Per la serie: i paradossi del calcio. C’è una squadra che lotta e suda ogni domenica sul campo per conquistare una tranquilla salvezza. C’è una dirigenza che per mesi non paga gli stipendi ai giocatori, gli stessi giocatori che ogni domenica si guadagnano il pane, tenendo in alto il nome della squadra. C’è una sentenza che annulla parte del lavoro fatto dagli stessi giocatori – non pagati – che si vedono togliere dei punti preziosi per la permanenza nella massima serie.
Parliamo del Bologna, costretto già ad indietreggiare di un punto in classifica all’inizio di dicembre, ed ora di nuovo penalizzato con la sottrazione di altri due punti. La vicenda è sempre quella che coinvolge la vecchia proprietà dei rossoblu, quella che faceva capo a Porcedda, già inibito per sei mesi in seguito al mancato esborso di stipendi e contributi per gli ultimi due mesi della scorsa stagione. Lo stesso ex patron ha avuto oggi altri sei mesi di inibizione, mentre Marras, amministratore delegato del club, aggiunge ai sei mesi rimediati nella prima udienza altri due mesi e 20 giorni per il mancato pagamento degli stipendi nel primo trimestre della stagione 2010-’11.
La nuova dirigenza del Bologna ha cercato di evitare i due punti di penalizzazione, puntando sulla responsabilità della vecchia società e chiedendo l’esclusivo pagamento di una multa. Ma alla fine della fiera non c’è stato nulla da fare ed i due punti di penalizzazione sono arrivati puntuali come un orologio svizzero. Un atto dovuto, come spiega il consulente di mercato dei felsinei, Carmine Longo:
La Commissione Disciplinare non poteva che prendere atto dell’infrazione: è come lasciare la macchina in divieto di sosta, non si poteva pretendere un’interpretazione della norma alla luce della nuova proprietà. Non è competenza della Commissione.
Comunque la si voglia mettere, il Bologna fa due passi indietro in classifica, ritrovandosi ora a quota 22 insieme a Parma e Chievo.