Ne abbiamo decantato le lodi per settimane intere durante la scorsa stagione, indicandola come squadra rivelazione dell’anno. Un club venuto dal nulla e arrivato sul tetto d’Europa con la conquista della Coppa Uefa. La vittoria dello Zenit St. Pietroburgo ci aveva regalato una bella pagina di sport, strappando a squadroni più blasonati la leadership a livello continentale.
Ma ora il sogno sembra infrangersi di fronte ai sospetti avanzati da un’inchiesta partita dalla Spagna, dalla quale risulta che lo Zenit avrebbe beneficiato di qualche aiuto dall’esterno per raggiungere l’obiettivo. E che aiuto ragazzi!
Non stiamo parlando di arbitri corrotti o degli imbrogli tanto cari anche al nostro calcio, ma di un intervento della mafia russa nella persona di Guenadis Petrov, uno dei massimi esponenti della Tambobskaya.
A sentire le intercettazioni telefoniche in mano al giudice spagnolo, il mafioso si sarebbe messo in gioco in prima persona per garantire allo Zenit l’accesso alla finale di Manchester. E come avrebbe fatto? Versando 50 milioni (non ci è dato sapere in quale valuta) nelle casse del Bayern Monaco, in cambio di una prestazione sottotono nella semifinale di ritorno.
In effetti i tedeschi tornarono a casa con una sorprendente sconfitta per quattro a zero, che sapeva quasi di miracolo per i russi. Si disse che il Bayern avesse preso sottogamba la partita, non valutando nel modo giusto il valore dell’avversario. E invece a distanza di mesi, si scopre che le valutazioni erano state fatte eccome, ma solo a livello economico.
Petrov intanto sta abitando le stanze di una prigione dallo scorso giugno per la sua attività legata al mondo della mafia, ma questo interessa poco a noi poveri illusi che nel calcio possano esistere ancora le favole. Quello che ci piacerebbe sapere è se verrà dato seguito all’inchiesta e se lo Zenit sarà costretto a pagare a livello internazionale, visto che, tra le altre cose, è impegnato proprio nel girone della Juventus in Champions League.
Ma comunque vadano a finire le cose, non veniteci più a raccontare la storia del rospo che si trasforma in principe, perché ormai ne abbiamo le scatole piene!