Italia-Germania 4-3: la madre di tutte le partite!
di 20 Febbraio 20085
Questo sito Web utilizza i cookie per consentirci di offrire la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.
Puoi regolare tutto le impostazioni dei cookie navigando le schede sul lato sinistro.
Cookies strettamente necessari devono essere abilitati in ogni momento in modo che possiamo salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie.
Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie.
This website uses Google Analytics to collect anonymous information such as the number of visitors to the site, and the most popular pages.
Keeping this cookie enabled helps us to improve our website.
Please enable Strictly Necessary Cookies first so that we can save your preferences!
angelo balzano 25 Luglio 2009 il 15:21
Seppure fossi un bambino all’epoca (ma giocavo già molto bene a calcio), ritengo che la nazionale che giocò il campionato del mondo in Messico sia stata la più grande dal dopoguerra ad oggi.
Mai così ricca di talento, di personalità,carattere,agonismo, prestanza fisica.
Riva (all’epoca secondo un referendum indetto da France Football il più forte attaccante del mondo ,posto perfino al di sopra di Pelè), Rivera (pallone d’oro l’anno prima),Mazzola,Facchetti,Boninsegna,Domenghini, Albertosi (quest’ultimo preferito perfino a Zoff) erano fuoriclasse di assoluto valore mondiale.
Gigi Riva da solo valeva più dell’intero attacco della nazionale italiana che vinse i mondiali in Spagna nel 1982.Come Rivera e Mazzola ne valevano tutto il centrocampo.
E’ noto che la generazione di calciatori nati durante la seconda guerra mondiale sia stata, complessivamente, quelladi maggior talento e personalità nella storia del calcio italiano.
I giocatori del Messico (già campioni d’Europa) incontrarono, però,diversi ostacoli per affermare il loro valore.
Prima una nazionale tedesca fortissima (un implacabile rullo compressore sia nelle eliminatorie che nella prima fase deli campionato messicano), perfino più forte diquella che vinse il campionato del mondo quattro anni dopo in casa sua.
Ricordo, per esempio, che nelle eliminatorie vinsero per dodici gol a zero a Cipro e Gerd Muller segnò sette gol.
Infatti Beckembauer,Muller (capocannoniere in Messico),Overath, Maier,Vogts,Grbowsky (tutti titolari anche quattro anni dopo) erano allora nel pieno ed all’apice del loro vigore e furore agonistici.
E nel1970 c’era anche Uwe Seeler, un mito del calcio tedesco (tuttora ritenuto inferiore solo al Kaiser Beckembauer)
Poi in finale la nostra nazionale trovò il Brasile ricchissimoditalenti,brillantissimo ma anche realista e solidissimo, di Pelè, probabilmente la più forte nazionale di sempre.
E non quello sfavillante e spettacolare in attacco, ma supponente,presuntuoso, privo di capacità tattiche e,quindi, vulnerabile di Falcao.
Una squadra così dissennatamente presuntuosa che non sapeva mai accontentarsi di un pareggio anche quando incontrava una squadra forte o si trattasse di risparmiare energie.
Seppure essa avesse un difesa appena sufficiente ed un brocco come portiere.
Insomma un gigante (pieno di stelle) da metà campo in su, ma con i piedi di argilla.
Poi la nostranazionale del Messico ebbe anche l’inconveniente di non giocare in Europa e,per giunta,in altura. Dove lo sforzo si avverte di più,specie alla distanza.
L’ambiente dove si sono giocati i campionati ha sempre contato.
Infatti fino ad oggi tutti i campionati mondiali organizzati in Europa sono stati sempre vinti da squadre europee (tranne che nel 1958), mentre quelli organizzati in paesi extraeuropei sono stati sempre vinti da squadre sudamericane.
La semifinale con la Germania non solo fu epica, entusiasmanete ed emozionante quante altre mai, ma ebbe anche un profondo significato simbolico (sociale e psicologico).
Essa dimostrò che anche noi italiani, sconfitti duramente nella guerra mondiale ed umiliati senza neppure aver effettivamente combattuto e considerati da molti un popolo di vili ed imbelli voltabandiera, sapevamo combattere in modo indomito. E vincere.
Quella partita ci restituì un orgoglio nazionale perduto o,quantomeno, molto appannato.
Ci liberò da un senso di colpa e di inferiorità covati per tanto tempo.
Perdemmo con il Brasile di Pelè.
