Maracanà: il tempio del calcio

di Redazione 3

Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di Mario Filho! Eppure, nonostante i più lo ignorino, a lui è intitolato lo stadio più grande del mondo, il tempio assoluto del calcio.

Il nome del famoso giornalista brasiliano campeggia ancora in una scritta sull’ingresso principale, ma sin dalla sua costruzione venne ribattezzato, usando il nome di una specie di coloratissimi pappagalli molto diffusi in quella zona ed è stato consegnato alla memoria dei secoli semplicemente come Maracanà.

Si tratta di un impianto sportivo immenso, che potrebbe contenere due, forse tre San Siro, con i suoi 304.284 metri quadrati di estensione. L’architetto Paulo Pinheiro Guedes volle fare le cose in grande quando gli assegnarono il compito di progettare lo stadio, che avrebbe dovuto ospitare i primi mondiali del dopoguerra nel 1950, e rispose presentando un’idea innovativa, ben lontana dagli stereotipi classici.


Struttura circolare, magnifico nella veduta aerea che ne mostra la particolarità, venne costruito per ospitare 160.000 spettatori, di cui 130.000 a sedere, divisi tra parterre, primo e secondo anello. Un progetto ambizioso difficile da realizzare in quel periodo in qualunque nazione del mondo, figuriamoci in un Paese che ha da sempre ben altri problemi più urgenti del calcio.

Ma il Brasile ci teneva a fare bella figura ed i 20.000 posti coperti del primo anello (cadeiras perpetuas) vennero messi in vendita abbondantemente prima dell’inaugurazione, in una specie di abbonamento speciale che permette ai compratori di assistere alle partite fino al 2050. 100 anni di calcio assicurato per i ventimila fortunati che hanno deciso di investire affinché il tempio del calcio vedesse la luce.

E c’erano tutti quel 16 luglio del 1950 in occasione della finale che vedeva la squadra di casa giocare contro l’Uruguay, in quella che doveva essere solo una formalità prima di alzare al cielo la Coppa del Mondo. La festa annunciata attirò allo stadio un numero imprecisato di tifosi: si parlò di 220.000 persone, per quella che resterà la partita più seguita in uno stadio. Delusione alla fine per la sconfitta del Brasile, umiliato da Schiaffino&Co. ma questa è un’altra storia e ve ne daremo conto in un capitolo a parte.

La sua enorme capienza gli permise di ospitare numerosi eventi extracalcistici quali i concerti di Frank Sinatra, Julio Iglesias, Paul McCartney e Madonna, nonchè le due visite in Brasile di Giovanni Paolo II.

Ora il Maracanà è un po’ più a misura di tifoso, dopo la ristrutturazione che ha portato il numero massimo di spettatori a 73.916, ma resta comunque l’impianto più grande del pianeta.

Al suo interno ospita il Museo dello Sport intitolato a Garrincha, uno dei più grandi miti del calcio brasiliano, ma per il futuro si prevede un ulteriore ammodernamento che porterà alla costruzione di ristoranti, centri commerciali ed addirittura un hotel all’interno della struttura.

Ma in patria amano ricordarlo come lo stadio in cui hanno giocato le stelle più luminose del calcio brasiliano, da Zizinho a Zico, da Rivelino ad Altafini, fino a Pelè che proprio su questo prato mise a segno il suo millesimo gol da professionista.

Ora il mito del Maracanà è leggermente offuscato a causa delle esigenze di sicurezza che ne hanno di fatto dimezzato la capienza. Resta comunque un bel vedere per le migliaia di turisti che lo inseriscono come tappa nei loro viaggi organizzati e che pagano fior di quattrini solo per poter dire: “Io l’ho visto!”.

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