E’ stato definito in tanti modi Christian Chivu nella sua carriera. Uno dei tanti soprannomi che gli sono stati affibiati è quello di picchiatore, e dopo quello che ha fatto nell’ultima partita contro il Bari, probabilmente sarà il modo in cui verrà ricordato fino alla fine della carriera ed anche oltre.
Il gesto è ingiustificabile, tanto che nemmeno lui prova a farlo. I fatti: siamo allo scadere dell’ora di gioco sul risultato di 0-0, forse per la frustrazione di una partita non giocata al meglio, o per il fatto che l’Inter ha l’occasionissima di avvicinare il Milan, ma non riesce a segnare contro il fanalino di coda, fatto sta che al romeno saltano i nervi e, sugli sviluppi di un calcio piazzato, a palla lontana, rifila un pugno in faccia a Marco Rossi che era di spalle.
L’arbitro non si è accorto di nulla, le telecamere sì, e nonostante le proteste dei calciatori biancorossi il direttore di gara non torna sulla sua decisione, ennesima dimostrazione che urge la moviola in campo, almeno per episodi del genere. Fatto sta che a fine gara Chivu si presenta davanti alle telecamere e, mentre chiede scusa, scoppia a piangere:
Difficile spiegare cosa è successo, perchè ho perso un attimo di lucidità. Sono qui per chiedere scusa a Marco Rossi perchè ho un briciolo di dignità e voglio chiedergli scusa. Non è da me, mi spiace, mi sento un uomo di merda. Non l’ho mai fatto e chiedo scusa a tutti quelli che guardano il calcio e seguono la squadra. Soprattutto chiedo scusa alle mie due bambine, che potrebbero vedere quello che è successo.
Questo lo sfogo di Chivu che Rossi ha subito perdonato. Al difensore del Bari brucia più aver perso la partita (per sua stessa ammissione, essendo il risultato sullo 0-0 se il difensore fosse stato espulso, sarebbe potuta finire diversamente), che non la guancia gonfia. Ora cosa accadrà? Il sincero pentimento di Chivu gli permetterà di evitare il massimo della squalifica, 5 giornate, ma siccome la prova televisiva sarà d’obbligo, sicuramente non perderà meno di tre partite.