Al suo arrivo in Italia aveva promesso di regalare allegria al calcio e gioia ai tifosi, sebbene in molti pensassero di ritrovarsi davanti l’ennesima figurina giunta ad arrichire l’album rossonero.
Sono trascorsi quasi quattro mesi da quel giorno e Ronaldinho sembra aver mantenuto la promessa, regalando non solo giocate di alta classe, ma anche punti preziosi e vittorie pesanti alla squadra di Ancelotti.
Dodici le gare giocate, non tutte da titolare, per un totale di 709 minuti, durante i quali il Gaucho si è reso protgonista in termini di gol per ben 5 volte. Sua la rete che ha affossato l’Inter, regalando il primo dispiacere stracittadino a mister Mourinho, sua la doppietta contro la Sampdoria, sua la punizione in zona Cesarini che ha ridimensionato le ambizioni del Napoli e suo il missile dai 25 metri che ha permesso al Milan di superare lo Sporting Braga in Coppa Uefa. Un gol ogni 141 minuti giocati, ma soprattutto 12 punti portati a casa grazie alle sue magie.
E tutto questo tenendo presente che non ci troviamo di fronte al miglior Ronaldinho, che, come lui stesso ammette, manca ancora di esplosività ed accellerazione. Del resto, l’ultima stagione trascorsa al sole della Spagna ne ha un po’ fiaccato il fisico, impedendogli di esprimersi ai suoi livelli migliori.
Se poi si considera che il brasiliano da almeno cinque anni ha dimenticato cosa sia una prepazione atletica degna di questo nome – tra Mondiali, tournée con il Barcellona e Olimpiadi – è lecito aspettarsi ampi margini di miglioramento da parte sua. Lui intanto se la ride e continua a ripetere che le sue prestazioni dipendono in gran parte dall’ambiente familiare che ha trovato a Milano. L’unica cosa che gli manca è il gol lontano da San Siro, ma potete star certi che prima o poi riempirà anche quella casella vuota.
Alla faccia dell’album di figurine e di chi lo dava per finito prima ancora di rivederlo all’opera!