti pensare al suicidio di Agostino Di Bartolomei, eroe della Curva Sud e lasciato solo con le sue fragilità nel momento più delicato, o a Gigi Buffon, che recentemente ha dichiarato di essersi rivolto ad uno psicologo, o ancora a Christian Vieri… Tutta gente che vive di sport e che dallo sport ha avuto tanto, ma forse non tutto.
C’è chi riesce a trovare la forza di venirne fuori, chi invece si trascina tra una giustificazione e l’altra (vedi Adriano) e chi ancora decide per il salto nel vuoto. E Pessotto è saltato, senza neanche rendersene conto, finché qualcuno non gli disse “l’hai fatto tu”.