Si torna a parlare di calcio e razzismo e non per qualosa avvenuto di recente, ma per un episodio di qualche anno fa che ha compromesso il rapporto tra due nazioni (anzi tra una nazione ed una città).
I fatti risalgono al 17 novembre del 2004, quando allo stadio Bernabeu di Madrid (nel cuore di tutti gli italiani per vittoria mondiale del 1982) si giocava un’amichevole tra i padroni di casa della Spagna e l’Inghilterra, allenata all’epoca da Sven Goran Eriksson.
Durante la gara i giocatori di colore dell’Inghilterra vennero fatti oggetto di continui cori a sfondo razzista, provocando una serie infinita di polemiche. Polemiche che a quanto pare non sono state completamente dimenticate, se è vero che per la gara del prossimo anno tra le squadre, gli ospiti hanno chiesto di giocare in un’altra sede.
I quotidiani spagnoli tirano in mezzo Fabio Capello, che pure in quello stadio ha vinto due scudetti alla guida delle merengues, affermando che sia proprio lui a fomentare gli animi e a chiedere alla sua federazione di far cambiare sede per la gara. Peccato che gli stessi quotidiani che ora hanno così tanta voglia di chiacchierare, all’indomani della partita del 2004 non abbiano neppure accennato al comportamento incivile degli spagnoli…
Tutt’altra musica sui tabloid ingesi sia all’epoca dei fatti, quando le critiche verso gli iberici durarono per settimane, sia in questo caso. A sentire la stampa britannica, infatti, sarebbe la stessa federazione a non gradire Madrid e a chiedere il trasferimento della gara in altro luogo, per rispetto dei giocatori insultati (Ashley Cole e Wright-Phillips su tutti, ma anche Rio Ferdinand, Defoe e Jenas) e per evitare che si ripetano episodi simili.
Pare comunque che le due federazioni interessate stiano cercando un accordo, ma non è ancora sicuro che la gara si disputerà. Alla fine si troverà una soluzione, ne siamo certi, e l’Inghilterra potrà vendicarsi di quell’1-0 del 2004. Non a Madrid, però.
adolfo 14 Ottobre 2008 il 14:52
L’Inghilterra si comporta come in guerra, si serve di mercenari africani e caraibici, e poi si lamenta se gli altri si fanno delle risate a sentirli definire inglesi.