Quante volte ci siamo domandati che fine abbia fatto questo o quel giocatore, scoprendo magari che era finito ad ammuffire in qualche ufficio, riciclato dalla società per cui aveva giocato o magari mandato a scoprire giovani talenti nei più sperduti angoli del pianeta?
Eh si, perché per chi vive di solo calcio è difficile svegliarsi una mattina e scoprire che esiste un mondo fuori ed è per questo che molti decidono di restare nell’ambiente, seppure con compiti lontani anni luce dalle proprie inclinazioni.
Ma in mezzo a tanti che cambiano mestiere, restando nel giro, c’è anche chi proprio non riesce a staccare la spina, chi ha bisogno di correre dietro ad un pallone che rotola, anche se la carta d’identità consiglierebbe di dedicarsi ad attività più sedentarie. Recentemente abbiamo letto su tutti i giornali la storia di Marco Ballotta, già considerato un nonno ai tempi della Lazio, ma con tanta birra in corpo da tentare l’avventura con il Calcara Samoggia in Prima Categoria. E non è l’unico.
L’ex portiere della Lazio ha dato recentemente l’addio al calcio. Troppi 44 anni per difendere ancora una porta di serie A ad alti livelli. Troppi, ma non abbastanza da convincerlo ad appendere definitivamente gli scarpini al chiodo. Ed allora rieccolo correre e sgobbare in campo, non più tra i pali, ma nella veste di attaccante, perché dopo essersi chinato per una vita intera a raccogliere palloni in fondo alla rete, ora vuole provare l’emozione di buttarla dentro.
Una passione infinita, per quel pallone da prendere a calci, quasi fosse l’unica ragione di vita. Impossibile smettere. Chiedete informazioni ad Enrico Chiesa, ad esempio, uno che ha vissuto l’emozione dei grandi palcoscenici, uno che ha addirittura vestito la maglia azzurra. Ora corre e segna sul campo del Figline, girone B della serie C2 (o se preferite, Seconda Divisione).
E che dire poi di Marco Delvecchio? Fino a qualche anno fa risolveva i derby capitolini con la maglia della Roma. Ora è in Eccellenza con il Pescatori Ostia e continua a divertirsi e ad essere deteminante. E ancora. Gigi Lentini e Diego Fuser compagni di maglia un secolo fa nel Torino ed ora ancora insieme nella Saviglianese.
Una seconda giovinezza per tutti questi ragazzi, che ragazzi più non sono, ma che non vogliono smettere mai di sognare.
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