Robinho si fa male e la Roma ha meno paura

di Redazione 1

Peccato, ci sarebbe piaciuto vederlo in campo contro la Roma nella sfida di Champions della prossima settimana! E invece Robinho non sarà della partita, a causa di una microfrattura della fascia del muscolo retto addominale, che lo costringerà ad almeno 10-15 giorni di stop forzato.

I tifosi giallorossi esultano, conoscendo bene le potenzialità di questo fenomeno del calcio brasiliano, ma chi ama il calcio sa che lo spettacolo che offrirà il Real sarà orfano di un elemento determinante.

Ma lo avete mai visto giocare? Piedi fatati, doppi passi, velocità, gol a grappoli e assist per i compagni, con quel pallone spedito in area, con su scritto “buttami dentro!”. Una capacità di saltare l’uomo che ha pochi eguali nel panorama internazionale e quei dribbling ripetuti all’infinito, che aprono qualunque difesa.


La prima volta che ha toccato la palla sotto i miei occhi, mi è venuta la pelle d’oca. E quasi da piangere. Il suo dribbling è devastante, pari solo alla sua semplicità. Mi sono rivisto in lui.

Questo diceva anni fa Pelè del giovane talento brasileiro, quando ancora giocava a calcetto e incantava le platee con i suoi numeri ad effetto. Aveva 15 anni e le carte in regola per essere lanciato a grandi livelli, nonostante il fisico gracile e non ancora completamente formato. Poi vennero gli anni del Santos ed il ragazzo riuscì a metter su una decina di chili, rimanendo comunque molto esile: un limite secondo gli addetti ai lavori, che però non gli impedirà affermarsi negli anni a seguire. La potenza non è tutto e Robinho lo ha abbondantemente dimostrato sia nelle squadre di club in cui ha militato che nella Nazionale, di cui è diventato uno dei punti fermi.

Il Real lo ha fortemente voluto, nonostante il Santos abbia fatto di tutto per tenerlo in Brasile: un braccio di ferro durato a lungo, ma da parte del giocatore c’era la volontà di andar via dalla sua terra ed alla fine i dirigenti hanno dovuto accontentarlo. E forse sarebbe rimasto ancora qualche anno con la maglia della squadra che lo aveva lanciato, ma dopo il rapimento della madre nel 2004, non si sentiva più sicuro e ha preferito cambiar aria.

Ora quei tempi sono lontani, il sorriso è tornato sul suo volto e l’allegria nelle sue giocate: “o rei do drible” fa impazzire le difese e spellare le mani al pubblico ogni volta che tocca palla e quando non c’è, la differenza si vede.

Certo le merengues possono permettersi il lusso di rinunciare ad un elemento, chiunque esso sia, ma senza Robinho sarà un’altra musica. Alla Roma stavolta è andata fin troppo bene!

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