Sembra ieri, eppure sono passati dieci anni da quando Dejan Savicevic impartiva lezioni di calcio sui campi italiani, svolazzando di qua e di là con classe sopraffina. Lo chiamavano il Genio, uno degli ultimi interpreti di un calcio fatto di estro ed eleganza, a prescindere da qualunque schema tattico.
Con il Milan ha vinto tutto, risultando spesso determinante con le sue giocate di alta classe, come quando nel ’94 ad Atene segnò uno dei più bei gol della sua carriera, umiliando il Barcellona di Cruyff.
Una vita fa. Ora Dejan, a poco più di 40 anni, ha cambiato mestiere e si sta misurando con il ruolo di Presidente della Federcalcio Montenegrina.
Un impegno importante ed oneroso, considerando le difficoltà di organizzazione presenti da quelle parti. Non ci sono campi di allenamento, si fa fatica a trovare tecnici validi per le selezioni nazionali minori e non c’è possibilità di insegnare il calcio ai giovani tecnici.
Il sogno di Savicevic è quello di portare una cinquantina di allenatori a Milanello per imparare sul campo come si lavora nel calcio professionistico. E poi a Roma, dove gioca Vucinic e a Firenze dove gioca Jovetic. Intanto si limiterà a far stampare una sorta di opuscolo con i metodi di lavoro di Ancelotti, da distribuire ai vari club in giro per il Montenegro. Piccoli passi verso un grande progetto, per un Presidente che sta costruendo dal nulla una Federazione calcistica. E il tutto completamente gratis:
Sono un volontario. Ho rifiutato uno stipendio proprio per non avere alcun tipo di obbligo. Non mi va di andare in ufficio dalle 9 del mattino alle 5 di sera. Se avessi avuto uno stipendio non avrei avuto scampo. Per vent’anni ho fatto il calciatore professionista e avevo orari da rispettare. Adesso non mi passa per la testa di timbrare il cartellino. Nella mia carriera ho sofferto così tanto gli allenamenti al mattino…
Da ammirare! Stasera il suo Monenegro se la vedrà con i campioni del mondo in carica e le speranze di fare risultato sono davvero poche. Ma questo conta poco. Quel che conta è costruire qualcosa di buono laddove c’era il nulla. Geniale come sempre il nostro Savicevic!