Correva il minuto numero 41 di Tottenham – Bolton, valevole per i quarti di finale di FA Cup, quando il difensore della squadra ospite Fabrice Muamba crollava a terra, non in seguito ad un contatto fisico, ma per un arresto cardiaco. La gravità della situazione è apparsa subito evidente, se è vero che i medici delle due squadre si sono precipitati in campo per soccorrere il giovane calciatore.
CONDIZIONI CRITICHE. Seguivano momenti concitati, durante i quali veniva tentata prima la respirazione bocca a bocca, poi la rianimazione tramite un defibrillatore. Ma Muamba non riprendeva conoscenza, mentre dalle tribune del White Hart Lane partivano i cori di sostegno, quasi a voler risvegliare il giocatore con il frastuono. Alla fine si decideva per la corsa nel più vicino ospedale, dove si è tentato nuovamente di rianimare il povero Fabrice. Al momento le condizioni del calciatore restano critiche, come fa sapere la società in un comunicato:
Il Bolton può confermare che Fabrice Muamba è stato ricoverato al Chest Hospital di Londra, dove si trova in condizioni critiche ed in terapia intensiva. Nessun’altra comunicazione verrà fatta: il club e l’ospedale chiedono ai ‘media’ ed ai tifosi di rispettare la privacy della famiglia.
PARTITA SOSPESA. Inutile dire che la gara è stata immediatamente sospesa dall’arbitro Howard Webb. Del resto, continuare in un clima così irreale, con i giocatori di entrambe le squadre visibilmente provati, era pressoché impossibile, nonché irrispettoso nei confronti di un ragazzo di 23 anni che in una camera di ospedale lotta tra la vita e la morte.
I TRAGICI PRECEDENTI. E mentre Andrea Pirlo dedica il proprio gol allo sfortunato collega anglo-zairese dopo Fiorentina-Juventus, monta la polemica su chi dovrebbe occuparsi di effettuare dei controlli accurati sugli atleti, visto che l’episodio di Muamba non è il primo della serie. Basti pensare ad Antonio Puerta del Siviglia, a Mark Vivien Foe del West Ham o a Miklos Feher del Benfica, morti su un campo di calcio, mentre correvano dietro ad un pallone. A chi dare la colpa?
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