Lo chiamavano il Kaiser, l’Imperatore, in un periodo in cui i soprannomi non venivano elargiti con tanta sufficienza. Ma Franz Beckenbauer il titolo lo meritava tutto, perché nessuno come lui in Germania è riuscito a vincere tanto con la maglia di club, con quella della nazionale e nelle vesti di allenatore.
In patria viene considerato una sorta di monumento, specie dai tifosi del Bayern Monaco, che hanno potuto godere delle sue prestazioni per quattordici stagioni di fila, durante le quali Kaiser Franz contribuì ad arricchire la bacheca del club con 4 titoli Nazionali, 4 Coppe di Germania, 3 Coppe dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe e 1 Coppa Intercontinentale.
Durante il periodo della militanza nel Bayern, la stella di Beckenbauer ebbe modo di brillare anche a livello internazionale, tanto che con la casacca del suo Paese conquistò sia il Campionato Europeo nel ’72 che la Coppa del Mondo nel ’74.
Erano anni d’oro per lui, giovane stella del panorama mondiale, che andava a conquistarsi un posto tra i più grandi fuoriclasse di ogni epoca. Il suo talento lo portò a guadagnarsi ben due Palloni d’Oro, nel 1974 e nel 1976, e quattro titoli come miglior giocatore tedesco del’anno.
Logico quindi che il suo addio al calcio tedesco fosse salutato con tanto rimpianto da parte dei suoi tifosi, che lo vedevano partire in cerca di nuove avventure (ma soprattutto di ottimi ingaggi) alla volta dell’America. Negli States trovò come compagno di squadra un altro mito del calcio mondiale, Pelè, ed insieme portarono il Cosmos alla conquista di 3 campionati nordamericani. Poi il ritorno in Germania, quando aveva ormai 35 anni, e la conquista di un altro titolo nazionale con la maglia dell’Amburgo.
Nel 1982 Beckenbauer si ritirò dal calcio giocato, ma uno come lui non poteva uscire completamente dal mondo in cui aveva vissuto per tutta la vita. Iniziò così la sua carriera di allenatore che lo portò a sedersi sulla panchina della nazionale dall’84 al ’90. E qui finisce la storia e comincia la leggenda, perché Kaiser Franz anche da mister riuscì a togliersi le sue belle soddisfazioni, diventando il primo a conquistare il titolo mondiale sia da giocatore che da allenatore.
Una carriera strepitosa per un uomo che metteva in campo classe ed eleganza, che non tirava mai indietro la gamba e che può vantarsi di aver inventato il ruolo del libero d’attacco. Un vero fuoriclasse, un grande Imperatore, altro che Adriano!