Ma chi mai avrebbe sconfitto quella nazionale?
Forse,come qualche imbecille ha sostenuto, quella di Bruno Conti,PaoloRossi, Marco Tardelli e compagnia? Non diciamo sciocchezze !
La nazionale diSpagna seppe fare gruppo .Ma qualitativamente e tecnicamente era chiaramente inferiore a quella del Messico (ed anche a quella di Argentina 1978).
Chi ha giocato al calcio queste cose le comprende al volo.
Eppure durante la finale del 1970 fino al gol di Gerson del 2 a 1 (18°del secondo tempo), un gol da terno al lotto perchè fu un tiro da circa quaranta metri che Albertosi non vide in tempo perchè era coperto, l’Italia aveva avuto più occasioni da gol del Brasile.
Loro ci temevano molto.
Ma arrivati a quel punto della partita avrebbe vinto chi fosse passato in vantaggio per primo. E ci riuscirono loro, che erano visibilmente più freschi e carichi, anche psicologicamente.
La partita ed il camipionato si decisero lì.
Poi i nostri mollarono perchè erano stanchi e scarichi, sfibrati alla distanza dalla fatica psicofisica accumulata nella semifinale
forsennata con la Germania (p.es.Bertini, un gladiatore ed una locomotiva fino ad allora,era cotto già prima della fine del primo tempo ed andava assolutamente sostituito,come pure alcuni altri).
Purtroppo Valcareggi non ebbe il coraggio e la lucidità di sostituire dopo il primo tempo alcuni giocatori provati.
Come avrebbe dovuto fare e come seppe fare, con saggezza,lucidità ed in modo decisivo, nella seconda finale dei campionati europei da noi vinti due anni prima con la Jugoslavia.
Altrimenti chissà.
Forse Rivera se fosse entrato nel secondo tempo (come nei quarti e nella semifinale) sarebbe stato decisivo con i lanci lunghi (che solo lui sapeva inventare) capaci di saltare il fortissimo centrocampo brasiliano per imbeccare Riva o Boninsegna.
A mio modesto avviso se la nostra nazionale non avesse giocato i supplementari forsennati con la Germania avrebbe perso la finale di misura ed il Brasile avrebbe faticato moltissimo per averne ragione.
Probabilmente sarebbe stata necessaria una seconda finale.
Infatti avevamo la difesa più forte al mondo.
Tuttora ricordo molto vivamente e con grande rimpianto quelle partite, quei momenti e quella nazionale.
E mi dispiace tantissimo che giocatori della classe,personalità, spessore e talento di Gigi Riva, Sandro Mazzola, Gianni Rivera, Giacinto Facchetti, Roberto Boninsegna,Angelo Domeghini, Enrico Albertosi non abbiano vinto la coppa Rimet. Giocatori che tante speranze avevano alimentato tramite la splendida,inimitabile partita con la Germania.
Tutti ci aspettavamo, ragionevolmente,la vittoria dopo una partita simile, da antologia.
Se Gigi Riva, un giocatore formidabile, certo il miglior attaccante azzurro di sempre, non avesse subito due terribili fratture alle gambe giocando con la nazionale,avrebbe certo segnato più di cinquanta reti in maglia azzurra.
Un traguardo inarrivabile.
Qulache anno fa,per caso, vidi Gianni Rivera e seppure fossero trascorsi tanti anni dai mondiali del Messico, sentii il bisogno, vivissimo, di avvicinarmi a lui e di esprimergli accoratamente tutti i miei più profondi disappunto e rammarico per come andarono a finire quei campionati e perchè non ne potè giocare la finale.
Anche se Sandro Mazzola era fortissimo, grintosissimo, uno degli interni migliori del mondo, capace anche di difendere, Rivera, l’eroe dell’Azteca, meritava di giocare quella finale. Mazzola non aveva la sua genialità ed imprevedibilità nel lanciare gli attaccanti a rete.
Avrebbero dovuto giocare entrambi insieme.
Quando nel 1982 in Spagna Zoff levò al cielo la coppa del mondo e Nando Martellini
gridò per tre volte”campioni delmondo”, il mio pensiero andò subito ai giocatori messicani.
E pensai che quella coppa (vinta inaspettatamente, ma con merito) l’avrebbero meritata molto di più i messicani.
Ma la palla è rotonda ed il vento spira dove vuole.
Così è la vita.
AngeloBalzano.