La giornata di campionato appena conclusa si può definire abbastanza positiva per i fischietti italiani, ma gli errori non sono mancati. Quello che salta all’occhio oggi è la mancanza di uniformità, richiesta da più parti ma non sempre rispettata, che rimanda ai preparatori degli arbitri un bel po’ di lavoro da fare.
Ma partiamo dall’unico episodio che avrebbe potuto cambiare un risultato, quello contestatissimo in Udinese-Roma. Siamo nei minuti di recupero e Asamoah segna toccando con un braccio. L’arbitro Damato giustamente annulla, ma a quel punto dovrebbe fischiare il rigore per i friulani in quanto il calciatore dell’Udinese non può saltare perché Perrotta gli rifila una gomitata al volto, e così riesce a compiere il movimento solo parzialmente, alzando il braccio incriminato. Considerando che, alla ripresa del gioco, la Roma andrà a segno, non faremmo peccato ad ipotizzare che, nel caso Damato avesse visto giusto, probabilmente la partita non sarebbe finita 1-2 ma 2-1.
Per il resto c’è da segnalare un bel po’ di confusione sui cartellini dati per simulazione, in particolare a Eder e Malonga, i quali vengono appena sfiorati e cadono in area. Sono stati entrambi ammoniti, ma non c’è simulazione perché il contatto c’è, anche se non da rigore. Come sarebbe stato da espellere Viviano per la chiara occasione da rete nel fallo su Lavezzi.
Ed infine il caso-Ibra. L’espulsione, a termini di regolamento, sarebbe corretta, ma molto spesso gli arbitri fanno finta di nulla perché si sa, l’agonismo gioca brutti scherzi ed il “vaffa” dello svedese è solo uno dei tanti durante una gara. Ma se il rosso al milanista era corretto, allora sarebbero dovuti essere espulsi anche Eto’o e molti giocatori sia dell’Udinese che della Roma che hanno mandato più volte a quel paese i rispettivi arbitri. Ed invece nulla. Urge un aggiornamento delle regole (e non solo quello), altrimenti le proteste non finiranno mai.