Juve: Amauri è un caso, destino da separato in casa

di Redazione 1

 Il mercato estivo si è concluso ieri sera, ma quello turco sarà aperto fino al cinque settembre. E quindi per le operazioni in uscita c’è ancora uno spiraglio per la Juve. Amauri però non sembra voler fare le valige e in questa sessione di mercato ha rifiutato tutte le proposte, dal Palermo al Marsiglia. Questo suo atteggiamento  non è andato giù alla tifoseria, ma soprattuto al Direttore Generale Beppe Marotta, che oggi ha rilasciato pesanti dichiarazioni sul “caso” Amauri prima dell’Assemblea di Lega:

Il problema Amauri ci deve far riflettere proprio alla luce di quello che oggi è l’assemble. Perché nel caso di Amauri ha un contratto netto di 3,8 milioni di euro e gli erano stati garantiti tra incentivazione all’esodo di 3,2 milioni lordi da parte della Juventus. Il Marsiglia gli garantiva 2,5 netti e gli dava contratto di ulteriori due anni, quindi totale tre anni. Davanti a situazione del genere bisogna fare una riflessione altrimenti le società rischiano di rimanere ingabbiati

Non si è fatta attendere la replica del procuratore di Amauri, che ha risposto alle parole di Marotta per mano dei microfoni di Sky Sport 24, difendendo il suo assistito:

Si sta strumentalizzando la situazione di Amauri. Il calciatore ha il diritto di fare le sue valutazioni e ha la facoltà di prendere una sua personale decisione, come capita anche agli altri calciatori. Se Amauri avesse inseguito i soldi avrebbe accettato altre destinazioni il giocatore ha preso atto delle offerte ricevute, ha ringraziato e ha deciso di rimanere a Torino, perché ritiene la Juve il club più importante.

Un muro contro muro tra società e giocatore che non ha portato benefici a nessuna delle due parti. Ora la società dovrà continuare a pagare quasi 8 milioni lordi di ingaggio e perderà il giocatore a parametro zero tra 6 mesi, mentre Amauri ha rifiutato palcoscenici importanti e la possibilità di giocare in Champions, per rimanere in tribuna e non vedere il campo. Ma come dice il suo procuratore Giampiero Pocetta, “il calciatore ha diritto di decidere”. Anche se questo vuol dire rovinare la sua carriera e rischiare di rimaner senza squadra a Giugno prossimo.

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