Posticipo della settima giornata di serie A.
Stadio San Nicola, Bari:
Bari-Lazio 0-2
Reti: 8′ st Hernanes (L), 17′ st Floccari (L)
Ledesma, Zarate, Hernanes, Mauri, Floccari: dalla cintola in su, la formazione della Lazio mette per davvero i brividi. Non inganni l’incipit: nonostante la minore altisonanza dei cognomi, dalla cintola in giù quella di Reja si sta rivelando una formazione altrettanto completa (lo dicono gli appena cinque gol incassati).
Del Bari, vero, siamo abituati a elogiare un collettivo in grado di stupire specie quando Almiron mostra doti da trascinatore. Il 4-4-2 dei pugliesi è modulo collaudato, il 4-2-3-1 dei biancocelesti una piacevole sorpresa di inizio stagione.
Le prime iniziative sono di marca locale: i Galletti cominciano a far girare palla, gli ospiti sfruttano i primi minuti per trovare l’assetto ideale e prendere le misure del caso. Tradotto, pochi tiri in porta nel corso di un avvio comunque piacevole: il primo estremo a essere chiamato in causa è Muslera che al 10′ blocca in presa sicura un colpo di testa, debole e centrale, di Almiron.
La replica avversaria è affidata a Hernanes: conclusione dal limite, palla fuori di poco. Due miccie, s’infiammano – Almiron e Hernanes – e danno fuoco all’incontro: anche per questo, vederli duellare uno contro l’altro (accade al 22′) è coinvolgente quanto lo sono, in generale, le azioni da applausi.
Che, in realtà, nel corso della prima frazione sono mancate solo per la capacità dei due tecnici leggere tatticamente l’incontro. Ghezzal (35′, conclusione che accarezza la traversa) e Masiello (45′, Muslera c’è) strappano il consenso dei supporters di casa prima che Rocchi mandi tutti a rifiatare.
La ripresa comincia su ritmi più soporiferi ma non fai in tempo a tacciare i ventidue di attendismo che la Lazio riesce a zittire ogni critica. Un diagonale di Hernanes (8′) e il guizzo di Floccari sul filo del fuorigioco (17′) sono duplice affondo che, oltre a tramortire i padroni di casa, si propone quale guanto di sfida a Inter e Milan.
Gli accorgimenti di Ventura (fuori Rivas, Kutuzov e Gazzi, dentro D’Alessandro, Castillo e Donati) avrebbero dovuto essere il viatico. Sono invece solo un tentativo andato a vuoto (il palo di Castillo ne è emblema) perchè la compattezza ospite – formazione attenta in ogni reparto – è un dato di fatto incontrovertibile che neppure l’improvviso risveglio locale riesce a smentire.
Anzi: dando per scontato che Zarate, per quanto visto stasera, è solo la brutta copia di quello della passata stagione, verrebbe da dire che questa Lazio ha ulteriori margini di miglioramento. Durerà? Stando a quanto ammirato al San Nicola, sorprenderebbe semmai il contrario.