Correva l’anno 2006 e Zlatan Ibrahimovic si ritrovava a vincere due scudetti nel giro di pochi giorni, l’uno sul campo con la maglia della Juventus, l’altro “in segreteria”, assegnato d’ufficio all’Inter, squadra nella quale lo svedese si trasferì dopo la retrocessione della Vecchia Signora. Ma l’attaccante non ha mai nascosto il proprio pensiero su quel tricolore e ribadisce il concetto nella sua autobiografia, Io Ibra, in uscita in questi giorni in Italia:
Non sono mai stato amico degli arbitri, nessuno della nostra squadra lo era. No, no, eravamo semplicemente i migliori e ci dovevano affondare, ecco la verità.
La Juve dava fastidio e si decise di affondarla:
Come sempre, quando qualcuno domina, altri vogliono tirarlo nel fango, e non mi stupiva affatto che le accuse venissero fuori quando stavamo per vincere di nuovo il campionato. Stavamo per portare a casa il secondo scudetto consecutivo quando scoppiò lo scandalo e la situazione era grigia, lo capimmo subito. I media trattavano la faccenda come una guerra mondiale. Ma erano balle, almeno per la gran parte.
Ibrahimovic non vuole sentir parlare di favori arbitrali:
Arbitri che ci favorivano? Ma andiamo! Avevamo lottato duramente, là in campo. Avevamo rischiato le nostre gambe, e senza avere nessun aiuto dagli arbitri, queste sono cazzate! Io dalla mia parte non li ho avuti proprio mai, detto in tutta franchezza. Sono troppo grosso. Se uno mi viene addosso io rimango fermo, ma se finisco io addosso a qualcuno quello fa un volo di quattro metri.
Lo svedese ha una sua teoria anche sui motivi che non portavano l’Inter alla vittoria in quegli anni. Stando alla sua testimonianza, lo spogliatoio nerazzurro era diviso in tanti clan ed era quindi impossibile trovare uno spirito di gruppo:
La vera sfida era rompere quei cazzo di gruppetti. Là in un angolo stavano seduti i brasiliani; gli argentini stavano in un altro e tutti gli altri in un terzo. Era una cazzata. Così considerai come mio primo grande test da leader porre fine a quella situazione. Andavo in giro e dicevo: ‘Cos’è questa storia? Perché state lì seduti tra di voi come dei bambini?’.
Un collante che ha funzionato, stando ai risultati dell’Inter da quel momento in poi.
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