Che la squadra vinca o perda è sempre lui ad occupare le prime pagine dei giornali, più dell’attaccante che l’ha buttata dentro, più del difensore che ha perso il contrasto, facendosi superare. E’ il destino di Josè Mourinho, professione mister, ma con un futuro assicurato di attore, grazie a quella faccia da uomo sicuro di sé e a quell’inclinazione innata per la recitazione.
E così, da quando è sbarcato a Milano lo abbiato ritrovato spesso a far notizia con quel suo modo di porsi presuntuoso ed arrogante, che più di una volta ha innescato polemiche infinite con il “nemico” di turno. Sarà che agli italiani interessano più i pettegolezzi che il calcio giocato (come dice lui), ma non si può certo dire che il portoghese sia esente da colpe.
Ma negli ultimi quattro giorni la sua espressione è mutata rispetto al passato e, pur continuando a ripetere che l’Inter sta raccogliendo meno di quanto semina, è evidente che alcune sue certezze cominciano a vacillare.
Colpa di Ronaldinho e di Pizarro o colpa dei suoi attaccantti che non riescono a metterla dentro, o ancora colpa dell’arbitro Morganti che nella gara di domenica ha diretto a senso unico… Insomma, colpa sempre di qualcun altro, come è nel suo stile. Inutile cercare di spiegargli che il calcio italiano è diverso da quello inglese (o portoghese), inutile tentare di addossare a lui la responsabilità per una formazione che sbaglia approccio alla gara.
Sarà pure come dice lui, ma a dire il vero non riusciamo a trovare grosse novità con l’Inter di Mancini, se non in qualche nome o nella capacità del portoghese di creare un solido gruppo nello spogliatoio (che non è poco, ma non basta). Forse stiamo correndo troppo. Due risultati non proprio esantanti non possono mettere in discussione il lavoro di un uomo che è appena arrivato in Italia in cerca di fortuna. Sta di fatto però che da uno Special One come lui ci si aspetterebbe qualcosa in più, quel qualcosa che non abbiamo ancora visto, nonostante i 9, 11 o 14 milioni che guadagna all’anno.
Finora il buon Mourinho si è limitato a far sentire la sua voce e, se permettete, quasi sempre a sporposito.