C’era un tempo in cui Alberto Gilardino giocava, segnava e suonava il suo magico violino sotto la curva. Ed era così determinante il suo contributo al centro dell’attacco, che persino uno esigente come Lippi aveva puntato su di lui, includendolo nella lista dei convocati per il Mondiale di Germania.
Ma essere Campioni del Mondo non significa necessariamente avere il posto garantito nella propria squadra di club e così il vilionista è rimasto senza pubblico, confinato spesso sulle tavole fredde di una panchina ad ascoltare i concerti altrui.
L’ultima stagione non esaltante con la maglia del Milan, poi, gli ha pregiudicato persino la convocazine agli Europei, dove (forse) uno come lui avrebbe fatto comodo. Ma la musica è cambiata. Il violinista ha cambiato palcoscenico ed ora il direttore d’orchestra si chiama Cesare Prandelli, che lo ha visto crescere e gli ha consigliato i primi spartiti sui quali suonare in quel di Parma. E con il suo maestro, Gilardino ha ritrovato anche la Nazionale, agli ordini di un Lippi che ha già ampiamente spiegato di non stilare la lista dei convocati in base alla riconoscenza, ma per quello che viene dimostrato in campo.
E Gila ha già dimostrato di essere sulla buona strada per tornare ad essere quello che era nella “città della musica”, dove le sue note risuonavano sovente per allietare la platea. Ed anche la nazionale aspetta le sue esibizioni musicali, a partire magari da domani sera, nell’amichevole contro gli austriaci che di buoni musicisti se ne intendono.
Adesso sono sereno, i momenti bui nella carriera di un calciatore ci possono stare. Certo, ho bisogno di fiducia per esprimermi al meglio, ma questo vale per qualsiasi giocatore. Voglio riconquistare tutti con i gol. Segnare domani sera sarebbe bellissimo.
E a noi non resta che aspettare che il violinista ritrovi finalmente l’accordo giusto e la corretta tensione delle corde, per poter godere ancora una volta di un magico concerto d’archi.