Eccessivo, provocatore, irriverente, antipatico a chiunque non tenga per i colori nerazzurri. E’ il ritratto di Marco Materazzi, bandiera dell’Inter, beniamino della curva, ma anche artefice – almeno in parte – del trionfo italiano in quel di Berlino nella notte magica del 2006, che ci piaccia o no ammetterlo. A lui si deve il gol del pareggio contro la Francia e sempre a lui dobbiamo la provocazione che costò a Monsieur Zinedine Zidane l’espulsione nell’atto ultimo della sua carriera da professionista. Qualche settimana fa il difensore dell’Inter e l’ex fantasista hanno avuto modo di chiarire la faccenda ed è proprio di quell’incontro che parla Matrix in un’intervista a La tribù del calcio:
Stavo uscendo dall’hotel quando qualcuno cercò di fermarmi: “c’è un problema”, mi dissero, “c’è Zidane che sta parcheggiando proprio a fianco della tua auto”. Risposi che non vedevo dov’era il problema. Uscii, mi trovai di fronte a Zidane e sfruttai l’occasione per dirgli delle cose, cose che sappiamo io e lui e che restano tra noi. Diciamo che sono stato io a parlare di più e quando lui alla fine mi ha allungato la mano, io l’ho tenuta stretta e non l’ho mollata fino a che non mi ha guardato bene in faccia. Era quello che volevo. È andata così: per me è stato bello, per lui non so.
Nel corso dell’intervista Materazzi rivela anche di essere stato molto vicino ai cugini rossoneri prima di diventare campione del mondo:
Mi premeva soprattutto andare a giocare per guadagnarmi il Mondiale. Non ho problemi ad ammetterlo: fui vicinissimo a firmare col Milan. Poi però parlai con Lippi he mi disse di non preoccuparmi, perché un posto tra i 23 me l’avrebbe dato comunque e quel colloquio fu la mia fortuna. Decisi di restare dove il cuore mi diceva di stare; Lippi mantenne la promessa, mi portò in Germania e poi quel che successe lo sapete.
Non manca poi una provocazione verso l’ex compagno di squadra Ibrahimovic:
Lo scontro nel derby? Semplicemente io mi sono fermato per non fargli del male, lui invece no. Ma va bene così. La verità è che noi dell’Inter lo dobbiamo ringraziare: se un anno fa avessimo incontrato il Barcellona senza lui in campo, forse non ce l’avremmo fatta a eliminarli e non avremmo mai vinto la Champions.
Ad Ibra il diritto di replica, magari domani sulle pagine dei giornali o nel derby di ritorno. E speriamo che risponda usando solo la bocca.