Fabien Barthez: dopo il calcio, un’accademia per portieri

di Redazione Commenta

Può un uomo che ha passato gran parte della sua vita a correre e sudare su un campo di calcio, vivere lontano dal calcio? Beh, a dire il vero lui ha corso e sudato veramente poco, facendo il portiere di professione, ma Fabien Barthez difficilmente riuscirà a resistere al richiamo del prato verde. Si dice felice della sua vita da pensionato nella splendida villa del XVII secolo alle porte di Tolosa, dove trascorre le giornate tra la piscina, le passeggiate nel bosco e la vita familiare, ma non nega di avere progetti importanti per il futuro.

Il suo sogno è quello di metter su un’accademia per portieri, per insegnare ai ragazzi del futuro quanto di buono ha imparato in tanti anni di carriera: “Un modo per restituire quanto ho ricevuto”.

Ed ha ricevuto veramente molto questo personaggio anomalo e discusso, che a guardarlo somiglia più ad un centrocampista alla Gattuso che non all’ultimo baluardo della difesa. Portiere lontano dallo stereotipo classico, che vuole il numero 1 dotato di notevole altezza, è comunque riuscito a togliersi diverse soddisfazioni in tutte le squadre in cui ha militato.


A 22 anni era già campione d’Europa con l’Olympique Marsiglia, club che lo ha lanciato sul palcoscenico del calcio internazionale per poi cederlo al Monaco, dove vincerà due campionati nazionali. Nel 2000 si trasferisce in Inghilterra alla corte di Alex Ferguson, in un’operazione da 7,8 milioni di sterline, cifra record per un portiere in terra inglese: due Campionati vinti con il Manchester United, prima di tornare in patria nel Marsiglia.

Ma le più grandi soddisfazioni personali le ha ottenute vestendo la maglia della Nazionale Francese, con la quale ha vinto il Mondiale del ’98, l’Europeo del 2000 e la Confederations Cup nel 2003. In patria è considerato una specie di eroe, sia per i successi ottenuti che per quel suo carattere di uomo simbolo, che ne faceva il leader indiscusso dello spogliatoio.

Testa lucida (è famoso il bacio di Blanc alla sua pelata prima del fischio d’inizio di ogni incontro della nazionale), occhi spiritati, cuore rapito da bellissime donne (Stephanie di Monaco e Linda Evangelista, tra le altre), una buona dose di fondoschiena (che serve sempre nella vita come nel calcio) e quelle immancabili mutande rosse indossate sempre sotto i calzoncini per scaramanzia: è questo il ritratto di Fabien Barthez, il portiere più amato dai francesi.

E di fronte ai successi ottenuti tutto passa in secondo piano, persino lo sputo ad un arbitro marocchino, durante una partita amichevole, che gli valse sei mesi di squalifica: una macchia che cercherà di cancellare insegnando ai ragazzi i segreti del mestiere, ma soprattutto il rispetto per il prossimo, che sia esso un avversario o un arbitro.

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