Di gesti come questo se ne vedono parecchi sui campi di calcio, sebbene siano rivolti solitamente ai tifosi della squadra avversaria e non ai propri. Quello che fa scalpore è vedere un professionista del calibro di Matteo Sereni, alzare il dito medio e rivolgersi alla propria curva, o meglio a quella parte di tifosi che lo aveva beccato in un paio di occasioni.
E’ successo ieri durante la gara di campionato Torino-Cagliari, quella per intenderci che doveva dare il via alla rimonta granata, visto che l’avversario di turno si chiamava Cagliari, fanalino di coda della classifica con un solo punto.
Ma tra il dire il fare c’è di mezzo Acquafresca ed il Toro ha perso un’ottima occasione per risalire la china, verso posizioni più comode. In questo clima infuocato si pone il gesto di Sereni, compreso dalla maggior parte della curva che ha cominciato a cantare il suo nome, ma criticato da quanti si sono sentiti offesi da uno dei loro idoli. Il portierone ha avuto poi il modo di scusarsi, affidando le sue parole ad un comunicato stampa apparso sul sito della società.
L’attaccamento per la maglia mi ha portato a reagire ad una minima parte di spettatori che si sono permessi di offendere non solo il mio ruolo di calciatore, ma anche e soprattutto la sfera della mia famiglia. Mi scuso se il mio gesto ha disturbato i veri tifosi, quelli che, come me, amano veramente il Toro. Per loro l’affetto ed il rispetto sono, e saranno sempre, forti ed immutati.
Fin qui le parole del numero uno granata, che a fine gara ha avuto modo di sfogare la propria rabbia anche contro Massimo Ienca, segretario generale del Torino, che lo invitava a stringere la mano agli avversari nel terzo tempo. Non lo avesse mai fatto! Sereni è tornato indietro e lo ha preso per un orecchio, intimandogli:
Devi stare molto tranquillo!
Avete presente la favola del bue che dice “cornuto” all’asino?