Chi lo calcia con la testa alta, guardando il portiere, dicono sia nettamente avvantaggiato. Gli esperti dei tiri dal dischetto, per altro, confermano che sia la maniera migliore per apprestarsi a trarre, dal penalty, il massimo vantaggio. Tirare osservando l’estremo difensore negli occhi, sfidandone riflessi e freddezza. Perchè è l’unica maniera, una volta deciso dove calciare, per tornare sui propri passi a seconda dei movimenti di chi sta tra i pali: se quello, il portiere, si muove appena e lascia intuire da che angolo si tufferà, l’esecutore del tiro dagli undici metri sa di dover correggere – eventualmente – ogni decisione in una frazione di secondo. Poi, va da sè, il momento del contatto piede-palla arriva in un istante. E l’attimo immediatamente successivo a quello in cui il calciatore si è apprestato a tirare è di quelli da non poter più tornare indietro. Eccolo. Immortalato così: la palla è appena partita, lo scarpino si allontanerà man mano sempre più. Graffiedi contro Mangiapelo, il grosso è fatto. La conclusione, vincente o fallita, per una volta non deciderà la gara solo perchè gli emiliani del Piacenza, contro il Grosseto, avevano già ampiamente dato: 3-0 acquisito, il capitano firmerà la quarta rete di giornata. Graffiedi guarda la palla, incurante di ogni parere poc’anzi espresso, e ciò inciderà poco rispetto all’esito del tiro dal dischetto. Pallone in rete, poker sonante dei padroni di casa.
Via la maglia, si potesse per esprimere la gioia – ogni tanto – via anche la pelle. La felicità è Viola, in quel di Modena, dove le casacche giallo sole dei locali escono un po’ più sbiadite. Merito di una Reggina puntuale più di altre volte, quando ne abbiamo evidenziato i difetti prima di riconoscerne i meriti. La truppa di Lillo Foti, oggi, ha saputo imporsi con classe e agonismo: bene sotto il profilo atletico e sotto quello del gioco, altrochè. Decide la rete di Viola che aveva sugellato il momentaneo 2-0 che avrebbe in seguito vanificato la rete di Greco su calcio di rigore. Per i calabresi, tre punti fondamentali per mettere in cassaforte il quinto posto provvisorio: significherebbe, allo stato delle cose, play off. Ma per capire quel che effettivamente significherà per gli amaranto la stagione attuale occorre attendere ancora. Attendere e sperare: che quanto visto a Modena sia consuetudine. Non eccezione.
Giuseppe Bepi Pillon. Purtoppo per lui. Finisce in foto di taglio basso perchè il Livorno non esiste più o, per lo meno, continua a mostrare il volto peggiore di sè. A farne le spese, per effetto di una graduatoria che non può più nascondere la delusione e il mancato raggiungimento degli obiettivi stagionali, potrebbe essere proprio il tecnico dei toscani. Sta arrancando da tempo, è sulla graticola da qualche settimana e l’ennesimo flop contro un Portogruaro solido e concreto potrebbe rivelarsi decisivo. Affinchè Aldo Spinelli sollevi la cornetta, saluti il tecnico e lo convochi in ufficio. “C’è un messaggio per Lei”, potrebbe dirgli. E Pillon, a quel punto, non avrebbe alcuna difficoltà a prevederne il contenuto.
Istantanee della 26a giornata: