Oggi è un giorno particolare perché dopo oltre quaranta anni di attività – dal 1968 è presidente dell’Associazione Italiana Calciatori – Sergio Campana lascerà la sua poltrona a Damiano Tommasi in occasione dell’Assemblea Generale dell’Assocalciatori.
Il nuovo presidente si mostra fin da subito più aperto del suo predecessore. Ad esempio è disponibile a riaprire le frontiere del calcio italiano ad un secondo extracomunitario, a condizione che vengano corrette alcune norme in cui in pratica si permette ai club una certa libertà di tesseramento ad extracomunitari under 18.
Insomma la Lega di serie A potrebbe avere un alleato inaspettato nella battaglia per tornare alle norme pre-disfatta del mondiale sudafricano. Probabilmente l’Aic si aspetta qualcosa in cambio. nella fattispecie vorrebbe fissare a breve l’appuntamento per firmare il nuovo accordo collettivo – anche se il quasi ex-presidente Campana non sembra preoccuparsi al riguardo
E’ tutto a posto, mi auguro non ci siano ulteriori ritardi.
Anche perché le due parti sono ormai ai dettagli. Secondo diverse fonti, ci sarebbe ancora da stabilire solo una cosa: le competenze del collegio arbitrale per dirimere le controversie – che dovrebbe essere spostato da Milano e Roma. Un’altra novità rispetto al passato, con il nuovo presidente, sarebbe la programmazione di assemblee diverse a seconda della categoria – del resto il calcio di serie C ha poco in comune con quello di serie A.
Il nuovo presidente ha dichiarato di essere
meno esperto di Campana, ma magari la giovane età mi darà la giusta incoscienza per le battaglie.
Nella prima riunione da presidente in pectore si è occupato soprattutto delle nuove regole per l’iscrizione ai campionati minori:
Il problema non è tanto la riduzione della squadre in Lega Pro, ma che vengano irrigidite le norme per l’iscrizione, così da evitare una serie di fallimenti che hanno finito per appesantire il fondo di garanzia.
Nella serie A – almeno per ora – a parte la situazione verificatasi a Bologna, e i problemi del Bari, la situazione sembra più tranquilla finanziariamente.
paolo de gregorio 11 Agosto 2011 il 16:28
– il mondo del calcio: eppur si muove! –
di Paolo De Gregorio, 9 agosto 2011
Nell’asfittico e imbalsamato mondo pallonaro, dove c’è il campionato più noioso del mondo, dove gli scudetti sono monopolio di quelle due o tre squadre del Nord Italia che hanno alle spalle i più ricchi gruppi industriale del paese, con una presenza esagerata di giocatori stranieri, ecco spuntare dal nulla una faccia nuova, pulita, giovane, quella di un ex-calciatore, Damiano Tommasi, che a nome di un sindacato calciatori minaccia uno sciopero che impedirebbe l’inizio regolare del campionato.
Le rivendicazioni sono assai limitate, riguardano la possibilità per i giocatori in mobilità di allenarsi con la prima squadra e di non essere trattati come scarti da rottamare. Non si tratta dunque di soldi, ma di dignità, e da questo valore si può sperare che nasca qualcosa di nuovo in grado di incrinare il sistema padronale affaristico, con i presidenti delle squadre e la Lega che dettano legge sui veri protagonisti che sono i calciatori, che potrebbero finalmente aprire gli occhi e rendersi conto che tutto il potere è potenzialmente nelle loro mani (pardon piedi).
Il calcio oggi non è uno sport, ma è la massima espressione del potere capitalista che si è impossessato anche dello sport, lo piega alle sue leggi del profitto, dell’onnipotenza del denaro, ci fa anche politica e affari, ed educa (diseduca) ai suoi valori milioni di giovani e appassionati, che diventano sudditi del principe che caccia i soldi, e se si presenta alle elezioni lo votano pure.
Nulla oggi è più funzionale della gestione del calcio all’accettazione culturale della società capitalista in cui i vincitori sono sempre i più danarosi e per i perdenti c’è solo frustrazione e marginalità.
Tutte le cose però possono essere gestite in modo diametralmente opposto. Invece di una tratta di carne da pallone e la fabbricazione di sudditi del “principe” presidente, si potrebbe fare delle squadre di calcio e della loro gestione una palestra di democrazia, dove le squadre diventano “public company” autogestite dai tesserati, dai sostenitori, dai calciatori, dove le cariche sono elettive, e dove il patrimonio calciatori si fabbrica in casa, facendo di ogni società sportiva una scuola di calcio.
La fine della immigrazione di calciatori stranieri per legge, con conseguente fine del mercato, restituirebbe questo sport agli appassionati e ai tesserati dove il denaro non sarebbe più decisivo per vincere il campionato, e il campanilismo per giocatori e squadra creati nella propria città avrebbe un senso, ben diverso dall’odierno tifare per una SPA.
Se i calciatori volessero iniziare un percorso nuovo con questo segno, hanno il POTERE REALE di realizzarlo, perché soltanto loro scendono in campo e possono farlo da primi attori, pensanti, e non da comparse un tanto al chilo.
La faccia pulita di Tommasi mi ha fatto ripensare a questi miei sogni nel cassetto, e forse nel declino globale del capitalismo, e delle porcherie che produce, può esserci uno spazio per ripensare le cose e avvicinarsi all’etica, alla democrazia, al vero spirito sportivo, buttando nel cesso sultani, intrallazzatori, e l’onnipotenza del denaro.
Paolo De Gregorio