In molti pensavano che il primato della Lazio fosse solo un fuoco di paglia, ma l’aquila continua a volare sul prato dell’Olimpico ed i biancazzurri sembrano non volersi fermare davanti a nulla. Otto giornate di campionato, 19 punti conquistati, frutto di sei vittorie ed un pareggio, mentre la casella sconfitte registra solo il 2-0 subito in casa della Sampdoria, quando correva la prima di campionato. La Curva Nord comincia a sognare in grande, ma Edy Reja – da buon condottiero – frena gli entusiasmi e non vuole nemmeno sentir nominare lo scudetto:
Lo scudetto non ci riguarda, siamo una squadra da prime 6 posizioni.
E in fondo ha ragione lui, perché dopo sole otto giornate è difficile pensare che una squadra possa ammazzare il campionato e correre in azione solitaria sino a giugno. Meglio dunque tenere in piedi per terra e non scomodare paragoni azzardati, come quello che ha ipotizzato Fabio Capello, lasciando intendere che questa Lazio può ripercorrere le orme del Verona di Bagnoli nella stagione ’84-’85:
Se Capello dice una cosa, io ci credo, ma noi rispetto a quella squadra abbiamo una caratteristica diversa: siamo più agili, mentre ci mancano centimetri e chili. Quel Verona era una macchina perfetta, all’inizio nemmeno loro pensavano di poter arrivare fino in fondo. Mi ha detto Bagnoli che solo alla fine si sono resi conto che potevano vincere davvero lo scudetto.
Ed in effetti, quella del Verona campione d’Italia fu una bella favola, l’ultima che l’Italia calcistica ricordi, prima che lo scudetto tornasse ad essere un affare per soli ricchi. Ora la Lazio può ripetere il miracolo, con giocatori acquistati tramite investimenti minimi ed una politica societaria che mira al risparmio, pur non disdegnando la qualità dei calciatori (vedi Hernanes arrivato la scorsa estate).
Per ora la parola d’ordine è “non montarsi la testa”, ma la Lazio ci crede, checché ne dica il buon Reja.