Un bestione di nome Claudio Coralli che quando alza il pugno e solleva il dito per festeggiare il gol pare abbia due teste: implume come il cranio, quel segno di riconoscimento distintivo e tipico di quando segna oggi lo si è potuto ammirare un paio di volte a distanza ravvicinata. L’Empoli era in svantaggio, ci ha pensato lui. Inzuccata e poi penalty: che lo si sfidi a segnare di testa o di piede, l’attaccante non si tira mai indietro. Quest’anno, di reti, ne ha già collezionate dodici: secondo in classifica marcatori, chi lo precede – Davide Succi, Padova – gli sta davanti di tre gol. E il gap, scommetterebbe quella fetta di toscani che va pazza per Coralli, lo si colmerà in fretta.
A un certo momento, Marino e l’Ascoli avevano riaperto il match. Grande Grosseto, fino a quel punto: attento in difesa, veloce nelle ripartenze, combattivo in mediana. Che passerà mai nella testa di chi fa gol, di chi lo subisce; che scorre nelle menti di chi ha rimontato, di chi è stato raggiunto; che si prova a esultare davanti a una platea festante, a osservare chi ti ha appena fatto gol senza poter spostare indietro di decine di secondi le lancette del cronometro. Sarà forse come quando da bambini chiunque ha provato la gioia di andare in rete, di ridere in maniera istantanea, di percepire un benessere fisico quasi impareggiabile? Sarà così, soprattutto per chi di marcature non ne inanella molte in una carriera intera solo perchè il compito che è chiamato a svolgere è semmai quello di far sì che il talento di un bomber si possa esprimere al meglio.
Michele Troiano da Sassuolo porta in dote una grinta così, quella tipica delle vite da mediano che, dovessi renderle in immagine, tireresti fuori un braccio portentoso e solido come il marmo. Pareva che un punto a testa potesse bastare, poi la coppia Noselli-Troiano (invertendosi, per una volta, i ruoli) ha deciso che questi tre punti erano davvero preziosi, indispensabili: il primo ci ha messo ingegno e precisione nel servire un assist baciato, il secondo – forse – ha chiuso gli occhi e si è concentrato. Forse li ha spalancati nel momento in cui gli si spianava, nella mente, un’immagine pazzesca: bolide e gol. Bolide e gol, è stato così. Poi, corsa a perdifiato con tutte le energie che – una rete all’attivo – ti consente di recuperare in un nulla.
Sotto la curva a esultare con soddisfazione: il Varese merita questo tifo, i tifosi gioiscano di questo Varese. E’ pagina bella del calcio, in barba a quei teppisti che settimana l’altra hanno fatto una pessima figura a Piacenza.
La ventiduesima giornata in qualche flash: