Chissà cosa nasconde il campo. Storie di amicizia, rapporti di reciproca sopportazione, legami indissolubili e duraturi fatti di rispettiva apertura nelle case, tra le famiglie, in quell’intimità che si concede solo agli affini. Oppure, magari, davvero la professione richiede che si sappia fare squadra, gruppo anche solo per quei pochi frangenti che si sta a contatto. Quel che il terreno di gioco non dice, lo si può immaginare. Ma, al di là delle centinaia di storie che stanno aggrappate alla storia, l’immagine dell’abbraccio dei padroni di casa presso lo stadio Olimpico di Torino non racconta certo di rapporti incrinati. Tutt’altro. L’occasione propizia è offerta dalla marcatura di Antenucci, rete con cui i granata erano riusciti a ribaltare il risultato contro un Pescara partito a razzo. Uno, due, tre. Uno accanto all’altro e uniti da un abbraccio a più braccia che pare rendere un corpo estensione dell’altro. Il tutt’uno dei calciatori – raggianti – di un Torino in rimonta è sintomatico di quel che s’è visto nel corso della sfida tra i granata e il Pescara. Una centrifuga di sensazioni e sentimenti nella quale, come in un gioco di cromatismi a raggiera, si è passati dalla contestazione all’esultanza. Armonie sul terreno di gioco, sguardo fisso verso la panchina di mister Lerda. Si giocava anche per tutelare il posto del tecnico granata. Altrova la rosa non vede l’ora di rifilare un calcione a chi è noto – l’allenatore – per essere parafulmine di ogni male. Qui, invece, la squadra sta con il tecnico e, oltre che a parole, lo ha mostrato con i fatti.
Elemento non accaduto, per esempio, a Livorno dove, nonostante l’impegno (nelle ultime settimane, per la verità, minimo) i labronici non sono riusciti nell’intento di fare quadrato intorno a Bepi Pillon, cacciato da Spinelli in seguito a una serie di risultati – e prestazioni – negativi. Al suo posto, Walter Novellino che, pivello manco per scherzo, ha subito brindato all’esordio grazie alla vittoria contro gli ex capoclassifica del Novara. Carattere e voglia di mollare mai: si è cominciato con un paio di ingredienti basilari. Il resto verrà giornata dopo giornata.
Damiano Zenoni e Rickler. Uno sovrasta l’altro mentre fanno a gara di felicità. “Chi ride di più, in questo momento?”. Scelta difficile, entrambi sembrano espellere allegria e soddisfazione da ogni poro. Come dargli torto. Il Piacenza che espugna Siena dopo esssersi trovato in svantaggio di due gol è squadra che non ha bisogno di eccessivi giri di parole. Ti siedi, rivedi gli highliths e tiri giù un cenno emblematico che sta per “tanto di cappello”. Ah… Conte, Conte, Conte. Ma che hai combinato?
La ventisettesima giornata negli scatti senza flash (che si è giocato, ovunque, alle tre)